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L’Indonesia si apre al mercato del carbon trading

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L’Indonesia lancia un meccanismo di trading di crediti legati alle emissioni di anidride carbonica per le centrali termoelettriche a carbone, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra. Il meccanismo, che è stato annunciato ieri dal Ministero dell’Energia e delle Risorse Minerarie del Paese, entrerà in vigore il prossimo anno.

L’entrata nel mercato del carbonio permetterà alle centrali termoelettriche di acquistare crediti sulle emissioni da progetti di riduzione delle emissioni e di vendere crediti non utilizzati ad altre società. Questo potrebbe aiutare l’Indonesia a raggiungere i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra del 29% entro il 2030 e incentivare l’investimento nelle fonti di energia rinnovabili.

Mohamad Priharto Dwinugroho, funzionario del ministero dell’Energia, ha dichiarato che ci sono 500.000 tonnellate di CO2 equivalenti pronte per essere scambiate. Ha inoltre detto che sarà un meccanismo di mercato a fissarne il prezzo, ma secondo uno studio del Ministero dell’Energia, si stima che potrebbe variare tra 2 e 18 dollari. Il sistema di trading sarà gestito da una piattaforma online, con il governo che si occuperà della regolamentazione e della supervisione.

L’Indonesia si apre al mercato del carbonio

Cosa sono i crediti sulla CO2?

Il trading di crediti sulle emissioni inquinanti è un mercato in cui i diritti di emissione di gas serra vengono scambiati tra le imprese e i paesi. Un governo o un’organizzazione stabilisce un limite di emissioni di gas serra per le aziende che operano in un determinato settore o territorio. Se l’azienda emette meno di quanto le sia consentito, può vendere il surplus di emissioni non utilizzate sotto forma di crediti di carbonio; se l’azienda emette più del limite consentito, deve acquistare crediti di carbonio per coprire l’eccesso di emissioni.

Tale meccanismo si basa sull’idea che le emissioni di gas serra abbiano un costo ambientale e che le imprese che le generano dovrebbero compensarlo. Coloro che riducono le emissioni di CO2 guadagnano denaro attraverso la vendita di crediti di emissione, mentre quelli che non sono in grado di rispettare le quote possono evitare le sanzioni acquistando i crediti necessari per coprire le emissioni in eccesso.

Il meccanismo di trading del carbonio in Indonesia prevede diverse fasi. Attualmente, è stata avviata la prima fase, che consiste nella partecipazione obbligatoria di 99 centrali a carbone con una capacità totale di 33,6 GW, collegate alle reti di alimentazione elettrica di proprietà dell’azienda dello Stato Perusahaan Listrik Negara (PLN). In questa fase, le centrali che emettono più anidride carbonica rispetto alla loro quota possono acquistare crediti di carbonio da altre centrali con emissioni inferiori o da centrali a fonti rinnovabili. In futuro, il meccanismo sarà esteso anche alle centrali elettriche a carbone più piccole e ad altre centrali elettriche alimentate da combustibili fossili, così come alle centrali non connesse alla rete di PLN.

L’Indonesia è uno dei maggiori emettitori di gas serra al mondo

Le emissioni di gas serra in Indonesia

L’Indonesia è uno dei maggiori emettitori di gas serra al mondo. Secondo i dati del Global Carbon Project, nel 2019 ha emesso circa 1,4 miliardi di tonnellate di CO2, equivalente al 3% delle emissioni globali. Il Paese è, di fatto, un importante produttore di carbone, che rappresenta una fonte significativa di reddito.

Il meccanismo di trading del carbonio mira a incoraggiare la riduzione delle emissioni di gas serra e a promuovere l’uso di fonti energetiche rinnovabili. Arthur Simatupang, presidente dell’associazione indonesiana dei produttori privati di energia, ha affermato che le centrali elettriche potranno in questo modo monetizzare i loro sforzi per ridurre le emissioni di carbonio.

Ciò non toglie che tutti i paesi dovranno lavorare insieme per ridurre le emissioni e mitigare i cambiamenti climatici. Lo scorso anno il Paese ha fissato un obiettivo di riduzione delle emissioni di carbonio del 31,89% da sola, o del 43,2% con il sostegno internazionale, entro il 2030.

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