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JPMorgan: al vaglio alcune attività di due diligence

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JPMorgan Chase & Co., la nota multinazionale americana di servizi finanziari con sede a New York, è sotto esame da parte delle autorità di regolamentazione statunitensi per la due diligence (“diligenza dovuta”, ovvero l’attività di investigazione e di approfondimento di dati e di informazioni relative all’oggetto di una trattativa) che la banca ha condotto su alcune delle sue acquisizioni passate, secondo quanto è stato riportato dal Financial Times venerdì 7 aprile.

Queste operazioni includono un accordo da 175 milioni di dollari con il fondatore di una start-up che questa settimana è stato accusato penalmente di aver frodato il noto istituto bancario.

La raffica di transazioni di JPMorgan viene messa sotto esame da parte dell’autorità di regolamentazione statunitense

Sotto esame l’acquisizione della start-up Frank

L’Office of the Comptroller of the Currency (OCC), l’agenzia federale del governo degli Stati Uniti che regola e vigila tutte le banche nazionali e le filiali di banche estere presenti nel Paese, ha programmato una revisione specifica delle operazioni di JPMorgan dopo che la banca ha acquistato decine di piccole società nel 2021 e 2022, secondo quanto riferito da persone che hanno familiarità con la questione.

Una di queste era la start-up di aiuti finanziari agli studenti Frank. Ciò, infatti, avviene pochi giorni dopo che la fondatrice ed amministratrice delegata di Frank, Charlie Javice, è stata accusata di associazione a delinquere finalizzata a frodi bancarie, telematiche e mobiliari dalla Securities and Exchange Commission (SEC), l’ente federale preposto alla vigilanza delle borse valori negli Stati Uniti. La frode in questione è in relazione alla vendita da 175 milioni di dollari della società a JPMorgan Chase Bank nel 2021.

Javice ha fondato Frank nel 2017 per aiutare i clienti a richiedere aiuti finanziari per i loro studi. JPMorgan ha annunciato l’operazione Frank nel settembre 2021, acquistandola attraverso la divisione Chase retail banking della banca con l’obiettivo di dare al prestatore un maggiore accesso ai clienti più giovani.

L’acquisto di Frank per 175 milioni di dollari non è stato rilevante per una banca che ha più di 2 miliardi di dollari di attività e ha generato più di 37 miliardi di dollari di profitti lo scorso anno. Ora, però, l’acquisizione è diventata una delle operazioni più famose che JPMorgan abbia fatto negli anni.

I problemi sono emersi mesi dopo la chiusura dell’operazione, quando JPMorgan ha cercato di capire perché i tassi di consegna e di apertura delle e-mail ai clienti di Frank fossero molto più bassi del previsto. L’indagine interna ha portato alla luce quello che ora le autorità sostengono essere uno schema durato mesi per falsificare i dati.

Sia JPMorgan che l’OCC hanno rifiutato di commentare. Neanche gli avvocati di Javice hanno risposto alle richieste di commento.

Una serie di vicissitudini giudiziarie

A dicembre JPMorgan aveva intentato una causa contro Javice e Olivier Amar, che era il responsabile della crescita della Frank, presso il tribunale federale del Delaware, sostenendo di aver aiutato a falsificare milioni di clienti per indurre la banca ad acquistare la sua azienda.

In quell’occasione, infatti, Javice è stata accusata dal Dipartimento di Giustizia di aver ripetutamente mentito alla più grande banca statunitense, affermando che Frank aveva messo in fila 4,25 milioni di clienti studenti, mentre in realtà disponeva dei dati di soli 300.000 studenti. Frank avrebbe pagato un professore di scienze dei dati per fabbricare le informazioni necessarie a chiudere l’affare, versando 105.000 dollari per un elenco di milioni di studenti. Secondo i pubblici ministeri, l’azienda avrebbe poi guadagnato 45 milioni di dollari dalla vendita della società.

L’acquisizione di Frank per 175 milioni di dollari sarebbe stata inficiata da frode

Secondo il rapporto, tuttavia, la revisione dell’OCC era stata programmata prima della causa di JPMorgan. Le accuse di frode, però, renderanno l’affare Frank un’area di cruciale attenzione a causa dell’incapacità della banca di scoprire il presunto inganno durante il processo di acquisto. L’amministratore delegato Jamie Dimon ha poi descritto l’operazione come un enorme errore, in una conference call con gli analisti del 13 gennaio.

Dal canto suo, Javice ha presentato una contro-denuncia a febbraio, reputandosi innocente e accusando JPMorgan di aver compromesso la sua reputazione e di aver trattenuto ingiustamente 28 milioni di dollari di indennità di mantenimento e di azioni.

Questo è purtroppo l’ennesimo duro colpo che la nota banca d’affari deve sopportare. Il mese scorso, infatti, JPMorgan ha scoperto di essere proprietaria di contratti nickel, del valore di circa 1,3 milioni di dollari, della London Metal Exchange (LME), che si sono rivelati essere supportati da sacchi di pietre anziché di metallo.

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