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La Borsa di Londra vieta il trading di metallo prodotto in Russia, colpiti soprattutto alluminio e nickel

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Il London Metal Exchange non permetterà più di scambiare futures e contratti sui metalli prodotti in Russia. La Borsa di Londra, la principale piazza di scambi per le materie prime in Europa, ha deciso di agire in accordo alle sanzioni introdotte da Stati Uniti e Regno Unito per fare in modo che la Russia non possa contare sui ricavi prodotti dal settore metallurgico. Anche se molto probabilmente le imprese russe riusciranno comunque a vendere su altri mercati, dovranno probabilmente accettare dei prezzi più bassi rispetto a quelli dei listini di Borsa europei.

La decisione va a colpire soprattutto alcuni dei grandi colossi metallurgici russi come Rusal e Nornickel: la prima ha fatturato $12,2 miliardi nel 2023 e la seconda $14,4 miliardi, per cui non si tratta di una decisione con impatti marginali. Le nazioni occidentali hanno stabilito che questi ricavi aiutano a finanziare lo sforzo bellico russo e per questo motivo bisogna cercare di arginarli. Ci saranno comunque impatti anche per i trader europei, dal momento che si andrà a sottrarre offerta dalla Borsa di Londra e probabilmente saranno necessari degli aggiustamenti alla supply chain per assicurare che le quotazioni londinesi tornino a essere allineate con quelle internazionali.

La Russia è il terzo produttore mondiale di nickel e alluminio

Colpiti soprattutto alluminio, rame e nickel

I principali metalli che la Russia esporta verso il continente europeo, quasi sempre attraverso la vendita di futures in Borsa, sono alluminio, rame e nickel. Si tratta di tre metalli essenziali per produrre batterie al litio, impianti elettrici e per tante altre filiere produttive. Detto questo, i prezzi di Borsa dei tre metalli attualmente sono particolarmente bassi. In tutto il mondo i produttori sono in difficoltà, al punto che nel mondo del nickel sono già iniziati dei round di licenziamenti per quasi tutti i principali produttori mondiali. Il prezzo del rame, che rimane vicino agli 8.500$ a tonnellata, è un altro fattore che non spaventa considerata l’eccessiva offerta di questo periodo.

Il divieto di negoziazione riguarderà esclusivamente i metalli prodotti in Russia dopo il 13 aprile, anche per evitare che si possano verificare problemi con le consegne degli ordini già completati. Se una società russa è in grado di dimostrare che il suo metallo è stato prodotto prima del 13 aprile, potrà continuare a venderlo senza restrizioni di alcun genere. Il CME Group, l’azienda che gestisce la Borsa delle materie prime di Londra, non fornisce dei dati pubblici sulla percentuale di metalli nei suoi magazzini che proviene dalla Russia; il gruppo non ha voluto pubblicare questo dato nemmeno in seguito alle richieste della stampa. In ogni caso, soprattutto per quanto riguarda l’alluminio e il nickel, il ruolo russo non è da sottovalutare: la Russia è il terzo esportatore mondiale di nickel ed è anche il terzo esportatore mondiale di alluminio grezzo.

L’alluminio viene usato nelle lattine, nei cerchioni, negli infissi e nelle batterie al litio, tra le altre cose

Si aspetta l’impatto sul mercato

Secondo le previsioni dei primi analisti, la decisione potrebbe portare a un rally rialzista dei prezzi esattamente come era successo nel 2018, quando gli Stati Uniti avevano imposto le prime sanzioni su Rusal. Lo scorso anno l’Unione Europea ha importato quasi 500.000 tonnellate di alluminio, un materiale ampiamente utilizzato nei processi industriali, nelle costruzioni e nelle lattine: anche se in questo momento il mercato non è in una fase di mancanza di offerta, se la situazione dovesse cambiare potrebbero esserci problemi per le imprese europee. I primi effetti della decisione del London Metal Exchange potrebbero essere già visibili nella notte di domenica, una volta che apriranno i mercati asiatici. Molto probabilmente in Asia si vedrà una reazione opposta dei prezzi, dal momento che per queste piazze significa una maggiore offerta di metalli russi. Un eventuale calo delle quotazioni asiatiche potrebbe già essere indicativo di quanto potrebbe aprire in rialzo la quotazione europea.

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