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Il prezzo dell’Urals russo supera il price cap di $60

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Il prezzo del petrolio di punta della Russia, noto come Urals, è stato scambiato a $64,37, superando la soglia massima di $60 per barile stabilita dall’Unione Europea, secondo i dati diffusi venerdì dal Ministero delle Finanze russo. Conformemente a quanto dichiarato dal ministero delle Finanze, nel periodo da gennaio a luglio il prezzo del petrolio Urals russo ha registrato una media di circa $53,94 per barile.

A dicembre, i paesi partecipanti avevano concordato di fissare un tetto massimo di $60 per barile per il petrolio proveniente dalla Russia e trasportato via mare. Il 5 febbraio è stata estesa una misura simile ai prodotti petroliferi raffinati, con un limite di prezzo anch’esso fissato a $60 per barile.

Nonostante ciò, la Russia ha annunciato la sospensione delle spedizioni di petrolio verso i paesi che applicano il limite di prezzo, orientando invece le proprie esportazioni verso i mercati asiatici, in particolare Cina e India, offrendo considerevoli sconti.

Venerdì l’Urals è stato scambiato al prezzo di $64,37 al barile

Previsto un importante aumento delle entrate per la Russia

All‘inizio di luglio, il prezzo del petrolio Urals, che per un lungo periodo aveva mantenuto una stabilità al di sotto del limite di prezzo, ha superato i 60 dollari per barile per la prima volta. Questo aumento potrebbe rappresentare una sfida per gli acquirenti più cauti, tra cui l’India. L’incremento dei prezzi di riferimento del petrolio avvenuto nel mese di luglio e, di conseguenza, l’ulteriore aumento dei prezzi del petrolio Urals e del grado ESPO, potrebbero portare a un aumento delle entrate fiscali per la Russia nei mesi di luglio e agosto, rispetto ai livelli di giugno.

Verso la fine di luglio, il presidente russo Vladimir Putin ha approvato delle modifiche alla fiscalità nel settore energetico, che ridurranno il differenziale di prezzo tra il petrolio Urals e il Brent da 25 a 20 dollari al barile a partire da settembre. Queste modifiche comporteranno anche una significativa riduzione delle sovvenzioni alle raffinerie russe, a partire da settembre 2023 e fino alla fine del 2026.

Inoltre, la Russia ha aumentato la tassa sulle esportazioni di petrolio a 21,40 dollari per tonnellata, a partire dal 1° settembre, raggiungendo il livello più elevato dell’anno. Questo aumento rientra negli sforzi del governo russo per incrementare i proventi derivanti dalle esportazioni di petrolio, dato l’incremento dei prezzi del greggio. La tassa sulle esportazioni di petrolio precedentemente era di 16,90 dollari per tonnellata.

L’India negli ultimi mesi ha diminuito l’import di petrolio russo aumentando invece quello proveniente dall’Arabia Saudita.

L’India si sposta sul petrolio saudita

Nel mese di agosto, le importazioni di petrolio russo da parte dell’India hanno subito un significativo calo, raggiungendo il livello più basso degli ultimi sette mesi. Tuttavia, dati preliminari provenienti da fonti autorevoli come Kpler e Refinitiv indicano che, nel contempo, le importazioni di petrolio dall’Arabia Saudita hanno registrato un notevole aumento, toccando livelli che non si vedevano da parecchi mesi.

L’India aveva enormemente incrementato la sua importazione di petrolio dalla Russia sfruttando prezzi scontati. Tuttavia, i dati provenienti da queste due agenzie evidenziano che le importazioni mensili di petrolio russo in India sono in calo da giugno, a causa della progressiva riduzione degli sconti applicati. L’analista di Refinitiv, Ehsan Ul Haq, ha previsto che le importazioni di petrolio russo manterranno livelli contenuti nei prossimi mesi, obbligando i fornitori di petrolio russo a proporre sconti più sostanziali al fine di mantenere la loro competitività sul mercato indiano.

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