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Il Brasile prende di mira ambiente e diritti indigeni
Gli attivisti per l’ambiente brasiliani hanno espresso indignazione dal momento che il Congresso del Paese sta cercando di ridurre drasticamente le protezioni ambientali e i diritti delle comunità indigene del Brasile, secondo quanto è stato riportato giovedì 25 maggio dal noto quotidiano britannico The Guardian. Una proposta di legge che riduce l’autorità dei Ministeri dei Popoli Indigeni (Ministério dos Povos Indígenas, MPI) e dell’Ambiente e dei Cambiamenti Climatici (Ministério do Meio Ambiente e Mudança do Clima, MMA), infatti, è stata approvata a seguito di una votazione lo scorso 24 maggio. La recente mossa può devastare gli sforzi volti a proteggere le comunità indigene e l’Amazzonia.
Attivisti e ambientalisti indignati
Le speranze che il Brasile potesse voltare pagina dopo l’era di devastazione dell’Amazzonia causata dall’ex presidente Jair Bolsonaro erano molto alte dopo la sconfitta del leader di estrema destra alle elezioni presidenziali dello scorso anno a favore del progressista Luiz Inácio Lula da Silva. Durante la sua campagna, infatti, Lula aveva promesso di combattere il crimine ambientale e di difendere i popoli indigeni. Dopo aver assunto il potere a gennaio, aveva posto la veterana ambientalista Marina Silva a capo degli affari ambientali e aveva nominato l’attivista indigena Sônia Guajajara a capo di un nuovo ministero per i popoli indigeni.
Purtroppo, quell’ottimismo ha subito una drammatica delusione mercoledì, quando i membri del Congresso brasiliano, con 15 voti a favore e 3 contrari, hanno approvato una bozza di legge che priverebbe l’MMA del controllo del registro ambientale rurale, uno strumento chiave nella lotta contro la deforestazione illegale e l’accaparramento di terre e di risorse idriche. Il cambiamento normativo trasferirebbe anche al Ministero della Giustizia e della Sicurezza Pubblica (Ministério da Justiça e Segurança Pública, MJSP) la responsabilità di delimitare i territori indigeni, togliendo tali poteri all’MPI.
Sia Silva che Guajajara hanno denunciato questa mossa, mentre crescono la rabbia e le preoccupazioni per il fatto che i membri dell’amministrazione di Lula non abbiano fatto di più per opporsi ai cambiamenti, che molto probabilmente saranno votati dalla Camera dei Deputati e dal Senato nei prossimi giorni.
Il popolo brasiliano ha eletto il presidente Lula, ma sembra che il Congresso voglia una replica del governo Bolsonaro, ha commentato Silva, avvertendo che queste mosse metterebbero a repentaglio la credibilità internazionale del Brasile nell’impegno per combattere la deforestazione e il cambiamento climatico.
Guajajara ha, invece, dichiarato che i tentativi di erodere i poteri del suo Ministero vanno totalmente contro ciò che il presidente Lula sta difendendo e rappresentano un passo indietro per i diritti indigeni. La comunità internazionale si aspetta che il governo brasiliano attui politiche efficaci per eliminare la deforestazione e proteggere l’ambiente, ma continuando ad attaccare il principale alleato nella lotta contro la deforestazione il Brasile rischia di perdere tutta la credibilità internazionale che ha lavorato così duramente per ricostruire, ha aggiunto in un comunicato stampa di Amazon Watch, un’organizzazione non profit per l’ambiente e i diritti degli indigeni.
Il disegno di legge 490 che il Congresso sta cercando di approvare con forza è una palese violazione della Costituzione federale e dei trattati internazionali ratificati dal Brasile, i quali riconoscono chiaramente i diritti dei popoli indigeni alle loro terre tradizionali, ha dichiarato Ana Carolina Alfinito, consulente legale di Amazon Watch.
Un altro disegno di legge che limita gravemente il diritto dei popoli indigeni alle loro terre ancestrali sarà votato a breve, ha annunciato il presidente della Camera del Brasile, Arthur Lira, lo stesso giorno. Gli attivisti temono che l’approvazione della legislazione possa annullare tutte le rivendicazioni degli indigeni sulle terre che non stavano fisicamente abitando quando la costituzione del Brasile è entrata in vigore nel 1988.
Guajajara ha definito la manovra “genocida” e un attacco diretto ai diritti indigeni, ai territori e alla lotta contro il cambiamento climatico.
Questi sviluppi sono stati uno shock per gli ambientalisti che avevano sperato che il Paese più grande del Sud America stesse entrando in una nuova era più ecologica dopo quattro anni cupi sotto Bolsonaro, durante i quali la deforestazione illegale è aumentata vertiginosamente.
Il Brasile sta quindi rischiando di passare rapidamente da un governo pieno di speranze a uno che continua politiche distruttive, un percorso che la Foresta Amazzonica e gli altri biomi non possono sopportare per altri quattro anni, ha aggiunto Amazon Watch.
Tuttavia, in mezzo a una grande protesta mercoledì, un rapporto ha suggerito che l’amministrazione di Lula stia considerando un’impugnazione legale dei cambiamenti. Parlando alla rete televisiva brasiliana GloboNews, il ministro delle Relazioni Istituzionali, Alexandre Padilha, ha insistito sul fatto che si può essere assolutamente certi che la sostenibilità è al centro del governo del presidente Lula.