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L’attività industriale si contrae mentre la Cina rallenta
A luglio, i sondaggi privati hanno rivelato un’attività manifatturiera globale in calo, indicando un rallentamento della crescita e una debolezza in Cina che sta avendo un impatto sull’economia mondiale. Tuttavia, si è notato che la situazione nelle Americhe era meno preoccupante rispetto ad altre regioni.
Questo andamento negativo ha evidenziato la difficile situazione dei responsabili delle politiche economiche, costretti a intraprendere cicli aggressivi di politica monetaria restrittiva per contenere l’inflazione, ma allo stesso tempo cercando di prevenire possibili recessioni.
L’indice globale dell’attività manifatturiera di S&P Global è rimasto stabile a 48,7 a luglio, raggiungendo il livello più basso registrato da giugno 2020. Gli indici della produzione e dei nuovi ordini hanno segnato una flessione, scendendo ai minimi degli ultimi sei mesi. Un valore inferiore a 50 indica infatti una contrazione dell’attività economica.
Inoltre, l’indice degli acquisti (PMI) che copre l’intera zona euro ha mostrato una contrazione dell’attività manifatturiera a luglio. Ciò è accaduto nonostante gli sforzi delle fabbriche nel tagliare in modo significativo i prezzi, mentre la domanda continuava a diminuire.
La situazione in Italia
L’inizio del terzo trimestre ha visto l’attività manifatturiera in Italia continuare a contrarsi, mantenendo l’economia in una fase di declino. Secondo un indice basato su un sondaggio condotto da S&P Global tra i direttori degli acquisti di vari settori, il livello dell’indice è stato di 44,5 a luglio, registrando una lieve crescita rispetto a giugno ma rimanendo ben al di sotto della soglia di 50 che indica l’espansione economica. Questo segna il quarto mese consecutivo di contrazione.
Tariq Kamal Chaudhry, economista presso la Hamburg Commercial Bank, ha sottolineato nel rapporto come l’industria italiana sia ancora afflitta da una recessione in corso, che ha avuto inizio circa un anno fa. In particolare, il settore manifatturiero sta affrontando una forte riduzione della domanda, generando gravi difficoltà.
Questo rapporto mette in luce come la debolezza dell’industria continui a gravare sull’economia italiana, che è la terza più grande dell’area dell’euro. Questo scenario si presenta in un momento in cui la Banca Centrale Europea avverte riguardo alla possibile peggioramento delle prospettive di crescita nella regione, intervenendo per contenere l’inflazione attraverso misure di politica monetaria restrittiva.
Il Ministro dell’ Economia, Giancarlo Giorgetti, ha attribuito principalmente la contrazione economica nel secondo trimestre al settore manifatturiero, inaspettatamente in calo. Tuttavia, ha precisato che il settore dei servizi ha continuato a crescere, seppur in modo più moderato, e ha assicurato che la contrazione non comprometterà le previsioni del governo per l’intero anno. Per valutare le performance del settore dei servizi a luglio, bisognerà attendere il rapporto PMI che sarà pubblicato giovedì.
Anche le fabbriche italiane, come quelle della Germania, motore dell’area dell’euro, stanno risentendo della diminuzione della domanda globale, a causa della frenata dell’economia cinese. Inoltre, i costi di finanziamento per le imprese italiane sono in aumento, poiché la BCE agisce per contenere l’inflazione. Questi fattori stanno creando ulteriori sfide per l’economia italiana e l’intera area dell’euro.
Stabilità in America
Rispetto ad Asia ed Europa, l’attività manifatturiera negli Stati Uniti, in Canada, in Brasile e in Messico ha dimostrato maggiore stabilità. In particolare, l’industria in Messico ha sfidato la tendenza generale al ribasso, raggiungendo il suo livello più alto degli ultimi sette anni, con notevoli miglioramenti sia nella produzione che nei nuovi ordini.
Negli Stati Uniti, il settore manifatturiero sembra aver trovato un certo grado di stabilità a livelli inferiori, con un graduale miglioramento dei nuovi ordini. Tuttavia, l’occupazione nelle fabbriche è scesa al livello più basso degli ultimi tre anni, suggerendo un’accelerazione dei licenziamenti.
L’Istituto per la Gestione delle Forniture (ISM) ha riportato che l’indice PMI manifatturiero negli Stati Uniti è lievemente migliorato, passando da 46,0 a giugno a 46,4 il mese scorso.
In Canada e in Brasile, i valori PMI si sono avvicinati alla soglia di 50 punti, che indica una situazione di stallo. Il PMI canadese si è attestato a 49,6, con una modesta espansione della produzione al ritmo più elevato da febbraio. In Brasile, l’attività manifatturiera è rimasta in contrazione per il nono mese consecutivo, ma il valore PMI di 47,8 è il più alto da febbraio.