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Kenya valuta Eurobond da $2 miliardi per evitare default

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Il governo kenyota inizia a vagliare le sue possibilità per evitare il default. La nazione ha già avuto problemi nel corso degli ultimi mesi, con le riserve di dollari ai minimi storici e una crescente pressione da parte degli investitori internazionali per migliorare lo stato dei conti. Il prossimo anno è in scadenza una tranche di Eurobond da quasi due miliardi di dollari, emesso nel 2014; il governo ora sta vagliando l’emissione di altri Eurobond a 10 anni, con l’obiettivo di finanziare l’importo sufficiente a pagare il vecchio debito.

In un ambiente di tassi di interesse molto alti, per una nazione in difficoltà economica non è un grande momento per aumentare i propri debiti. I tassi che dovranno essere riconosciuti agli investitori sono ben più alti di quelli a cui si era abituati nel 2014, sempre che tutto ciò sia sufficiente ad attirare davvero nuovi capitali. Con la nazione molto vicina al baratro finanziario, può darsi che nemmeno un rendimento particolarmente alto riesca a convincere i capitali stranieri a fluire verso il Tesoro kenyota. Una situazione in deterioramento che segue sempre più da vicino la scia di altre nazioni africane, in quello che sembra un problema continentale di debito sovrano.

Continua a degradarsi la situazione economica già difficile del Kenya

Si valuta l’emissione di un nuovo Eurobond

Per il governo kenyota è arrivato il momento di vagliare l’emissione di un nuovo Eurobond. Il Tesoro ha fatto sapere che l’importo potrebbe essere più basso rispetto ai due miliardi di dollari di cui si sta parlando in questi giorni, nel caso in cui fossero reperibili altre fonti di finanziamento a costi più bassi. Visto lo stato dell’economia kenyota, tuttavia, salvo un intervento d’emergenza da parte del FMI o della Banca Mondiale è molto difficile che si arrivi all’approvazione di nuovi prestiti con tassi agevolati. Per il momento la solidarietà è arrivata, se parliamo di azioni concrete, soltanto da altre nazioni del Golfo che hanno concesso al Kenya di pagare le importazioni di petrolio con lo scellino kenyota anziché in dollari.

Se anche si riuscisse a ottenere l’emissione tanto desiderata, però, sembra che questa non porterebbe ad altro che a ingrandire e rimandare il problema. Gli interessi sarebbero ancora più gravosi per l’economia kenyota, che nel frattempo fa molta fatica a trovare delle fonti stabili di valuta estera al di fuori delle rimesse inviate dai propri cittadini emigrati all’estero. Non sembra che ci siano tante possibilità a disposizione, soprattutto con il tempo che stringe: più si avvicina la data in cui il Tesoro dovrà ripagare i vecchi Eurobond, più l’urgenza di finanziarsi spingerà il governo a dover accettare accordi costosi con gli investitori che forniranno i propri capitali.

Le spese improduttive finanziate con le vecchie emissioni di obbligazioni ora rischiano di mandare in rovina l’economia emergente del Kenya

Stipendi in ritardo per lavoratori pubblici

Il Presidente del Kenya, William Ruto, ha pubblicamente ammesso che i conti della nazione africana sono in seria difficoltà e che non sarà semplice uscire da questa situazione. Come misura d’emergenza per contenere le uscite di cassa, il governo ha chiesto di rimandare i pagamenti dei lavoratori pubblici. Questi includono anche i politici locali, forse per questione di solidarietà; in una nazione dove la corruzione sembra essere un problema serio, però, è difficile che non pagare i parlamentari possa portare a buoni risultati.

I leader dell’opposizione hanno condotto le proprie indagini, portando alla luce il fatto che i lavoratori pubblici non abbiano ancora ricevuto i loro pagamenti previsti per il mese di marzo. Ora gli stessi leader dell’opposizione chiedono che venga aperta un’inchiesta su questo tema contro la Banca Centrale Kenyota e contro l’autorità locale che gestisce le casse pubbliche. Una situazione molto complessa, che richiederà interventi drastici per riuscire a evitare il default sul debito.

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