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Lira turca, calano le riserve Forex della banca centrale

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La banca centrale turca ha riportato nella giornata di giovedì le sue riserve di valuta estera aggiornate al 10 marzo, segnalando un calo di $2 miliardi rispetto alla rilevazione precedente. In totale, la banca centrale può ora contare su $18.62 miliardi di riserve: si tratta del livello più basso toccato da novembre a oggi. Rimane comunque una situazione più stabile rispetto a quella di luglio 2022, quando le riserve toccarono il minimo storico ventennale a $6.07 miliardi.

Sulle riserve pesa il forte terremoto registrato il 6 febbraio, che soltanto in Turchia ha causato oltre 48.000 vittime. Il governo sta cercando di intervenire nel modo più veloce ed efficace possibile, ed è naturale che questo richieda anche un notevole sforzo economico. La banca centrale ha dovuto vendere valuta estera per stabilizzare la lira turca, che subito dopo il terremoto iniziò a vacillare rispetto alle principali valute straniere.

Nel frattempo, la Turchia sta riallacciando i rapporti con l’Arabia Saudita sia politicamente che economicamente: proprio questa settimana, la banca centrale turca ha ricevuto un deposito di $5 miliardi dal Fondo di Sviluppo Saudita.

Per la banca centrale turca è importante non ritrovarsi senza riserve con cui proteggere il valore della lira

La lira turca rimane sotto pressione

Gli sforzi della banca centrale turca hanno parzialmente aiutato a contenere i danni: nel corso dell’ultimo mese, la valuta nazionale ha ceduto appena l’1% rispetto al dollaro americano. Guardando al quadro più ampio, però, la situazione non è delle migliori. Negli ultimi 5 anni, la lira turca ha perso l’80% del valore rispetto al dollaro americano e il trend ribassista sembra solo destinato a continuare.

In parte questa è stata una scelta deliberata del governo Erdogan, che ha messo sotto forti pressioni i governatori che si sono susseguiti alla guida della banca centrale per tagliare i tassi. Una mossa forse mirata ad aumentare l’export turco, che però ha causato non poche difficoltà ai cittadini.

Il PIL pro capite in Turchia era di circa 12.000$ nel 2012, contro i 9.960$ di oggi. Un vero e proprio decennio perduto, segnato negli ultimi anni da una grave crisi monetaria che rischia di aggravarsi dopo il terremoto. Per contenere la svalutazione della lira turca, la banca centrale ha emesso una circolare il 16 febbraio con cui ha chiesto alle banche private di alzare gli spread sul cambio tra lira e oro o valuta estera. Si tratta di uno dei tanti modi in cui una banca centrale può cercare di controllare artificialmente le vendite di moneta nazionale da parte dei cittadini.

Andamento storico del tasso di inflazione in Turchia

L’Arabia Saudita tende una mano

Il 6 marzo, l’Arabia Saudita ha accordato il deposito di 5 miliardi di dollari presso la banca centrale turca. Un aiuto necessario, che ha decisamente aumentato gli strumenti a disposizione della Turchia per contenere la svalutazione della lira e le difficoltà dell’economia nazionale più in generale. Il regno saudita ha descritto l’operazione come una mossa diplomatica con cui mostrare il proprio impegno a ricucire i rapporti con Ankara.

L’accordo non prevede nessun onere da parte della Turchia. Non è nemmeno chiaro se la somma debba essere restituita o se l’Arabia Saudita possa chiedere in futuro degli interessi su questo deposito. Per questo viene visto quasi come un “regalo” a una nazione in difficoltà con cui l’Arabia Saudita sta cercando di ricostruire una relazione politica e commerciale dopo anni di tensione nei rapporti. Anche se 5 miliardi di dollari non possono cambiare la traiettoria dell’economia turca, possono essere un punto di partenza e una boccata d’aria per la banca centrale.

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