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IEA: Domanda di petrolio sta crescendo a ritmo record

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In un report pubblicato nella giornata di venerdì 11 agosto, l’International Energy Agency (IEA) ha fatto il punto sulla domanda di petrolio. La situazione è diversa da quanto molti analisti si attendevano: la domanda si rivela molto forte e a giugno sono stati consumati 103 milioni di barili al giorno nel mondo. Si tratta di un record, ma che presto potrebbe essere nuovamente battuto: l’ondata di caldo in Europa e negli Stati Uniti sta spingendo ulteriormente a rialzo la domanda, e la IEA si attende che la domanda media di petrolio nel 2023 sarà di 102.2 milioni di barili. Si tratta di una crescita di 2.2 milioni di barili al giorno rispetto allo scorso anno, e il 70% di questo incremento sarebbe attribuibile -sempre secondo le stime della IEA- all’aumento della domanda in Cina.

Per quanto la ripresa cinese sia stata più lenta del previsto, con dati che continuano a mostrare una forte incertezza economica, la Cina sta comunque crescendo. E considerando che fino allo scorso anno l’economia locale si trovava a fare i conti con un completo lockdown, non c’è da meravigliarsi che la domanda di petrolio sia in aumento. Pesano anche i tagli alla produzione del cartello OPEC+, che vanno avanti dalla fine dello scorso anno e che hanno ridotto in modo significativo la quantità di barili disponibili sul mercato. Nonostante tutto, però, la situazione dovrebbe cambiare il prossimo anno: la IEA ritiene che la domanda calerà nel 2024 per via di una riduzione nell’attività economica delle principali economie sviluppate e per via del crescente numero di auto elettriche in circolazione.

La domanda di petrolio sarà fortemente influenzata nei prossimi mesi dalla ripresa economica cinese, che nel post-pandemia è stata piuttosto zoppicante

Un rally in corso da 7 settimane

Dopo la chiusura dei mercati di ieri, il petrolio arriva da 7 settimane di rialzi ininterrotti. Attualmente il prezzo spot del WTI è di 82$, mentre era al di sotto dei 70$ nell’ultima settimana di luglio. Il tutto per via di un’estate più calda del previsto, soprattutto nell’Emisfero Nord, che ha portato a una domanda record di elettricità per il condizionamento degli ambienti e per la catena industriale del freddo. In molte località europee si continua a fare i conti con temperature superiori ai 34 °C, mentre oltreoceano il Texas ha appena registrato ben tre giornate di record nella domanda di energia elettrica in una singola settimana.

Bisogna comunque notare che nell’ultima settimana il trend ha perso forza, rallentando i rialzi. Il tutto soprattutto per via di dati macroeconomici negativi in arrivo dalla Cina, dalla quale ci si aspettava un boom nella domanda di energia elettrica durante l’estate. Per quanto l’economia cinese stia ancora crescendo, le condizioni economiche generali non sono positive: l’economia si trova in deflazione, con un mercato del credito molto debole e il settore immobiliare -a cui è attribuito il 20-25% del PIL- che continua a vedere prezzi in discesa.

La IEA è considerata uno degli enti più attendibili in quanto a previsioni sul prezzo del petrolio, ma più volte negli ultimi anni le sue previsioni si sono rivelate scorrette. In un contesto molto dinamico, in cui è difficile prevedere i livelli di crescita e di inflazione, congiuntamente con il boom delle auto elettriche, il prezzo del petrolio ha spesso seguito andamenti inattesi tra l’inizio della pandemia e oggi.

Il grafico mostra la produzione di petrolio in Arabia Saudita nell’ultimo anno: si nota il calo dovuto ai tagli accordati con l’OPEC – Fonte: MacroTrends

La Cina rimane la principale incognita

Tra le variabili che influenzeranno di più il prezzo del petrolio nel corso dei mesi, gli analisti sono concordi nel citare lo slancio della ripresa economica cinese. Lungo tutto il corso del 2023, i dati provenienti dalla Cina sono stati deludenti in fatto di attività economica: la fiducia dei consumatori è ancora ben al di sotto dei livelli pre-pandemia e ci sono segnali evidenti del fatto che le imprese stiano tirando il freno a mano per quanto riguarda gli investimenti. Il primo di questi segnali è il mercato del credito, con la domanda di prestiti che rimane ancora estremamente bassa rispetto al passato.

Ormai da diverse settimane Wall Street si attende che le cose cambino con un intervento del governo nell’economia. Si pensa che Xi Jinping voglia iniziare una campagna di investimenti diretti a stimolare la crescita economica, in primo luogo il mercato immobiliare e l’industria manifatturiera. Fino a questo momento, però, c’è stata soltanto attesa: il governo non ha ancora fornito nessuna indicazione concreta sui suoi piani, malgrado sia ormai evidente da mesi che l’economia stia zoppicando. Considerando che la Cina dipende al 72-73% dalle importazioni per soddisfare la propria domanda interna di petrolio, l’attività economica cinese è uno dei fattori chiave che determinano le quotazioni del petrolio in tutto il mondo.

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