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Il Ministro del Commercio cinese vola in Europa per difendere i produttori nazionali di EVs dai dazi
Il mercato cinese dei veicoli elettrici rischia di passare da una grande promessa a un grande flop. Prima negli Stati Uniti, dove l’Inflation Reduction Act ha permesso ai produttori locali di ottenere forti incentivi pubblici mettendo fuori mercato la concorrenza asiatica; poi persino in Cina, dove Tesla è di fatto il secondo player più grande e quello che cresce di più per quote di mercato. Ora i problemi arrivano dall’Unione Europea, rimasto l’ultimo baluardo dove i produttori come BYD, Nio e Xpeng stanno cercando di difendere i propri interessi. Quest’anno si prevede che 1 su 4 veicoli elettrici venduti in UE saranno cinesi, in una storica inversione di trend: se prima erano le grandi case automobilistiche europee a portare le loro auto in Cina, la rivoluzione dell’elettrico porta sempre di più al trend opposto.
Da diverse settimane a questa parte, Bruxelles starebbe considerando di introdurre dei nuovi dazi per le importazioni di veicoli elettrici cinesi. Non soltanto, ma questi dazi sarebbero retroattivi e andrebbero a colpire persino le migliaia di auto elettriche già vendute in Europa dai produttori cinesi nel corso degli ultimi anni. L’Unione accusa Pechino di aver dato un vantaggio sleale ai produttori locali di auto e batterie al litio, portandoli a essere più competitivi dei rivali europei grazie a un sistema di finanziamento pubblico che genererebbe una situazione di concorrenza sleale. Per difendere gli interessi economici nazionali, il Ministro del Commercio cinese Wang Wentao ha iniziato un tour europeo nel quale spera di convincere la politica a fare retrofront.
Francia e poi Italia, per convincere le forze politiche
Secondo quanto riportato alla stampa, il tour europeo di Wang Wentao dovrebbe iniziare il 7 aprile in Francia e proseguire il 12 aprile in Italia. Non è chiaro se verrà ricevuto dai ministeri equipollenti, da ufficiali di rango superiore o inferiore. In ogni caso sembra piuttosto chiaro il motivo del viaggio: convincere i paesi europei che la loro transizione energetica ha bisogno di veicoli elettrici a basso costo e che la Cina è attualmente l’unico paese al mondo in grado di garantire questi costi bassi.
Se la missione diplomatica non dovesse funzionare, per i produttori di auto elettriche in Cina la situazione potrebbe complicarsi e non di poco. La Commissione Europea ritiene di avere prove sufficienti per dimostrare che ci sia una forte ingerenza del governo cinese nella produzione di veicoli elettrici, con un sistema di sussidi che permetterebbe a queste aziende di esportare verso l’Europa a costi molto più bassi rispetto a quelli che toccano ai produttori locali. Che questo sia vero o no, innegabilmente a livello europeo c’è una forte volontà di difendere i produttori europei: la manifattura di automobili è uno dei settori su cui storicamente si fonda l’economia industriale europea, che rischierebbe di andare incontro a grandi problemi se oltre a esportare sempre meno verso la Cina ci si ritrovasse con un’invasione dei brand cinesi anche sul mercato domestico.
La crescita smisurata degli EVs cinesi in Europa
Alla fine dell’ultimo trimestre del 2023, secondo un’indagine condotta da Transport & Environment, quasi un’auto elettrica su cinque (19,9%) venduta in Europa è stata importata dalla Cina. E secondo le proiezioni degli stessi analisti, la percentuale potrebbe salire al 25% già entro la fine del prossimo trimestre. La maggior parte di queste importazioni sono legate a auto Tesla, che approfitta delle condizioni di mercato favorevoli per produrre nei suoi stabilimenti cinesi e esportare verso l’Europa; non mancano però i tantissimi brand nati e cresciuti in Cina, che tra l’altro spesso si ritrovano a creare grandi problemi con le assicurazioni. La Commissione Europea sta considerando un dazio del 25% su queste importazioni, che sarebbe sufficiente a fare in modo che almeno nel mercato delle berline e dei SUV i brand europei tornino a essere più competitivi di quelli cinesi.