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Il Presidente del COP 29 difende la produzione di petrolio e gli investimenti in combustibili fossili
Premesse poco felici per il COP 29, la conferenza annuale delle Nazioni Unite che teoricamente dovrebbe essere l’evento più importante del 2024 in tema di clima e sostenibilità. L’ultima edizione, il COP 28, si è tenuto a Dubai e ha portato pochissimi passi in avanti a livello concreto. Non si è raggiunto l’accordo mondiale sulla plastica che le Nazioni Unite avevano cercato di preparare nei mesi precedenti e si è arrivati all’ultimo giorno per arrivare a un accordo sui combustibili fossili. Un accordo che in realtà rappresenta una semplice linea guida: non si chiede ai paesi di diminuire la produzione, non si chiede di diminuire gli investimenti, non c’è nessuna scadenza entro la quale eliminare o ridurre di una certa percentuale la quantità di gas e petrolio prodotti e infine non ci sono sanzioni per chi non fa passi avanti.
Non soltanto il COP 28 è stato poco produttivo, ma è anche stato fonte di fortissime critiche per la scelta di ospitarlo in una nazione fortemente dipendente dalle esportazioni di combustibili fossili e per avere un presidente altrettanto legato da decenni all’industria del petrolio. I paesi OPEC hanno fatto di tutto per ostacolare un qualsivoglia passo in avanti sui combustibili fossili, al punto che il presidente ha inviato una lettera ai membri chiedendo espressamente di fare il massimo ostruzionismo possibile. Il COP 29, per una questione di rotazione, avrebbe dovuto tenersi nell’Est Europa. La Russia ha immediatamente posto il veto su qualunque candidatura che non fosse quella dell’Azerbaijan, un altro produttore molto grande di gas naturale e petrolio.
Nessun ostacolo ai combustibili fossili, dice il presidente
Il presidente dell’Azerbaijan oggi ha messo in chiaro le cose: al summit di novembre non si dovrà lavorare per limitare gli investimenti in petrolio e gas e non si dovranno cercare accordi sulla riduzione dell’utilizzo o della produzione di queste materie prime. Considerando che oggi i combustibili fossili sono responsabili del 91% delle emissioni inquinanti, secondo i dati delle Nazioni Unite, questo significa che sarà molto probabilmente un altro summit improduttivo in cui oltre 200 paesi parteciperanno per mostrare il loro impegno ma senza fare nessun progresso concreto. I combustibili fossili sono un tema delicato a livello internazionale, con i paesi OPEC e gli altri grandi produttori che ostruiscono qualsiasi accordo mondiale.
Ilham Aliyev ha fatto questo intervento a una conferenza sul clima a Berlino, lasciando di stucco i partecipanti. Proprio una figura come questa, in una sede come questa, ha voluto semplicemente mettere da parte ogni possibilità di fare progressi: la domanda di petrolio è molto alta, ha spiegato Aliyev, per cui non si può semplicemente frenare gli investimenti o cercare di far cambiare le abitudini di miliardi di persone. Ha poi affermato che difenderà gli investimenti in nuovi pozzi di petrolio e gas naturale, aggiungendo anche il motivo: “perché il mondo ne ha bisogno”.
Nessuna correlazione tra obiettivi e mezzi
Lo scorso anno i paesi del mondo riuniti al COP 28 hanno confermato ancora una volta la loro intenzione di raggiungere il net zero entro il 2050, ma senza agire sui combustibili fossili è semplicemente impossibile raggiungere questo traguardo. Con appena il 9% delle emissioni che provengono da altre fonti, non c’è semplicemente alcun modo per provare a raggiungere la neutralità climatica senza un phase-out programmato a scadenze precise di gas e petrolio. I dati della IEA confermano che lo scorso anno il mondo ha prodotto una quantità record di gas serra legati alla combustione di gas e petrolio, per cui senza un accordo -che venga fatto rispettare- su questo tema manca una correlazione tra obiettivi e mezzi per raggiungere gli obiettivi stessi.