News Economia
Il governo indiano lavora per contenere l’inflazione
La ministra delle finanze indiana, Nirmala Sitharaman, ha dichiarato sabato 6 maggio che l’inflazione in India è leggermente al di sopra di quello che ha definito il limite di tolleranza, aggiungendo che il governo sta quindi cercando di prendere delle misure per controllarla.
In effetti, secondo Institutional Equities, una società di ricerca di Emkay Global Financial Services, un’azienda indiana che fornisce servizi di consulenza e transazioni su azioni, debito, valuta e materie prime, si prevede che l’inflazione al dettaglio in India avrà una media del 5,2% nel corso del 2023.
Politiche della RBI e condizioni meteorologiche potrebbero sostenere la deflazione
In India, l’inflazione viene misurata attraverso due indici: l’indice dei prezzi al dettaglio (Consumer Price Index, CPI) e l’indice dei prezzi all’ingrosso (Wholesale Price Index, WPI). Lo studio aiuta il governo e la banca centrale indiana (Reserve Bank of India, RBI) a comprendere la variazione dei prezzi nel mercato e quindi tenere sotto controllo l’inflazione. Entrambi gli indici misurano l’inflazione mensilmente utilizzando differenti approcci per calcolare la variazione dei prezzi di beni e servizi.
In particolare, il CPI analizza l’inflazione al dettaglio di beni e servizi nell’economia di 260 beni, ovvero considera la variazione dei prezzi a cui i consumatori acquistano beni. I dati vengono raccolti separatamente dal Ministero delle Statistiche e dell’Implementazione dei Programmi e dal Ministero del Lavoro. Il WPI, invece, analizza solo l’inflazione dei beni tra 697 beni, considerando la variazione dei prezzi a cui i consumatori acquistano beni all’ingrosso o in grandi quantità da fabbriche, ecc.
L’inflazione è un problema di lunga data in India, con il Paese che cerca di controllarla da anni. Secondo gli esperti, il principale fattore che contribuisce all’inflazione nel subcontinente indiano è il costo dei prodotti alimentari, che rappresentano circa il 50% dell’indice dei prezzi al consumo.
Al fine di ridurre l’inflazione, quindi, il governo indiano può adottare alcune misure, come la riduzione dei dazi sull’importazione di materie prime, mentre d’altra parte la RBI può controllare l’inflazione aumentando il tasso di interesse sulle banche per limitare l’offerta e la domanda di beni e servizi.
Durante una riunione del comitato monetario del 6 aprile 2023, la RBI ha deciso di mantenere invariato il tasso di interesse di riferimento al 6,50% e si è espressa fiduciosa sul fatto che l’inflazione si modificherà in modo da raggiungere i tassi target a medio termine.
Il governo indiano, quindi, ha optato per la soluzione alternativa: ha adottato una serie di misure, tra cui la regolamentazione dei prezzi dei prodotti alimentari, per cercare di contenere l’inflazione. Grazie ai prezzi più bassi dei prodotti alimentari, infatti, l’inflazione al dettaglio annuale dell’India per il mese di marzo è aumentata al ritmo più lento in quasi 15 mesi ed è stata al di sotto del limite di tolleranza massimo della RBI per la prima volta quest’anno.
Grazie all’approccio molto calibrato che il Paese sta adottando, l’inflazione attuale sta costantemente venendo gestita affinché possa essere ridotta, ha affermato Sitharaman.
Secondo gli esperti, la politica monetaria della RBI, la previsione di un monsone nella norma quest’anno e il miglioramento dei problemi di offerta contribuiranno ad una riduzione dell’inflazione in India. Secondo l’economista capo di Emkay Global Financial Services, Madhavi Arora, l’inflazione al dettaglio o CPI dovrebbe scendere al di sotto del livello del 5% entro la fine di quest’anno e avrà una media del 5,2% nel 2023. La situazione potrebbe cambiare se si verificheranno eventi imprevisti.
Nonostante ciò, gli esperti ritengono che siano necessarie ulteriori riforme strutturali per affrontare efficacemente il problema dell’inflazione.