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La Cina considera di vendere un’ondata di bond USA dopo l’aumento delle tensioni commerciali

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Secondo un numero sempre più grande di economisti cinesi, il paese dovrebbe scaricare la maggior quantità possibile di bond americani in portafoglio. Una delle voci che si sono aggiunte a questo coro importante è Di Dongsheng, vice-presidente dell’Università Internazionale di Renmin, uno degli economisti di spicco nel paese. Gli analisti vicini a Pechino continuano a ripetere che le obbligazioni del Tesoro statunitense presentano un rischio sempre più alto, sono poco attraenti sul profilo dei rendimenti e contribuiscono a finanziare un paese che da tempo foraggia una politica di guerra commerciale contro le imprese cinesi. Questi sono temi a cui è difficile ribattere, soprattutto in un momento in cui la Casa Bianca ha deciso di aumentare esponenzialmente la spesa pubblica facendosi già trovare impreparata da un downgrade dei Treasuries da parte delle principali agenzie di rating.

Non è chiaro se l’obiettivo di queste voci di corridoio, sempre più ascoltate anche a Wall Street, sia quello di fare delle considerazioni oggettive o quello di far cambiare rotta agli Stati Uniti. Gli ultimi casi di scontro commerciale tra i due paesi sono stati quello di TikTok e la revoca di licenze all’export per alcuni dei più grandi produttori di microchip negli Stati Uniti, in entrambi i casi con conseguenti commenti duri da parte delle autorità cinesi. I rapporti tra i due paesi sono sempre più tesi ed è possibile che il mercato obbligazionario sia il nuovo grande terreno di battaglia per il loro scontro.

I rapporti tra i due paesi sono sempre più ai ferri corti

Vendere i Treasuries: ha senso per la Cina?

Gli analisti che sostengono una vendita di massa dei bond americani citano diversi fattori. Il primo è il fatto che il valore delle obbligazioni del Tesoro statunitensi è fortemente legato alle decisioni prese dalla politica americana, rendendo l’andamento dell’investimento “ostaggio” delle scelte statunitensi. Inoltre c’è una considerazione più ampia sul rischio dei Treasuries, di cui si sta parlando molto anche negli USA: per quanto il dollaro americano sia la valuta di riserva per tutte le grandi banche centrali internazionali, il debito pubblico statunitense sta lievitando e sta portando con sé delle preoccupazioni sulla stabilità dell’economia a lungo termine.

Un altro motivo che viene spesso citato per sostenere l’ipotesi di un abbandono dei Treasuries è legato alla possibilità che gli Stati Uniti introducano delle sanzioni sulla Cina. Qui la parola chiave è solo una: Taiwan. Gli analisti cinesi parlano della possibilità che le sanzioni arrivino nel caso in cui le autorità cinesi dovessero aumentare i loro sforzi per difendere la “sovranità territoriale” del paese, ma di fatto suona molto come un riferimento chiaro alla possibilità che i capitali non vengano rimborsati se Xi Jinping dovesse lanciare un’invasione formale dell’isola contestata tra le due potenze.

La Cina ha già iniziato da anni ad alleggerire il peso dei Treasuries tra le sue riserve

Mai così pochi Treasuries in Cina

Per quanto gli analisti cinesi stiano pressando per un abbandono ancora più veloce del debito americano, questo è un trend che si sta già manifestando da tempo. Nel 2013, la Cina possedeva $1,3 triliardi di obbligazioni del Tesoro statunitense. Era il maggior possessore di queste obbligazioni al di fuori dei confini americani ed era arrivata a rappresentare il 16% del totale degli investimenti in Treasuries. Oggi questa cifra si è ridotta a $800 miliardi e il dato continua a scendere: già oggi si è tornati sugli stessi livelli del 2009. La Cina non ha bisogno dei Treasuries, ma i Treasuries hanno bisogno della Cina per contribuire alla domanda e dunque al calo dei rendimenti. Se le tensioni commerciali dovessero aumentare, questo potrebbe essere il prossimo fronte.

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