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La Polonia non rinuncerà al carbone fino al 2049

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La Polonia non intende anticipare il raggiungimento degli obiettivi climatici, soprattutto quelli legati al carbone. La speranza che ciò potesse avvenire è provenuta dalle dichiarazioni rese da PGE nelle settimane scorse. Si tratta della società nazionale per le utilities, equivalente al ruolo di Enel in Italia. L’azienda aveva proposto di anticipare la fine della dipendenza dal carbone al 2040, ma il governo si rifiuta categoricamente: l’energia rinnovabile costa troppo, almeno al momento, per permettere alla Polonia di finanziare la sua transizione ecologica a un ritmo più spedito. Al momento il 70% dell’energia prodotta e consumata in Polonia proviene dal carbone, una delle fonti più inquinanti di combustibili fossili. Essendo fortemente osteggiatore delle politiche russe, il governo polacco -in varie legislazioni- si è sempre rifiutato di passare al meno inquinante gas naturale.

L’Unione Europea ha stabilito che tutti i suoi membri dovranno raggiungere il net-zero entro il 2050, essenzialmente diventando neutri dal punto di vista climatico. Per questo motivo la Polonia non potrà estendere la sua dipendenza dal carbone oltre il 2049, ma questo desta dei forti dubbi sulla capacità del paese di raggiungere il net-zero entro i tempi stabiliti: una nazione che dipende dal carbone fino al 2049, può difficilmente farsi trovare pienamente indipendente da questa risorsa appena un anno dopo. Il governo polacco sta anche sostenendo lo sforzo bellico in Ucraina con molte risorse, che rendono necessari dei tagli agli investimenti in altre direzioni. Pare che, almeno in questo momento, abbandonare il carbone non sia tra gli obiettivi principali della nazione.

Il piano di PGE per anticipare la fine della dipendenza dal carbone ha bisogno del supporto del governo per rilevare gli asset legati al carbone

PGE spinge sull’acceleratore

La recente revisione strategica del PGE Group nasce, riprendendo quanto affermato dall’azienda, dalla necessità di mantenersi al passo con la tecnologia e con la competitività espressa da altre imprese a livello europeo. Guidato da Wojciech Dąbrowski, presidente del consiglio di amministrazione di PGE Polska Grupa Energetyczna, il gruppo sta puntando a soluzioni nuove. Nel rispetto dell’ambiente e dell’approccio ecosostenibile, PGE ha l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2040, anticipando di un decennio i programmi governativi. Questa ambizione sarebbe però irrealizzabile senza il sostegno del governo e senza la nascita dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Energetica, destinata a ereditare le fonti energetiche a carbone del paese. Questa scelta, vista con favore da agenzie di rating come Fitch e Moody’s, potenzierà il ritmo di trasformazione, ampliando le opportunità di finanziamento per nuovi progetti e assicurando un’efficace decarbonizzazione del settore energetico.

Il nuovo mix energetico proposto da PGE si baserà prevalentemente su fonti rinnovabili, con una particolare enfasi sui campi eolici offshore nel Mar Baltico. Battute da venti forti e costanti, le coste del Baltico sembrano ideali per una strategia di questo genere. Queste iniziative saranno supportate da impianti di stoccaggio energetico, garantendo efficienza e stabilità. Inoltre verranno affiancati dalla centrale nucleare che attualmente è in costruzione in collaborazione con partner sudcoreani. Infine si prevede che le centrali a gas forniscano un ulteriore elemento di stabilizzazione, ma dal 2030 verranno alimentate a idrogeno. Un altro tassello fondamentale del cambiamento energetico in Polonia sarà rappresentato dai consumatori-produttori: PGE sta insistendo molto sulla sua offerta di pompe di calore, impianti fotovoltaici e impianti di stoccaggio domestici.

Il cammino delineato dalla strategia di PGE richiederà investimenti di portata senza precedenti per il settore energetico polacco: entro il 2030, si stima un esborso di oltre 27 miliardi di euro. Questi fondi rappresenteranno un potente stimolo per la creazione di nuovi posti di lavoro e settori orientati verso una moderna visione energetica.

Nel 2022, il settore energetico polacco -soprattutto per via della dipendenza dal carbone- ha rappresentato il 90% circa delle emissioni di CO2 nazionali

I progetti Baltica e le forme di stoccaggio idroelettrico

Per quanto il governo polacco rimanga fermo sulla sua posizione di non anticipare gli obiettivi climatici, PGE si sta muovendo rapidamente per sviluppare grandi progetti rivolti alla sostenibilità. Due di questi grandi progetti sono Baltica 1 e Baltica 2, che riguardano la realizzazione di grandi parchi eolici a pochi chilometri dalle coste polacche del Mar Baltico. Questi progetti dovrebbero complessivamente fornire alla nazione una potenza di 2.5 GWh, pari al fabbisogno energetico di circa 2.2 milioni di abitazioni private. Anziché finanziare il progetto con fondi governativi, PGE si è rivola direttamente alla Banca d’Investimento Europea (EIB). La EIB ha fornito l’appoggio richiesto, concedendo finanziamenti per €1.4 miliardi: verranno concessi in quattro tranche da €350 milioni ciascuna, in base all’avanzamento dei lavori.

Un altro investimento di PGE è quello sulle forme di stoccaggio energetico, ma in una direzione diversa da quella di molte altre nazioni. Se negli Stati Uniti e nel Regno Unito si sta investendo fortemente sullo stoccaggio con batterie al litio, PGE sta invece puntando soprattutto sullo stoccaggio idroelettrico. In questo tipo di progetto l’energia in eccesso prodotta durante i momenti di picco viene usata per pompare l’acqua verso un bacino sopraelevato. Quando è necessario rilasciare quell’energia, l’acqua viene lasciata fluire verso il basso alimentando le turbine. A gennaio la società ha annunciato un investimento da 750 MW proprio in questa direzione, interamente finanziato dalle risorse private di un fondo d’investimenti specializzato in sostenibilità.

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