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Inflazione: il calo è lieve in Europa ma accelera negli USA

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Questo venerdì ha visto la pubblicazione di molti dati legati all’inflazione, sia nelle principali economie dell’Eurozona che negli Stati Uniti. I due dati principali per investigare l’andamento della pressione sui prezzi, cioè l’indice dei prezzi al consumo in Europa e negli Stati Uniti, non sono stati pubblicati nella giornata di Borsa appena conclusa. Sono stati pubblicati però alcuni dati fortemente indicativi del tasso di inflazione per l’euro e per il dollaro americano, con risultati molto diversi: negli USA il calo dei rincari diventa sempre più marcato, mentre nell’Eurozona stenta a manifestarsi. Anche per questo ci si attende che la Fed sia vicina alla fine dei rialzi dei tassi, mentre per la BCE la strada sembra ancora lunga.

Sembra sempre più evidente che ci sia una discrepanza negli effetti della politica monetaria. Sia in Europa che negli Stati Uniti, i rialzi dei tassi delle banche centrali sono riusciti ad abbassare la cavalcata dell’inflazione. Se negli USA i risultati sono superiori alle attese, però, nell’Eurozona si fatica ancora a vedere il vero risultato. Il tasso di inflazione sta scendendo anche nelle nazioni che usano la Moneta Unica, ma rimane ancora ampiamente al di sopra del target della BCE. Inoltre, negli Stati Uniti questo risultato positivo sembra accoppiato a uno stato di salute notevole dell’economia. In Europa, invece, si notano segni di cedimento che vanno dalla produzione industriale in difficoltà alla scarsa fiducia delle imprese.

Il tasso di inflazione negli Stati Uniti continua a scendere velocemente, mentre in Europa il calo c’è ma è lento

Andamento zoppicante dell’inflazione europea

I dati pubblicati nella giornata di venerdì riguardano l’indice dei prezzi al consumo (PCI) in Francia e Spagna, che indicano direttamente il tasso di inflazione in queste due economie; sono stati pubblicati anche i dati sul PCI in Bavaria, una regione della Germania che da sola rappresenterebbe la sesta economia più grande in Europa. Da ultimo sono stati pubblicati i dati sull’indice dei prezzi praticati ai produttori in Italia, che riguardano più che altro il tasso di inflazione avvertito dalle aziende nel momento in cui ordinano le proprie forniture. I risultati sono stati i seguenti:

  • 2,3% per il tasso di inflazione in Spagna, contro una previsione del 1,9%;
  • 4,3% per il tasso di inflazione in Francia, esattamente come secondo le previsioni;
  • 6,1% per il tasso di inflazione in Bavaria, contro una previsione del 6,3%;
  • -5,5% per i prezzi delle forniture industriali in Italia, contro una previsione del -12,9%.

I dati confermano la Spagna come l’economia europea che mostra il tasso di inflazione più contenuto, anche se i dati sono stati al di sopra delle attese. Sia in Francia che in Bavaria, la pressione sui prezzi è diminuita ma rimanendo comunque molto alta. Gli scatti dell’inflazione non sono così netti come lo sono stati negli Stati Uniti, e soprattutto non sono così rapidi. Il tutto mentre il dato sul PIL tedesco del Q2 2023 mostra un calo dello 0.2% su base trimestrale e dello 0.6% su base annua, dimostrando che l’economia europea è effettivamente in difficoltà per quanto riguarda la crescita.

Grafico dell’andamento del PIL in Germania – Dati anno su anno di Investing.com

Più netto il calo negli Stati Uniti

La situazione sembra decisamente più favorevole negli Stati Uniti, dove gli ultimi dati sull’inflazione di venerdì hanno riguardato l’indice PCE. Si tratta di un indice diverso dal PCI, calcolato in modo simile ma su un paniere di beni diverso. Questo indice è pensato in particolare per misurare il tasso di inflazione legato ai beni di consumo personali, quelli che normalmente vengono acquistati di più dalle famiglie. L’indice generale dei prezzi al consumo tiene in considerazione a sua volta molti di questi fattori, ma ne include anche altri che non fanno parte del PCE.

La rilevazione pubblicata venerdì mostra che l’indice PCE negli Stati Uniti è cresciuto del 3,0% su base annua contro una previsione del 3,1%. Dopo gli ultimi dati sull’inflazione generale che hanno visto anche l’indice PCI scendere al 3,0%, ormai gli USA si trovano molto vicini al target di inflazione fissato dalla Federal Reserve.

Il dato precedente sul PCE aveva segnato +3.8% su base annuale, per cui il calo rispetto all’ultima rilevazione è stato dello 0,7%. Questo malgrado la Feral Reserve non abbia alzato i tassi nella riunione di politica monetaria di giugno, e soprattutto malgrado il mercato del lavoro continui a mostrare livelli record di occupazione negli USA. La paura per una recessione a fine anno si fa sempre più sottile, mentre sembra che l’Europa sia effettivamente già entrata in una recessione -per lo meno tecnica- che arriva in un momento difficile visto l’elevato tasso di inflazione.

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