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Il dollaro continua crescere dopo i dati sui servizi USA

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Gli indici azionari a livello globale hanno subito una flessione, mentre i rendimenti dei titoli del Tesoro degli Stati Uniti sono aumentati, e il dollaro statunitense ha raggiunto il suo picco degli ultimi sei mesi nella giornata di mercoledì. Questo movimento è stato innescato dai dati sorprendentemente positivi del settore dei servizi degli Stati Uniti, che hanno suggerito che le pressioni inflazionistiche stanno ancora facendo sentire la loro presenza.

I dati provenienti dall’Institute for Supply Management (ISM) hanno evidenziato un aumento dell’indice PMI per il settore dei servizi non manifatturieri nel mese di agosto. Questo aumento è stato trainato da un incremento degli ordini e dall’osservazione che le imprese stanno pagando prezzi più elevati per le loro forniture.

Alcuni investitori ritengono che questi dati possano segnalare la possibilità di una prolungata fase di tassi di interesse elevati. Tuttavia, è ancora previsto che la Federal Reserve degli Stati Uniti metterà in pausa i suoi rialzi dei tassi quando si riunirà più avanti questo mese. Inoltre, sul fronte di Wall Street, è stato il Nasdaq a guidare il trend negativo, con il settore tecnologico che ha registrato la maggior diminuzione tra i vari settori dell’indice S&P 500.

Adesso si teme un’inflazione difficile da eliminare.

L’economia USA rimane solida

Le segnalazioni di una resilienza economica negli Stati Uniti stanno convincendo alcuni operatori finanziari che la Federal Reserve manterrà i tassi di interesse elevati per un periodo più prolungato. Questa prospettiva ha contribuito ad aumentare l’indice Bloomberg Dollar Spot di circa il 5% rispetto ai minimi registrati a luglio, mentre un indicatore delle valute asiatiche ha toccato il livello più basso da novembre.

Questi sviluppi stanno dando fiducia ai responsabili delle politiche economiche nella regione, che l’anno scorso hanno utilizzato gran parte delle loro riserve per sostenere le valute locali, spingendoli ora a tornare in azione per contrastare gli speculatori che puntano al ribasso.

Vijay Kannan, macro-strategist di Societe Generale SA a Singapore, ha sottolineato che la prospettiva di tassi statunitensi più elevati per un periodo più lungo sta nuovamente aumentando la pressione, e gli investitori stanno adottando una posizione cauta.

Inoltre, l’ascesa dei prezzi del petrolio sta riaccendendo le preoccupazioni riguardo a un’eventuale inflazione più elevata, mettendo così in discussione le aspettative che le banche centrali asiatiche avessero completato il ciclo di rialzo dei tassi di interesse e riducendo l’attrattiva dei titoli obbligazionari denominati in valuta locale. L’incerta prospettiva economica della Cina, basata su dati deludenti che si accumulano da mesi, sta anche influenzando negativamente il sentiment riguardo alle valute dei mercati emergenti.

Il rapido rialzo dei prezzi del petrolio contribuisce alle preoccupazioni riguardo all’inflazione (Grafico tratto da Trading Economics).

Il dollaro spaventa i paesi asiatici

Le autorità di Cina e Giappone stanno adottando misure più incisive per difendere le proprie valute da un dollaro in rapida crescita, il quale minaccia di innescare pressioni inflazionistiche. Nel corso della giornata di mercoledì, il Giappone ha emesso una delle sue più severe avvertenze degli ultimi tempi contro una veloce svalutazione dello yen. Il massimo funzionario responsabile delle valute del Giappone ha dichiarato che il paese è pronto a intervenire di fronte a movimenti speculativi di mercato.

Entrambe le valute sono state sottoposte a pressioni a causa della crescente forza del dollaro negli ultimi mesi. Lo yen è sceso di quasi il 8% rispetto al dollaro verde dalla metà di luglio, mentre lo yuan ha perso oltre il 6% dal mese di maggio.

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