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KKR e CDP pronti a fare offerte più alte per la rete TIM

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Le aziende interessate all’acquisizione della rete telefonica fissa di Telecom Italia (TIM) stanno preparando un’offerta di circa 1-2 miliardi di euro al di sopra dei 20 miliardi di euro inizialmente proposti, prima della scadenza di martedì. Lo riportano tre fonti vicine alla vicenda, intervistate da Reuters.

La vendita della principale rete di telecomunicazioni fisse in Italia mette in competizione il fondo statunitense KKR (KKR.N), già investitore nella rete di TIM (TLIT.MI), con la Cassa Depositi e Prestiti (CDP), banca di stato italiana, che si è associata con il fondo infrastrutturale Macquarie (MQG.AX).

TIM cerca di vendere il suo principale asset mentre il CEO Pietro Labriola cerca di ristrutturare il gruppo, il cui debito è classificato come “spazzatura” e che affronta una costante diminuzione dei ricavi nel mercato interno altamente competitivo.

Le aziende preparano un’offerta di 2 miliardi in più rispetto alla precedente.

TIM ha bisogno dei fondi per sanare i debiti

TIM ha richiesto a entrambi i concorrenti di migliorare le loro offerte iniziali entro martedì. La società ha bisogno di finanziamenti per ridurre il suo debito e rilanciare il suo business di servizi rimanenti. Il consiglio di amministrazione di TIM esaminerà le offerte durante una riunione prevista per il 4 maggio.

CDP, che possiede il 10% di TIM, ha offerto inizialmente circa 18 miliardi di euro (20 miliardi di dollari) per l’acquisizione della rete che intendono combinare con quella di Open Fiber, una società rivale di fibra ottica di proprietà di CDP e Macquarie.

KKR ha offerto 20 miliardi di euro, inclusi 2 miliardi di euro come earn out, ma entrambe le offerte sono ben al di sotto del prezzo di 31 miliardi di euro fissato da Vivendi, il principale investitore di TIM con una quota del 24%.

Vivendi, che possiede il 24% di TIM ma ha rinunciato ai suoi seggi nel consiglio per avere maggiore libertà nelle negoziazioni, sta esortando i direttori a valutare solo le offerte che valutino in modo equo la rete e a sottoporre ogni decisione a un voto qualificato degli azionisti.

Se TIM decidesse di lasciare la decisione nelle mani del suo consiglio, potrebbe scatenarsi una battaglia legale, hanno affermato le fonti.

TIM ha accumulato un’importante debito negli ultimi anni.

Le recenti difficoltà di TIM

Negli ultimi anni, Tim ha affrontato una serie di sfide, tra cui la crescente concorrenza nel mercato delle telecomunicazioni in Italia, la rapida evoluzione della tecnologia e i cambiamenti nelle abitudini dei consumatori. Inoltre, Tim ha dovuto far fronte a una situazione finanziaria complessa, con un alto indebitamento accumulato nel corso degli anni.

Nel 2018, Tim ha avviato un piano di trasformazione strategica volto a migliorare la sua posizione di mercato e ridurre il proprio indebitamento. Ciò ha comportato una serie di iniziative, tra cui la vendita di asset non core, il miglioramento dell’efficienza operativa e il focus sulla crescita nei settori chiave come la connettività ultraveloce, l’Internet delle cose (IoT) e i servizi digitali.

Nel 2019, Tim ha siglato un accordo con Open Fiber, una società italiana di infrastrutture di telecomunicazioni, per la creazione di una nuova società congiunta (AccessCo) che avrebbe dovuto realizzare e gestire una rete di fibra ottica in tutta Italia. Tuttavia, questo accordo è stato oggetto di contenziosi e incertezze regolatorie, che hanno rallentato l’implementazione del piano.

Nel 2020, Tim ha annunciato un nuovo piano strategico triennale, denominato “TIM 2022”, volto a rafforzare la sua posizione di mercato, accelerare gli investimenti in infrastrutture digitali, migliorare l’esperienza del cliente e promuovere l’innovazione.

Nel corso degli ultimi anni, Tim ha anche affrontato questioni regolatorie, tra cui la richiesta dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) di separare le attività di rete dall’offerta di servizi di telecomunicazioni, al fine di favorire la concorrenza nel settore.

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