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Invesco non ha dubbi: è il momento di comprare bond cinesi

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Invesco ha interessanti previsioni per quanto riguarda il mercato dei bond: secondo l’opinione di Freddy Wong, che guida la divisione legata ai bond dell’area APAC, questo è il momento di comprare obbligazioni cinesi. Stando alla sua analisi, la banca centrale dovrà accettare di abbassare i tassi nel corso dei prossimi mesi. Questo significherebbe nelle sue previsioni rendimenti più bassi di 10-20 punti base sulle obbligazioni in scadenza a lungo termine, offrendo la possibilità di aprire posizioni speculative. Nello specifico, si guarda alla possibilità che il rendimento delle prossime emissioni sia in calo e che come conseguenza i bond già emessi acquisiscano valore sui mercati finanziari.

Secondo le previsioni della divisione specializzata in bond asiatici di Invesco, la Cina starebbe avvicinandosi al momento di un forte stimolo economico governativo. Xi Jinping e il Partito Comunista starebbero pensando, secondo questa previsione, di favorire una politica monetaria espansionista fatta di tassi di interesse più bassi e accesso più semplice al credito. Invesco non è l’unica banca d’affari a pensare in questo modo: ormai da mesi, considerata la stentata ripresa economica cinese, Wall Street prevede la possibilità che il governo decida di iniettare liquidità nell’economia. Dopo la riunione del Partito Comunista a fine luglio, dove si è discusso molto di crescita, sembra che i mercati abbiano rafforzato queste aspettative.

Invesco è tra le banche commerciali che si attendono uno stimolo governativo in arrivo per l’economia cinese

Wall Street torna a comprare bond cinesi

Lo scorso anno ha visto un esodo di massa degli investitori esteri dal mercato dei bond cinesi. La Cina ha impiegato più tempo del previsto per uscire dalla pandemia e si è ritrovata con un’economia che stenta a riprendersi. La produzione industriale vede una crescita moderata, mentre il mercato immobiliare si trova ancora in fase ribassista dopo l’esplosione della bolla speculativa sul debito dei costruttori. Anche la fiducia dei consumatori non si riprende, portando a un atteggiamento estremamente prudente delle imprese e dei lavoratori. Il tasso di inflazione rasenta lo zero, lasciando addirittura alcuni dubbi sulla possibilità di entrare in deflazione.

Dopo tutto questo clima di incertezza, luglio è stato il secondo mese consecutivo in cui le firm di Wall Street hanno comprato più bond cinesi di quanti ne abbiano venduti. Rimane l’attesa che i tassi di interesse possano diminuire nel corso dei prossimi mesi, portando a una rivalutazione delle emissioni precedenti. In ogni caso i rendimenti attuali sono molto bassi, e la banca centrale cinese ha poco spazio per tagliare ulteriormente il costo del denaro: attualmente i bond decennali rendono il 2.8% e i tassi di interesse della banca centrale cinese sono attualmente al 3.55%. L’analista Wong di Invesco commenta che nonostante ciò, vede come un “trade ovvio” quello sui tassi di interesse cinesi.

Il grafico mostra l’andamento della fiducia dei consumatori in Cina, ancora ben al di sotto dei livelli pre-pandemia

La Cina interviene ma lentamente

Ci sono già stati diversi segnali di una politica governativa e monetaria orientata a stimolare la crescita in Cina. La scorsa settimana, i policymaker cinesi che si occupano di politica monetaria hanno rimarcato la loro volontà di abbassare i tassi di interesse sui mutui e di voler investire di più in alcune specifiche aree dell’economia, come la decarbonizzazione. Per il momento non sembra che il governo voglia intervenire con un singolo pacchetto di misure orientate alla crescita, ma che venga invece favorito un approccio di intervento graduale e composto da una serie di piccoli aggiustamenti. Xi Jinping non ha fatto alcun intervento pubblico parlando di un piano d’investimenti nuovo da parte del governo o di altre istituzioni cinesi, per lo meno fino a questo momento.

Alcuni analisti hanno vedute diverse riguardo alla possibilità che il governo cinese voglia intervenire sulla crescita dell’economia nazionale. In particolare Robert Carnell, capo della ricerca sull’area APAC presso ING Group, si dimostra ben più scettico: ritiene che fino a questo momento ci siano state solo vaghe promesse e che la Cina sia troppo indebitata in questo momento per poter lanciare un nuovo grande piano di intervento nell’economia. Si aspetta che vengano prese soltanto piccole misure per favorire, ad esempio, gli investimenti dall’estero e l’acquisto di automobili elettriche.

Rimane comunque evidente che i prossimi mesi saranno quelli decisivi per stabilire la direzione del ciclo economico cinese. Le istituzioni dovranno accettare questo rallentamento e aspettare che l’economia si riprenda da sé, oppure intervenire a supporto dei consumi e degli investimenti.

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