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Il governo è aperto a vendere la quota di MPS sul mercato
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze sta valutando la possibilità di ridurre la sua quota di partecipazione del 64% in Monte dei Paschi di Siena (MPS) attraverso la vendita di una o più tranche di azioni sul mercato. La decisione sarà presa solo se risulterà vantaggiosa dal punto di vista finanziario e a condizione che qualsiasi nuovo grosso investitore gestisca la partecipazione in linea con gli interessi nazionali, come ha riferito una fonte a Reuters.
In ogni caso, l’obbligo assunto dall’Italia nei confronti dell’Unione Europea di disfarsi di MPS, a seguito del salvataggio della banca nel 2017, rimane valido e la presenza di eventuali altri soci potrebbe influenzare la strategia di dismissione del Tesoro.
Dal salvataggio ad oggi
Nel 2017, la MPS è stata salvata a spese dei contribuenti per 5,4 miliardi di euro. Nel novembre dell’anno scorso, il governo ha investito ulteriori 1,6 miliardi nella banca toscana, coprendo il 64% di un aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro.
L’Unione Europea ha immediatamente imposto all’Italia un obbligo di cessione al fine di ridurre la concentrazione di rischi nel sistema bancario italiano e per promuovere la concorrenza nel settore. In particolare, l’Unione Europea ha richiesto la cessione di alcune attività ritenute non essenziali, tra cui MPS Capital Services e MPS Leasing and Factoring.
Sotto la guida del CEO Luigi Lovaglio, la MPS è riuscita a effettuare l’aumento di capitale navigando in un mercato difficile circa un anno dopo che le trattative di fusione tra il Tesoro e la banca rivale UniCredit (CRDI.MI) fallirono.
Secondo fonti di Reuters, il Ministero aveva già iniziato a valutare la possibilità di effettuare una prima collocazione di azioni all’inizio di quest’anno, incontrando alcune banche in grado di organizzare la vendita. Al momento della considerazione, le azioni della MPS stavano scambiando a un prezzo superiore rispetto ai 2 euro con cui era era stata effettuata l’emissione di nuove azioni in autunno.
Tuttavia, il prezzo delle azioni della MPS è aumentato notevolmente alla fine di febbraio, spingendo il socio assicurativo AXA (AXAF.PA) a vendere l’8% della sua partecipazione nella nuova emissione di azioni.
I dati di Refinitiv Eikon mostrano che le azioni della MPS hanno raggiunto un massimo di 2,6 euro ciascuna all’inizio di marzo, ma alla chiusura di venerdì scorso erano a 2,03 euro, non lontano dal prezzo delle azioni vendute dalla MPS per finanziare l’uscita del personale e rimpiazzare le riserve di capitale.
I regolatori e il governo sperano comunque in una fusione
Una delle fonti ha riferito che la vendita di uno o più pacchetti di azioni sul mercato non avrebbe alcun impatto sulla ricerca di partner strategici da parte di MPS.
Tuttavia, secondo fonti provenienti dai supervisori bancari, la fusione con una banca più forte rimane ancora la migliore opzione per MPS, ma sia UniCredit che Banco BPM (BAMI.MI) – le due banche che il Tesoro italiano ha individuato come i candidati più adatti per la fusione – hanno smentito categoricamente ogni interesse.
Il primo ministro Giorgia Meloni ha comunque ribadito l’importanza della privatizzazione di MPS nella creazione di grandi gruppi bancari nel paese.