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Il Summit per la pace tra Russia e Ucraina si apre con una distanza siderale tra le posizioni dei due leader
Volodymyr Zelenskyy ha fatto una lunga campagna di promozione internazionale all’evento che si terrà questo fine settimana in Svizzera, dove il presidente ucraino intende presentare le condizioni per la pace con la Russia. Il summit vedrà la partecipazione di oltre 90 paesi del mondo, ma si è aperto con un mezzo fiasco in termini di partecipazione: erano oltre 160 paesi erano invitati a partecipare e molti dei più pesanti sullo scacchiere internazionale hanno deciso di non prendere parte. Tra le assenze illustri ci saranno quelle di Cina, Arabia Saudita e soprattutto, Russia. Altri paesi come India, Brasile e Turchia hanno deciso invece di inviare dei rappresentanti di basso rango.
L’evento è estremamente atteso perché per la prima volta, dopo oltre due anni di guerra in Ucraina, il governo Zelenskyy è pronto a parlare di pace anche se le truppe russe rimangono sul territorio del paese. Fino a questo momento Kiev era stata impossibile da smuovere, chiedendo all’esercito di combattere per ogni centimetro di territorio e di non fare nessuna concessione al nemico. Invece adesso, anche se non è totalmente chiaro che cosa verrà proposto, sembra che ci siano le basi per poter parlare di altre condizioni.
Quanto è probabile che possa funzionare?
Non è al 100% chiaro se l’evento che Zelenskyy si appresta a guidare sia effettivamente organizzato come un piano per ritornare alla pace e fermare la guerra, oppure se sia una mossa per provare a chiedere più armamenti ai paesi alleati. Oltre la metà dei paesi partecipanti proverranno dall’Unione Europea e da altri paesi allineati con le politiche occidentali, ed è proprio l’eccessiva rappresentazione di un solo lato del conflitto che ha spinto la Cina a non prendere parte al summit. In ogni caso, i mercati provano a rimanere ottimisti: se realmente si dovesse arrivare a una pace, le potenziali conseguenze positive per le Borse sarebbero estremamente importanti.
In questo momento i mercati hanno già riadattato molte filiere alla situazione in corso in Ucraina, a partire dal mercato del gas naturale che ha visto ricostruita quasi da zero la sua struttura mondiale. Detto questo, Kiev continua ad attaccare le raffinerie russe e il conflitto continua a rendere molto complessa la supply chain di materie prime come cereali, petrolio e alluminio. Di recente la Borsa di Londra ha vietato la vendita di metalli prodotti in Russia, e l’effetto della guerra sui mercati è talmente complesso che a oggi non c’è una stima concreta di quanto possa valere.
La Russia mette le proprie condizioni
Putin ha anticipato Zelenskyy e ha delineato in una dichiarazione alla stampa nazionale quali sarebbero le sue condizioni per la pace. Il presidente russo si dichiara pronto a garantire il ritiro ordinato e non ostacolato delle truppe ucraine dalle regioni di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia. Si dichiara pronto a iniziare le negoziazioni soltanto dopo che questa regione sarà stata completamente demilitarizzata. Vista la distanza con le posizioni di Kiev, sembra quasi impossibile trovare un accordo: l’Ucraina dovrebbe abbandonare molte regioni difese con tutte le sue forze fino a questo momento. Entrambi i leader sembrano essere disposti ad accettare solo una vittoria totale, cosa che non crea esattamente le basi migliori per i dialoghi di pace.