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Italia, Germania e Austria firmano l’accordo sul corridoio europeo dell’idrogeno verde
I ministri dell’energia di Italia, Austria e Germania comunicano congiuntamente il raggiungimento di un importante risultato per lo sviluppo del settore dell’idrogeno verde in Europa: nasce il corridoio sud europeo che trasporterà l’idrogeno da Italia e Nord Africa verso la zona centrale del continente. Questo è un accordo su cui le istituzioni dell’Unione hanno lavorato per ormai più di tre anni e che vedrà la creazione di forti sinergie tra le imprese dei tre paesi. Se c’è una singola società che realmente si pone come protagonista di questo progetto, quella è Snam: l’azienda ha già ottenuto i finanziamenti europei per procedere con la prima parte del collegamento, che vedrà una ristrutturazione dei gasdotti nel Nord Italia per renderli adatti al trasporto di idrogeno verde verso l’Austria. L’azienda sarà anche coinvolta nei collegamenti tra Austria e Germania.
L’idrogeno è l’atomo più piccolo tra tutti gli elementi della tavola periodica, il che genera delle complicazioni molto evidenti nel momento in cui deve essere trasportato. I gasdotti tradizionali non sono adatti, dal momento che rischierebbero di perdere una grande quantità di gas durante il trasporto e potrebbero finire per deteriorarsi nel corso di pochi mesi. L’obiettivo dell’Unione Europea è utilizzare la base già esistente di gasdotti per trasformarli, attraverso opere specifiche, per renderli in grado di trasportare idrogeno verde lungo gli stessi corridoi infrastrutturali già usati per il gas naturale.
Un collegamento essenziale nella filiera europea
Il progetto di questo corridoio europeo, noto come SoutH2, vale €4 miliardi e dovrebbe arrivare a trasportare centinaia di migliaia di tonnellate di idrogeno verde entro il 2030. Chiamarlo “corridoio europeo” non rende giustizia al fatto che, in realtà, buona parte dell’idrogeno che verrà trasportato all’interno di questo gasdotto sarà in realtà prodotto in Nord Africa. Algeria, Marocco ed Egitto sono tre paesi che stanno investendo pesantemente sulla produzione di idrogeno verde, aiutati dal fatto che sono aree altamente soleggiate in cui è facile trovare energia fotovoltaica a basso costo da trasformare in idrogeno.
Solo l’Algeria ha un progetto in corso per arrivare a produrre 10 GW di idrogeno verde entro la fine di questo decennio, più di quanto in questo momento ne venga prodotto in tutta Europa. L’Egitto, con un progetto da 2 GW costato $2 miliardi, si appresta a entrare nell’elenco dei fornitori europei già nel 2025. C’è poi il Marocco, dove il progetto AMNH punta da $9 miliardi dovrebbe arrivare a produrre 8 GW di idrogeno a zero emissioni entro il 2030. Tutte queste iniziative sono nate con lo specifico obiettivo di esportare verso l’Unione Europea, dove i compratori sono pronti a stringere accordi generosi di acquisto a prezzo fisso a lungo termine.
Questione di costi
Il modo più comune attualmente per trasportare l’idrogeno verde è trasformarlo in ammoniaca verde e poi ritrasformarlo in idrogeno. L’ammoniaca è una sostanza stabile che può facilmente essere trasportata su grandi distanze, ed è per questo che attualmente la maggior parte dell’idrogeno importato in Europa arriva in questa forma dagli Stati Uniti. Secondo i calcoli della Commissione Europea, però, la trasformazione e la ritrasformazione aggiungono 3-4$ per chilo in costi. L’unico motivo per cui le imprese americane riescono a essere competitive nell’export è il fatto che ricevono 3$ per chilo in incentivi federali, da quando è stato approvato l’Inflation Reduction Act. Invece si stima che il trasporto attraverso i gasdotti aggiunga solo 1$ per chilo in costi, una differenza che su grandi volumi ripaga velocemente l’investimento fatto nelle infrastrutture di trasporto.