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Italia, stagione invernale in crisi per il caldo record

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Con i termometri che vedono salire sempre di più le temperature in diverse zone d’Italia, gli imprenditori si ritrovano ad affrontare una stagione a due velocità: da una parte, per molte località sciistiche la stagione si trova già a finire prematuramente. Chiari i riferimenti al cambiamento climatico, con i comprensori al di sotto dei 2.000 metri che ormai cominciano a guardare a fonti alternative di reddito per far fronte a questo trend di lungo termine. A poco serve la neve artificiale: per molte zone le temperature sono così alte da non poter fare affidamento nemmeno su questa risorsa. Il risultato è che, nelle fortunate destinazioni dove il freddo è ancora sufficiente, si concentra tutta la domanda di servizi turistici degli sciatori.

In Italia la situazione è anche poco fortunata dal punto di vista delle precipitazioni: secondo i dati di Legambiente, il 90% delle piste italiane sta facendo ricorso ai cannoni per la neve artificiale; la percentuale si abbassa al 70% in Austria, 50% in Svizzera e 39% in Francia. Le mete sciistiche non sono preoccupate soltanto per quello che sta succedendo in questo momento, ma per il trend ormai in corso da oltre tre decenni: se prima bastavano 1.000 metri di quota per trovare comprensori attivi, oggi anche a oltre 1.500 metri ci sono località che stanno chiudendo per sempre i loro impianti di risalita.

Sempre più località faticano a mantenere le temperature necessarie per lo sci

Le aree più colpite

Sul monte Terminillo, che con la sua vicinanza a Roma è sempre stato un punto di riferimento per gli sciatori della capitale, ormai non c’è più speranza per la stagione: le temperature hanno toccato i 12 °C e la natura sta persino dando i segnali dell’arrivo di una primavera anticipata. Ma anche spostandosi più a nord, le cose non cambiano granché. Un’altra area che sta attraversando una stagione molto difficile è quella di Vicenza, dove si lotta per mantenere aperti gli impianti dell’altopiano: in alcune delle piste più alte si è arrivati a 7 °C in un periodo dell’anno che normalmente vede temperature sotto lo zero anche nelle ore più calde della giornata. A Grosseto, le perdite stimate per le temperature alte fino a questo momento sono di 15 milioni di euro.

Spostandosi in Piemonte, la stagione viaggia a due velocità. Da una parte a Cervinia e dintorni si continuano a mantenere delle condizioni praticabili, ma nel canavese ormai si lotta per mantenere attive le piste su cui è rimasto appena un sottile lenzuolo di neve. Il sindaco di Pragelato, località che il mondo aveva conosciuto durante le Olimpiadi invernali del 2006, ha addirittura parlato in un’intervista con la stampa locale della necessità imminente di ripensare l’economia locale per offrire servizi diversi da quelli dei comprensori sciistici. Il cambiamento climatico si fa sentire sempre di più, quest’anno accompagnato anche dal fenomeno naturale di El Niño.

A Panarotta in Valsugana, la società che gestiva il comprensorio è stata messa in liquidazione

Si salvano Lombardia e Trentino

Le temperature fuori dall’ordinario spingono gli sciatori a cercare la neve nei pochi posti in cui c’è, soprattutto in Trentino e in Lombardia dove le condizioni delle piste sono perfettamente praticabili. Questo fa sì che, da una parte, tantissime località italiane si trovino a fare i conti con perdite record e una situazione economica insostenibile; altre stanno ampliando gli orari dello sci e alzando i prezzi dei pernottamenti per far fronte a una domanda che arriva da sempre più lontano. Un tema che rende anche difficile pensare di intervenire con dei fondi per aiutare le località in crisi, dal momento che esiste una fortissima differenza nell’andamento della stagione a seconda delle singole vallate che si prendono in considerazione.

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