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Israele lancia i primi bond dagli attacchi del 7 ottobre
Israele ritorna sul mercato obbligazionario, dopo aver sospeso ogni emissione di obbligazioni dagli attacchi del 7 ottobre scorso. Attacchi che hanno poi trainato il paese in una nuova guerra, con tutto ciò che ne deriva sul piano finanziario ed economico: spesa militare, danni, incertezza e imprese che limitano gli investimenti nel paese. Tutto questo ha portato Moody’s a tagliare il credit rating di Israele per la prima volta nella sua storia, appena il mese scorso: ora il rating è A1 per questa agenzia di rating, con outlook negativo, mentre per Fitch è A+. Questo significa interessi più alti di prima sul debito, abbinati a una situazione geopolitica che continua a diventare sempre più instabile.
La nuova emissione di obbligazioni sarà interessante per diversi motivi. Tanto per cominciare, perché sarà un metro della misura del rischio percepito dai mercati finanziari in relazione alle finanze israeliane in questo momento. In dubbio la possibilità che la nazione riesca a raccogliere tutti i fondi che intenderebbe raccogliere, vista la situazione delicata. Sarà anche un banco di prova per vedere da quali paesi arriveranno le richieste d’acquisto dei bond, considerando che in questo momento finanziare il Tesoro israeliano significa attirare le ostilità dei paesi che si sono schierati contro la guerra a Gaza. Una cosa è certa: considerando la necessità di fondi nell’economia israeliana in questo momento, ritornare a raccogliere fondi con i bond governativi è diventata più un’esigenza che una scelta.
Le informazioni sulla nuova emissione
Il governo israeliano ha fatto sapere che i fondi raccolti verranno utilizzati per “scopi generici” legati alla spesa pubblica, evitando di menzionare direttamente -ma nemmeno escludendo- le spese militari. Non è ancora stato comunicato ufficialmente quanto si intenda raccogliere, ma si pensa a $4-6 miliardi divisi in diverse serie da $500 milioni. Questo, per lo meno, è stato il modo preferito di operare del Tesoro israeliano negli ultimi anni; le diverse serie di obbligazioni avranno quasi certamente scadenze diverse tra loro, diversificando i debiti su un orizzonte di 5, 10 o 20 anni. Al momento questi dettagli sono ancora in fase di studio, probabilmente anche frutto di un dialogo con le controparti che potrebbero essere interessate a sottoscrivere parti importanti di questo debito.
Un elemento interessante da considerare è il rendimento, che inevitabilmente dovrà tenere conto del downgrade di Moody’s e dell’incertezza portata dal conflitto a Gaza. In questo momento il Tesoro parla di un tasso di 160 punti base più alto rispetto a quello dei bond americani, che indubbiamente aiuterebbe ad aumentare l’appetito per queste obbligazioni. Attualmente il rendimento dei bond israeliani denominati in dollari, sui mercati internazionali, è del 4,19% per i bond a 10 anni e del 4,33% per i bond a 30 anni. Tra le banche che hanno già dichiarato il loro interesse per questa nuova emissione di bond ci sono BNP Paribas, BofA Securities, Deutsche Bank e Goldman Sachs, indicando un ampio supporto sia dai centri finanziari europei che da quelli americani.
Curiosi i possibili boicottaggi
Questa emissione di obbligazioni sarà indubbiamente anche un banco di prova per il supporto alle finanze israeliane. In seguito all’occupazione di Gaza e all’avvio degli attacchi di terra, ci sono stati molti casi di paesi mediorientali che hanno boicottato i brand occidentali. Inoltre il fondo pensione danese AkademikerPensions, che vanta la reputazione di essere il più severo in assoluto per quanto riguarda i diritti umani, ha già escluso ogni forma di investmento in 13 diverse società israeliane che avrebbero dei collegamenti diretti con gli attacchi di terra delle forze armate israeliane a Gaza. Le banche potrebbero persino temere un boicottaggio da parte dei loro clienti musulmani nel caso in cui decidessero di investire su queste obbligazioni, per cui sarà interessante osservare l’andamento dell’asta una volta che i nuovi bond saranno messi sul mercato.