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JPY, dati sul lavoro ottimali ma inflazione in crescita

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Lo yen giapponese perde forza sui mercati nella giornata di lunedì, frutto di una combinazione tra i nuovi dati macroeconomici e la politica monetaria attuale della Bank of Japan (BoJ). Il Giappone arriva da due mesi consecutivi di inflazione in aumento, che però non sembrano spaventare la banca centrale. Questa continua a favorire la crescita economica e la tutela dei posti di lavoro, a costo di accettare che la pressione sui prezzi rimanga oltre il 3% annuo. Nel frattempo la BoJ si trova anche in una fase di transizione, con l’entrata del nuovo governatore Kazuo Ueda nella sua nuova carica ufficiale.

I dati pubblicati appena due ore fa raccontano un calo della disoccupazione, già estremamente bassa, dimostrando che la banca centrale sta ottenendo i risultati desiderati con la sua politica monetaria. Allo stesso tempo, il fatto che la disoccupazione sia così tanto bassa fa già pensare che ci possano essere delle ulteriori ripercussioni sul tasso di inflazione. Negli Stati Uniti, dove l’occupazione è comunque più bassa che in Giappone, gli economisti parlano della necessità di raffreddare il mercato del lavoro per abbassare in modo duraturo il tasso di inflazione.

Per la Bank of Japan, attualmente la crescita economica è più importante dell’inflazione

Una politica monetaria delicata

Sia il precedente che l’attuale governatore della Bank of Japan si sono allineati sulla stessa politica monetaria. Si tratta però di una politica monetaria inusuale, che ha preso una direzione opposta rispetto a quella della Federal Reserve e della Banca Centrale Europea. Una linea che predilige la crescita economica e l’occupazione a costo, quantomeno nel breve termine, di lasciare lievitare i prezzi e stampare una grande quantità di moneta. Ueda ha già dichiarato di voler ritornare su una strada più tradizionale nel corso del tempo, ma specificando anche che questo avverrà lentamente.

C’è da sottolineare che il tasso di inflazione, con la ripresa economica post-pandemia, è cresciuto meno in Giappone rispetto all’Eurozona o agli Stati Uniti. Il picco è stato di poco superiore al 4% annuo, meno della metà di quello registrato da USA e Europa. Questo ha fornito alla Bank of Japan la possibilità di puntare su una politica monetaria espansionista, con l’obiettivo di ravvivare l’economia giapponese che ormai conosce una crescita stagnante da diversi anni.

Il grafico mostra come il tasso di inflazione in Giappone sia ancora in un trend rialzista

Positivi i dati sul lavoro

I dati sul lavoro appena pubblicati mostrano un ulteriore calo del tasso di inflazione, che passa dal 2,7% annuo al 2,6%. Un tasso estremamente basso e che molti economisti sarebbero pronti a definire “insostenibile”, soprattutto perché accelera il tasso di inflazione e rende difficile per le imprese occupare le posizioni aperte. In tutto questo, il rapporto tra posti di lavoro creati il mese scorso e le candidature inviate è di 1.32:1. Questo significa che ci sono stati 132 nuovi lavori per ogni 100 lavoratori che hanno inviato una candidatura, il che potrebbe far pensare a un nuovo calo della disoccupazione il mese prossimo.

Una situazione che si è conosciuta anche negli Stati Uniti e parzialmente anche nell’Eurozona e nel Regno Unito, soprattutto nel corso del 2021. E per quanto in queste economie le banche centrali abbiano già deciso di affrontare un percorso di rialzo dei tassi di interesse, il mercato del lavoro rimane molto caldo e spinge a rialzo l’inflazione. Sarà interessante osservare se la Bank of Japan riuscirà realmente ad abbassare il tasso di inflazione quando arriverà il momento di frenare la corsa dei prezzi.

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