News

Green Li-ion lancia il suo impianto per riciclare batterie al litio in materiali riutilizzabili

Pubblicato

il

Una nuova startup americana è pronta a lanciarsi nella grande sfida di riciclare totalmente i materiali impiegati nella produzione delle batterie al litio, tentando di tornare a dei materiali che possano essere utilizzati nella realizzazione dell’anodo e del catodo. Non è la prima che ci prova, ma è la prima che potrebbe riuscirci: fino a questo momento i grandi tentativi, come quello di Li-Cycle, si sono trasformati in una tragedia finanziaria per le aziende e per gli investitori. Fino a pochi mesi fa, Li-Cycle stava pianificando un enorme investimento in Sardegna; oggi le azioni hanno perso oltre il 90% del loro valore rispetto alla IPO del 2021 e si rischia che l’azienda venga messa in liquidazione entro la fine dell’anno.

Malgrado anche società estremamente capitalizzate non siano riuscite a compiere questa missione, Green Li-ion ha appena annunciato di essere pronta ad aprire il suo primo impianto per il riciclo di batterie al litio negli Stati Uniti. Un tentativo che potrebbe trasformarsi nel primo successo, o nell’ennesimo tentativo fallito, di recuperare le batterie al litio. Considerando che i materiali impiegati nel processo di produzione prevedono un’alta impronta climatica nei processi di estrazione mineraria, la sostenibilità ambientale di questa tecnologia è spesso stata messa in dubbio. Recuperare i materiali impiegati nella produzione sarebbe un passaggio decisivo nel migliorare il profilo ambientale delle batterie al litio e di conseguenza dei veicoli elettrici.

L’azienda è stata fondata nel 2020 e per il momento non ha aperto impianti su scala industriale

Green Li-ion crede nel nuovo impianto

Green Li-ion parte da una base solida, ma non così solida come quella di Li-Cycle e altre aziende in passato: dopo aver ricevuto un investimento da $20.3 milioni da parte di Equinor lo scorso anno, il totale dei finanziamenti ricevuti dalla società nella sua storia ammonta a poco più di $36 milioni. Nonostante ciò, la società è convinta della sua idea di aprire il primo impianto per il ciclo completo del recupero delle batterie; sarà costruito in un’infrastruttura di riciclo già esistente negli USA e punterà tutto sulla tecnologia proprietaria dell’azienda per riuscire a renderlo economicamente sostenibile.

La tecnologia di Green Li-ion prevede di trasformare le batterie prima di tutto in cosiddetta “massa nera”, esattamente come altre aziende. Si tratta di una fase intermedia ottenuta da una prima degradazione chimica delle batterie recuperate. A questo punto la società è in grado, in un ciclo di 12 ore, di tornare ai materiali di partenza: grafite, carbonato di litio e materiali che possono essere utilizzati per la realizzazione degli anodi e dei catodi di altre batterie. In teoria il processo è più efficiente di quello testato da altre startup in passato, ma nella pratica non è mai stato testato su scala industriale.

Recuperare i materiali utilizzati nelle batterie significa anche ridurre la dipendenza dalle importazioni dei paesi produttori

Un problema crescente per gli USA

Il recupero delle batterie al litio è essenziale, ma al momento in Europa e negli Stati Uniti è ancora alle sue fasi iniziali. In alcuni casi i materiali vengono trasformati in massa nera a basso valore aggiunto, che poi viene spedita in paesi asiatici come Cina e Corea del Sud per ulteriori fasi di trasformazione. Nei casi in cui non avviene nemmeno la conversione in massa nera, il 95% dei materiali utilizzati nella batteria finisce semplicemente nelle discariche. Questo è un limite molto evidente alla sostenibilità ambientale dei veicoli elettrici e per il momento non c’è ancora una risposta convincente. Leon Farrant, CEO di Green Li-ion, ritiene che la sua società sia in grado di colmare questa mancanza e che l’impianto situato ad Atoka (Okhlaoma) ne sarà la prima dimostrazione. La prima fase del progetto sarebbe già in grado di riciclare materiali sufficienti per produrre le batterie di 72.000 smartphone all’anno, ma esiste già un progetto per quadruplicare la produzione nel caso in cui la prima fase desse dei riscontri positivi.

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Trending

Exit mobile version