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L’inflazione turca tocca il 75%, ma ci sono buone notizie: il picco dovrebbe essere ormai alle spalle

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Il governo turco ha pubblicato i nuovi dati sull’inflazione, che mostrano una pressione sui prezzi ancora estremamente alta in quello che è ormai il terzo paese con l’iperinflazione più alta al mondo. Secondo i nuovi dati dell’istituto turco di statistica, a maggio i prezzi sono aumentati in media del 75,45% rispetto allo scorso anno e del 3,37% rispetto al mese scorso. Anche se i dati sono in peggioramento, se confrontati con i mesi passati, questo è quello che molti analisti ritengono essere il momento della verità: se le stime del governo turco si riveleranno corrette, da questo momento in poi l’inflazione dovrebbe cominciare a scendere a un ritmo deciso e potenzialmente tornare sotto controllo entro la fine del prossimo anno.

La banca centrale turca, fin da quando Erdogan si è riconfermato come presidente nelle ultime elezioni, ha iniziato un lungo percorso di continui aumenti ai tassi per arginare il problema dell’inflazione. Durante il precedente mandato del presidente turco, invece, si era testata una politica monetaria “pionieristica” fatta di tassi d’interesse artificialmente bassi e di conti deposito garantiti sull’inflazione. Questo tentativo di innovare la gestione della moneta nazionale, però, non ha funzionato e ha rapidamente causato un aumento eccessivo dei prezzi. Finito il mandato, le politiche sono state invertite e si è arrivati alla situazione attuale.

Con le ultime elezioni municipali che non sono state favorevoli a Erdogan, il futuro della presidenza è molto legato all’economia

Periodo ancora difficile per i cittadini turchi

I tre settori che hanno visto il tasso di inflazione aumentare più rapidamente sono stati l’istruzione scolastica (104%), il mercato immobiliare (93%) e il settore di hotel e ristoranti (92%). Teoricamente hotel e ristoranti sono servizi che si rivolgono principalmente ai turisti ed è più facile far passare gli aumenti dei prezzi sul consumatore finale, dal momento che nel frattempo la lira turca continua a svalutarsi e il prezzo in dollari di questi servizi rimane dunque invariato. Gli altri settori, però, sono essenziali per le famiglie e la crisi di iperinflazione attuale pesa molto sulla capacità di spesa. I salari infatti continuano a mostrare un adattamento decisamente più lento all’inflazione rispetto agli altri elementi del paniere dell’inflazione.

In ogni caso, le fonti del governo sono molto fiduciose sul fatto che da qui in avanti il tasso d’inflazione comincerà a scendere e queste previsioni sono riuscite a convincere anche gli analisti. Capital Economics, ad esempio, è una delle grandi firme della finanza istituzionale che sta investendo su una discesa della pressione sui prezzi in Turchia e potenzialmente questa potrebbe essere un’opportunità di speculazione importante per gli hedge funds che fanno trading di obbligazioni. Con l’instabilità geopolitica in Medio Oriente che si aggiunge a una situazione economica complicata, però, il rischio è molto alto.

Grafico dell’inflazione turca negli ultimi 5 anni – Grafica: Trading Economics

Tassi in discesa nel breve termine

La banca centrale turca ha già fatto sapere che, nel caso in cui il ritmo dei rincari continui a scendere come si prevede, presto arriverà il momento di cominciare a tagliare i tassi. Attualmente la banca centrale turca sta mantendo i tassi fissi al 50%, un record per il paese e uno degli elementi che rendono improbabile l’entrata del paese nell’Unione Europea. Secondo le previsioni della banca centrale, però, alla fine dell’anno il tasso d’inflazione sarà sceso al 38% -gli analisti prevedono il 41%- e la traiettoria continuerà a essere ribassista anche nel caso di tagli ai tassi. Per il momento è stato molto difficile prevedere correttamente questi dati, persino in economie come quella europea o statunitense, ma guardando all’andamento dei bond turchi sembra che i mercati stiano dando fiducia al paese.

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