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L’influenza aviaria si allarga negli USA e arrivano i primi casi riscontrati in Cina: attesi effetti su carne e uova
Il problema dell’influenza aviaria sembra starsi allargando, ma senza allerta generale. Negli Stati Uniti si conferma che una larga parte delle mandrie di bovini sono già contagiate: anche se l’aviaria è un problema tipico di uccelli e pollame, può trasferirsi ad altri animali attraverso le mutazioni genetiche. In alcuni casi può contagiare anche gli esseri umani, ed è già stato riscontrato un caso di contagio umano negli USA. Al momento gli unici soggetti a rischio, secondo la FDA, sono quelli che lavorano direttamente a contatto con le mandrie: grazie alla cottura della carne e alla pastorizzazione del latte, non dovrebbe essere a rischio la popolazione generale.
Ora il problema si allarga anche alla Cina, dove la provincia di Qinghai ha riscontrato 275 casi di contagio tra le specie di uccelli autoctone. Per il momento non ci sono ancora studi condotti sulle specie allevate nella zona, e non mancano i dubbi anche sulla trasparenza delle autorità cinesi. Tutto rimane dunque ancora difficile da interpretare, mentre gli scienziati chiedono alla politica di fare di più per mappare l’epidemia e comprendere a fondo i rischi per la popolazione. Diversi analisti di Wall Street hanno già avvisato del potenziale impatto sul mercato della carne, del latte e delle uova.
USA pronti a mettere $200 milioni sul piatto
Gli Stati Uniti questa settimana hanno deciso di lanciare un programma d’investimento sulla mappatura e il controllo dell’epidemia, che ormai ha raggiunto tutti gli Stati allevatori di bovini. Il problema principale, a livello economico e di controllo, è che ora il contagio sta iniziando a toccare gli animali più logicamente prossimi a questa patologia: il pollame. Nelle prime aziende dove è stato riscontrato il contagio, è stato necessario sterminare gli animali allevati: nel ranch di Herbruck’s Poultry in Michigan, ad esempio, ci sono già stati 400 licenziamenti e sono stati uccisi 6,5 milioni di polli per fermare il contagio. Si stima che in tutti gli Stati Uniti il numero di ovini contagiati sia di 91 milioni.
Il caso sta diventando endemico anche per gli animali non allevati, con oltre 9.000 casi di animali contagiati in tutti i 50 Stati. I mercati che inizieranno da subito a sentire l’impatto della situazione sono quello delle uova e della carne di pollo, destinati inevitabilmente ad andare incontro a un rally rialzista dei prezzi per via del calo nell’offerta. Se il contagio dovesse avanzare più velocemente di quanto le autorità stiano avanzando per risolverlo, presto la stagione produttiva negli Stati Uniti potrebbe essere compromessa.
Il contagio si allarga alla Cina
Dopo le segnalazioni della provincia di Qinghai, i campioni di sangue dei primi casi confermati in Cina sono stati esaminati dal Ministero dell’Agricoltura e dai laboratori per il controllo delle malattie animali. Il risultato è che le autorità confermano un focolaio di influenza aviaria anche in Cina, dove i controlli sulle attività di allevamento sono decisamente inferiori a quelli occidentali. Questo preoccupa non soltanto per l’industria alimentare cinese, ma anche per la possibilità che il contagio possa facilmente passare ad altre specie animali o alle persone; una cosa poco incoraggiante è che proprio nella stessa giornata in cui è stato annunciato il riscontro di influenza aviaria in Cina, è stato annunciato anche uno scandalo di corruzione che riguarda le autorità locali sul controllo degli allevamenti. La speranza è che il governo centrale prenda le redini della situazione e decida di stroncare l’epidemia sul nascere.