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Idrogeno verde, i ritardi nei finanziamenti stracciano le ambizioni europee e i target 2030

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Brutte notizie per quanto riguarda le ambizioni europee legate all’idrogeno verde. Il CEO di Engie, colosso francese equivalente a Eni in Italia, ha dichiarato oggi di aspettarsi che l’UE non riuscirà a raggiungere i suoi obiettivi di produzione per il 2030. Nel frattempo il colosso spagnolo Iberdrola annuncia che per ritardi nell’arrivo dei fondi promessi da Bruxelles, la sua produzione di idrogeno verde nel corso dei prossimi anni sarà nettamente inferiore a quanto atteso in precedenza. Tante incertezze e poche buone notizie, dunque, mentre negli Stati Uniti gli incentivi garantiti dall’Inflation Reduction Act stanno portando a un’ondata di investimenti nella produzione di idrogeno -persino a partire dall’energia nucleare-.

Purtroppo si conferma la tendenza già sottolineata dall’amministratore delegato di EDP, l’equivalente portoghese di Eni in Italia o Engie in Francia. Al World Economic Forum di quest’anno aveva annunciato di avere previsioni poco felici per l’idrogeno verde europeo proprio a causa della burocrazia e della gestione molto complicata dei finanziamenti. Anche se l’Europa mette a disposizione una discreta quantità di risorse, il modo in cui vengono gestiti questi fondi è piuttosto complicato e spesso ci vogliono anni per ricevere i fondi promessi. Negli USA il meccanismo è decisamente più semplice, con le aziende che ricevono 3$ per chilo di idrogeno verde prodotto sotto forma di credito fiscale cedibile a terzi.

L’UE vorrebbe usare l’idrogeno verde per sostituire il più possibile il gas naturale

Engie scettica sugli obiettivi europei

L’obiettivo europeo sarebbe quello di installare 40 GW di elettrolizzatori entro il 2030 per produrre idrogeno verde. Gli elettrolizzatori sono gli strumenti che separano, grazie alla corrente elettrica proveniente dalle rinnovabili, gli atomi di idrogeno dalle molecole d’acqua. Questo processo permette di ottenere idrogeno verde, cioè senza alcun tipo di emissione inquinante. Catherine MacGregor, CEO di Engie, ha dichiarato oggi che “non crede” in questa previsione. Ha sottolineato tre tipi di problemi importanti: regolamenti complessi e difficili da comprendere, costi di produzione ancora troppo elevati e problemi di affidabilità degli elettrolizzatori quando si prova a produrli su scala.

Engie non è l’unica società che ha fatto presente questo problema. Pochi giorni fa anche il colosso danese Orsted ha dichiarato di voler mandare in pensione i suoi piani per la costruzione di impianti legati alla produzione di idrogeno verde in Germania e nel Regno Unito a causa dei costi eccessivamente alti. La stessa Engie ha rimandato la costruzione di impianti per un totale di 4 GW, che avrebbero contribuito in maniera importante al raggiungimento della quota francese degli obiettivi 2030. Malgrado l’UE abbia recentemente messo a disposizione quasi €7 miliardi per questa tecnologia, le difficoltà sembrano aumentare piuttosto che diminuire.

Al momento l’idrogeno verde è conveniente solo se combinato a sussidi pubblici

Iberdrola riduce del 70% le sue previsioni per il 2030

Anche dalla Spagna non arrivano buone notizie, e lo conferma il fatto che il colosso locale dell’energia Iberdrola abbia deciso di abbassare del 70% i suoi target per la produzione di idrogeno verde fino al 2030. L’azienda si dice ancora intenzionata a realizzare tutti i progetti che aveva annunciato, ma che ci vorrà più tempo per arrivarci. Anche in questo caso la colpa è stata data alle politiche europee, con Iberdrola che sta aspettando da anni di ricevere i finanziamenti promessi dall’UE per sviluppare i suoi impianti di produzione. Ora la società si attende di produrre 120.000 tonnellate di idrogeno verde all’anno entro la fine del decennio, mentre in precedenza il suo obiettivo era arrivare a 350.000 tonnellate. La riduzione è significativa e contribuisce a dare ragione all’ad di Engie: più passa il tempo e più è improbabile che l’Unione Europea riesca a centrare gli obiettivi 2030. Contestualmente Iberdrola ha comunque fatto sapere di voler mantenere il suo piano di investimenti da €45 miliardi sulla rete di distribuzione elettrica, attendendosi che il boom delle rinnovabili vada invece avanti come preventivato.

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