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Il sito archeologico di Pompei diventa green grazie a pannelli solari fatti come antichi mattoni

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Chi ha la fortuna di visitare Villa dei Misteri, una delle abitazioni romane custodite meglio in tutto il sito archeologico di Pompei, si troverà di fronte a un grande affresco su tre lati che rappresenta Dionisio nell’atto di praticare alcuni rituali sacri. Rituali che ancora oggi non sono stati totalmente compresi e interpretati dagli storici, ed è proprio da qui che proviene il nome “Villa dei Misteri”. Questo meraviglioso affresco emerso nel 1909 grazie all’opera degli archeologi, oggi è illuminato da una speciale luce LED che sfrutta una frequenza pensata per valorizzare al massimo i colori originali. Quello che potrebbe sfuggire anche alla persona più attenta, però, è che a fornire corrente a questo affresco sono dei pannelli fotovoltaici ancora più speciali collocati al di sopra della villa.

Questi pannelli fotovoltaici funzionano esattamente nello stesso modo in cui funzionano i tipici pannelli installati nei parcheggi delle opere pubbliche, sul tetto degli edifici e di recente anche in alcuni stadi italiani. Visti da fuori, però, sono completamente diversi: grazie alla ricerca condotta dalla società italiana Ahlux, sono totalmente identici alle antiche mattonelle che si trovano ovunque nel sito archeologico di Pompei. Attraverso una tecnica molto particolare per lavorare i materiali fotosensibili del pannello, Ahlux è stata capace di utilizzare la terracotta per costruire delle mattonelle speciali che assorbono la radiazione solare e riescono a trasformarla con grande efficienza in energia elettrica.

Per i siti archeologici, diventare green prevede di affrontare delle sfide uniche

Un lampo di innovazione italiana

I pannelli fotovoltaici negli ultimi anni hanno fatto grandi passi in avanti per quanto riguarda il calo dei costi di produzione e l’efficienza energetica, cioè la capacità di trasformare la radiazione solare in energia elettrica. Fino a questo momento, però, si è fatto molto poco per alterare il loro aspetto estetico che in alcuni casi li renderebbe molto poco compatibili con l’ambiente circostante. In un ambiente come quello di Pompei, ad esempio, dove milioni di turisti ogni anno si recano per esplorare uno dei siti archeologici meglio conservati al mondo nelle loro condizioni originali, la presenza evidente di pannelli fotovoltaici “classici” striderebbe molto con le caratteristiche del sito. Attraverso questa nuova tecnologia, però, è pressoché impossibili notarli.

Complessivamente sono stati installati su 70 metri quadrati di superficie nei tetti di Pompei, che serviranno ad alimentare anche le ville circostanti. La capacità installata è di 13 kW, più che sufficiente per le esigenze dei led a basso consumo che vengono utilizzati per garantire un impatto minimo sulla preservazione degli affreschi. Considerando che Pompei arriva a ricevere 15 ore di luce in estate, il momento più affollato per il sito archeologico, questo significa che la produzione è addirittura più alta del necessario: Alberto Bruni, direttore del progetto, ha previsto anche l’installazione di una batteria al sodio -più ecologica di quelle al litio- per conservare l’energia in eccesso prodotta in alcuni momenti per utilizzarla nei giorni in cui il cielo è nuvoloso o il sole tramonta prima della chiusura del museo.

I pannelli si fonderanno completamente con l’ambiente circostante

Interesse anche da altri siti

La nuova tecnologia di Ahlux apre le porte alla possibilità di portare i pannelli fotovoltaici in una serie di nuovi contesti dove prima sarebbe stato quasi impensabile che venissero installati. Tra gli enti che hanno già espresso il loro interesse ci sono la galleria MAXXI di arte moderna a Roma e la Pinacoteca Ambrosiana a Milano. Al momento l’unico ostacolo è il prezzo, dal momento che la produzione avviene su piccolissima scala. Ahlux fa però sapere che i costi “si stanno abbassando” e soprattutto che a livello tecnologico non ci sono altre sfide da superare: nominalmente la capacità dei pannelli Ahlux mascherati da mattonelle è appena il 5% inferiore a quella di un pannello tradizionale; l’impresa fa anche sapere che, grazie al fatto che questi pannelli si scaldano meno nei periodi di forte radiazione solare, all’atto pratico i livelli di produzione di energia sono già totalmente in linea con quelli dei pannelli tradizionali.

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