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Hong Kong in guardia per “effetto domino” su banche USA

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La Hong Kong Monetary Authority ha messo in guardia la città contro la possibilità di ulteriori effetti domino di banche regionali americane. Il capo della banca centrale di Hong Kong, Eddie Yue, ha dichiarato venerdì 24 marzo che, sebbene la città cinese abbia pochissima esposizione alla situazione delle istituzioni finanziarie europee e americane, deve comunque prestare molta attenzione al panorama internazionale.

La crisi di due banche americane e di Credit Suisse hanno scosso i mercati finanziari negli ultimi giorni e hanno provocato una serie di ripercussioni nell’intero sistema bancario globale.

L’Autorità Monetaria di Hong Kong ha dichiarato che la città deve prestare attenzione a eventuali spillover delle banche regionali statunitensi

L’impatto della crisi bancaria americana ed europea su Hong Kong

Il direttore ha dichiarato che la città ha poche esposizioni a obbligazioni “Additional Tier 1” (AT1), che sono un tipo di debito contingente convertibile che fa parte dei tamponi di capitale che i regolatori richiedono alle banche di detenere per proteggersi in periodi di turbolenza del mercato.

I responsabili politici asiatici, quindi, si stanno affrettando a rassicurare gli investitori sulle obbligazioni AT1, dopo che i titoli di credito di Credit Suisse sono stati completamente azzerati; tuttavia, la turbolenza del mercato in corso è probabilmente destinata a limitare l’emissione di nuovi debiti.

Inoltre, Yue ha affermato che gli eventi recenti in Europa e negli Stati Uniti hanno avuto uno scarso impatto su Hong Kong e che la situazione è largamente stabilizzata, ma le banche della città cinese e globali devono essere preparate per eventuali ulteriori volatilità del mercato. In particolare, è necessario prestare attenzione a eventuali ripercussioni sulle altre banche regionali degli Stati Uniti.

Sebbene le banche regionali degli Stati Uniti possano essere esposte a rischi, quindi, la situazione non sembra essere critica. Inoltre, Hong Kong sembra avere una posizione finanziaria solida e relativamente sicura, a differenza di molte altre economie globali.

Come la Cina, anche India, Giappone e Messico hanno recentemente dichiarato che la crisi finanziaria delle banche regionali statunitensi e di Credit Suisse non determinano segnali di sfiducia nel sistema finanziario dei rispettivi Paesi, in quanto le banche degli stessi sono ben capitalizzate.

A livello globale, comunque, ci sono ancora molte incertezze sul futuro del sistema bancario. La situazione dei mercati finanziari globali sta mettendo a dura prova le banche e i regolatori, mentre cercano di trovare un equilibrio tra la fornitura di credito e la salvaguardia dei loro bilanci durante la pandemia. Le banche stanno lavorando per adeguare le loro posizioni e rafforzare le loro posizioni di liquidità per far fronte alle turbolenze del mercato.

La crisi finanziaria globale non tocca la Cina: boom degli investimenti

Se da una parte la banca centrale ha espresso la necessità della città di essere vigile per eventuali effetti domino della crisi finanziaria globale, dall’altra le società di wealth management stanno espandendo rapidamente le proprie operazioni nella città per soddisfare la forte domanda dei cittadini cinesi che cercano di investire all’estero dopo tre anni di restrizioni dovute al COVID-19.

Frenesia degli investimenti: wealth manager cercano di soddisfare la domanda dei ricchi cinesi

Le famiglie con patrimoni elevati in Cina stanno cercando di diversificare i propri investimenti ora che possono finalmente viaggiare e cercano alternative ad un mercato immobiliare depresso nel Paese. La scorsa settimana è stata particolarmente frenetica, con visitatori dalla Cina continentale che affollavano la prima fiera di Art Basel a Hong Kong da quando sono state sollevate le restrizioni COVID-19 in Cina.

La società di wealth management Noah Holdings e altre banche private e società di wealth management stanno cercando di attrarre i loro clienti ad alto patrimonio netto, organizzando eventi a Hong Kong, come visite guidate artistiche private e workshop. L’intento è attirare alcuni dei 2,1 milioni di famiglie cinesi ad alto patrimonio netto e le 138.000 famiglie ad altissimo patrimonio netto, secondo i dati dell’Istituto di ricerca Hurun pubblicati questo mese.

Oscar Liu, CEO del dipartimento di gestione del patrimonio presso Noah International, ha affermato che la riapertura significa una crescita robusta del business internazionale e che le richieste dei clienti per gli investimenti offshore sono aumentate del 155% nel primo trimestre rispetto all’anno precedente.

Noah, che gestisce 22 miliardi di dollari in attività, prevede di espandere il proprio front office a Hong Kong da circa 20 a 100 relationship manager entro il 2023, assumendo personale locale e trasferendo personale dalla Cina continentale.

Hywin Holdings, un altro wealth manager cinese, ha invitato 30 clienti ad altissimo patrimonio netto a workshop, visite di gestori di fondi e persino una festa in yacht a Hong Kong la settimana scorsa. Il CEO Nick Xiao ha affermato che la riapertura non solo ha reso più facile per i ricchi investitori cinesi l’accesso ai prodotti globali, ma ha anche ravvivato l’interesse per Hong Kong come hub per finanziamenti, investimenti e base per l’accesso ai mercati continentali. L’azienda intende assumere fino a 10 banchieri privati nel 2023 e aggiungere personale in ruoli di supporto, ha aggiunto Xiao.

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