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Il capo del COP 29 sarà un altro veterano di gas e petrolio
Il COP 28, la ventottesima edizione della conferenza sul clima delle Nazioni Unite e considerata l’evento più importante dell’anno in tema di sostenibilità, si è appena concluso. E la conclusione ha lasciato insoddisfatti quasi tutti i governi, le associazioni e le imprese che prestano più attenzione all’ambiente: il summit si è tenuto a Dubai, è stato guidato dal leader dell’impresa petrolifera nazionale di Abu Dhabi e si sono ottenuti pochi risultati concreti anche per via delle interferenze del cartello OPEC. Malgrado le nazioni si siano accordate su un testo finale che menziona l’importanza della transizione da combustibili fossili a forme diverse di energia, non sono stati indicati né tempi né limiti né sanzioni per chi non volesse rispettare questo accordo.
I presupposti per il COP 29 non sembrano migliori, e la delusione di molti per il COP 28 si sta già trasformando in scetticismo -e sui social media anche in ironia- per la conferenza del 2024. Questa volta a ospitare l’evento sarà l’Azerbaijan, una scelta che ha già fatto discutere molto. Il COP viene ospitato a turno in diverse aree del mondo, e il 2024 è l’anno dell’Est Europa; dopo che la Russia ha messo il veto sulla possibilità di ospitare l’evento in qualunque nazione dell’Unione Europea, la candidatura azera è stata pressoché l’unica considerabile. Ma trattandosi di uno dei più grandi esportatori di gas naturale al mondo, non è chiaro perché la nazione dovrebbe difendere politiche di abbandono ai combustibili fossili.
Un veterano dei combustibili fossili al comando
Il profilo Twitter del COP 28 ha annunciato venerdì che il summit del prossimo anno sarà guidato dal Presidente Mukhtar Babayev e dal capo negoziatore Yalchin Rafiyev. Dal 2018, Babayev occupa il ruolo di Ministro delle Risorse Naturali presso il governo azero. Prima di ricoprire questo incarico politico, è stato per ben 24 anni all’interno dell’impresa nazionale di gas e petrolio Socar. Durante questa lunga carriera nei combustibili fossili, è arrivato persino a occupare in Socar la posizione di vice-presidente. La scelta ha immediatamente fatto discutere, esattamente come quella di Sultan Al Jaber lo scorso anno. Babayev ha però meno amicizie e meno peso sullo scacchiere diplomatico internazionale, mentre Al Jaber era una figura già ben nota al mondo della diplomazia.
Babayev è stato nominato Ministro direttamente da Ilham Aliyev, attuale presidente dell’Azerbaijan in carica dal 2003. Malgrado nel paese si svolgano regolarmente le elezioni, osservatori internazionali indipendenti hanno fatto notare alle Nazioni Unite che le ultime elezioni azere sono state ben al di sotto degli standard democratici dei paesi Occidentali. Alice Harrison di Global Witness ha subito criticato la scelta, e l’associazione -tra le più note per l’attivismo climatico- sta guidando un fronte per chiedere alle Nazioni Unite di riconsiderare la scelta fatta per il COP 29.
Un colosso mondiale del gas
Secondo lo studio BP Statistical Review of World Energy, pubblicato nel 2021 da British Petroleum, l’Azerbaijan dovrebbe avere riserve sotterranee di gas naturale pari a circa 2.5 triliardi di metri cubi. Una quantità enorme di riserve, che in questo momento sono più preziose che mai: dopo le sanzioni imposte alla Russia dall’Unione Europea, l’Azerbaijan si è affermato come uno dei fornitori più importanti in assoluto.
A luglio del 2023, la Commissione Europea si è riunita con il governo azero e la stessa Ursula von der Leyen ha celebrato il risultato ottenuto durante il meeting: un accordo per raddoppiare le forniture di gas dall’Azerbaijan all’Unione Europea entro il 2027. Si parla di ben 20 miliardi di metri cubi all’anno, il 150% in più rispetto ai livelli del 2021 e l’80% in più rispetto a quelli del 2022. Questo dà al governo azero non soltanto poco interesse a favorire la transizione climatica, ma anche potenzialmente un forte potere contrattuale nei confronti dell’Unione Europea.