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La BoE non alza i tassi: impennata per i bond inglesi

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La banca centrale inglese ha deciso di non alzare i tassi d’interesse. La decisione è arrivata puntualmente nella riunione di politica monetaria di questo pomeriggio, che ha visto il comitato della banca centrale aggiornare anche le stime sulla crescita economica nel corso dei prossimi anni. In risposta alla novità, il rendimento dei GILT a 10 anni è sceso di quasi 200 punti base in una singola seduta di scambi. Sembra che i mercati si aspettassero una politica monetaria più aggressiva da parte della BoE, anche visto il tasso d’inflazione che rimane particolarmente alto nel Regno Unito.

Come diretta conseguenza è anche aumentato il valore delle emissioni già in circolazione, soprattutto per le obbligazioni in scadenza a lungo termine. Il tasso centrale inglese rimane dunque stabile al 5,25% annuo, per la seconda volta di fila dopo 14 rialzi consecutivi nelle riunioni di politica monetaria precedenti. I mercati hanno anche letto questa decisione come un segnale del fatto che non arriveranno nuovi rialzi dei tassi nemmeno nel corso delle prossime riunioni, a meno che non ci siano delle sorprese estremamente grandi sul fronte del tasso d’inflazione. Lo stesso comitato della banca centrale prevede una bassa crescita dell’attività economica nei prossimi trimestri, cosa che appunto farebbe pensare a conseguenze troppo dure per l’economia se i tassi dovessero crescere ancora.

Il volo dei GILTs dopo l’annuncio

I bond inglesi, inclusi quelli corporate, hanno immediatamente visto un calo dei rendimenti e un aumento delle quotazioni nel momento in cui è stato annunciato il “nuovo” tasso d’interesse della BoE. Il comitato ha visto 6 voti a favore e 3 contrari, una delle spaccature più rilevanti degli ultimi anni. Se infatti fino al 2021 il comitato votava quasi sempre all’unanimità, ora sembra che ci sia una forte divisione tra chi vorrebbe continuare ad aumentare i tassi d’interesse e chi ritiene invece che sarebbe una scelta troppo rischiosa. Per quanto i tassi siano rimasti invariati, in ogni caso, la Bank of England ha specificato che rimarranno elevati a lungo e che attualmente il comitato non vede i presupposti per pensare a un taglio nel corso dell’inverno o della primavera.

Il Presidente della BoE, Andrew Bailey, ha anche riconfermato il target d’inflazione del 2% come obiettivo di breve e lungo termine. Ha anche fatto notare che l’inflazione inglese è ora finalmente scesa sotto al 5% e che si aspetta di vedere il mercato del lavoro continuare con la stessa forza di oggi anche nel corso dei prossimi mesi. Al tempo stesso, però, parlando delle stime di crescita la BoE fa sapere che il Regno Unito riuscirà di poco a evitare una recessione nel corso del 2023 e che la situazione non migliorerà granché nel 2024, con una crescita ancora molto bassa per il futuro a breve termine.

I mercati prevedono la fine dei rialzi ai tassi

Stando ai dati del mercato monetario, i mercati stanno prezzando l’80% di probabilità di un taglio dei tassi di 25 punti base ad agosto 2024. Una situazione simile riguarda anche gli Stati Uniti, dove però la probabilità prezzata dal mercato è leggermente inferiore. Sembra che la situazione attuale, con rendimenti dei bond già elevati e un’attività economica che comincia a dare segni di rallentamento -soprattutto nel Regno Unito- abbia ormai convinto i mercati che la fase dei tassi in rialzo sia giunta al termine. Questa, per lo meno, è l’opinione che molti analisti stanno diffondendo nel corso delle ultime ore.

Michael Field, strategist di Morningstar per i mercati europei, ha subito fornito un’indicazione interessante: ritiene che questo sia un aggiustamento naturale del mercato obbligazionario, in risposta a dichiarazioni -tanto della Fed quanto della BoE- che fanno pensare alla fine del ciclo di rialzi dei tassi d’interesse. Anche se entrambe le banche centrali hanno lasciato la porta aperta a ulteriori scatti a rialzo in futuro, i mercati stanno già puntando sul fatto che ormai i tassi abbiano toccato il loro punto più alto.

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