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Makhlouf risponde agli scettici difendendo l’economia irlandese

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L’Europa, nonostante le palesi difficoltà che sta affrontando tra cui una vera e propria lotta contro una possibile recessione, ha performato relativamente bene nell’ultimo periodo, ma deve la sua salvezza soprattutto all’economia dell’Irlanda.

Il Paese, infatti, continua a crescere senza sosta con un PIL (Prodotto Interno Lordo), nel 2022, che si stima essere superiore del 12.2%: più del triplo di quello relativo all’intero mercato europeo.

Recentemente ciò ha acceso il dibattito in particolare perché la crescita economica dell’Irlanda rispetto al trimestre precedente, pari al 3.5%, ha salvato l’economia dell’Eurozona dallo stallo degli ultimi tre mesi dell’anno scorso.

L’eccellente performance del Paese ha, però, incontrato numerose critiche nel corso degli anni poiché in molti sostengono che sia il risultato dell’operato delle grandi aziende statunitensi, attratte in Irlanda dalla sua bassa aliquota fiscale.

Gabriel Makhlouf, governatore della Banca Centrale Irlandese, ha risposto affermando che l’economia dell’Irlanda viene mossa da un forte tessuto imprenditoriale, ammettendo anche l’importanza delle attività delle big tech e dei grandi gruppi farmaceutici internazionali.

L’Irlanda: la salvezza dell’Europa

La volatilità della crescita irlandese

Il PIL dell’Irlanda risulta essere palesemente distorto dalle manovre delle grandi multinazionali degli Stati Uniti (tra cui Google, Meta, Apple) che hanno spostato la loro sede fiscale in Irlanda per approfittare delle agevolazioni che offre.

Le grandi aziende che non superano un fatturato di 750 milioni di euro possono usufruire di un’aliquota pari al 12.5%; le aziende che fatturano di più, invece hanno un’aliquota pari al 15% sulle somme in eccesso.

Tutto ciò ha permesso al Paese di avere una crescita smisurata nel corso degli anni, arrivando in alcuni casi a superare l’intera crescita della restante parte dell’Europa. Solo nel 2015, Apple ha spostato le azioni delle sue proprietà intellettuali in Irlanda permettendo un incremento del 25% all’intera Irlanda.

Tutto questo determina una particolare volatilità nei dati relativi alla produzione del Paese, i quali arrivano a subire variazioni pari al 10% da un mese all’altro, allarmando le istituzioni che monitorano le statistiche europee.

La Banca Centrale Irlandese ha risposto affermando che tale situazione deriva da alcuni riposizionamenti di bilancio delle grandi multinazionali e da una volatilità che risulta essere insita nella produzione stessa da parte di questi gruppi, che operano in settori come quello tecnologico ma soprattutto farmaceutico.

La Banca difende in particolare quest’ultima attività, affermando che i prodotti vengono realizzati in Irlanda: Pfizer produce tra le più importanti medicine al mondo, e tale produzione avviene all’interno del Paese. Altrettanto di rilievo è il settore tecnologico, considerando che Intel è una delle più longeve multinazionali del Paese.

La crescita domestica dell’Irlanda

La Banca Centrale Irlandese spiega che non fa affidamento sul valore del PIL proprio perché consapevole delle criticità: cerca invece di distinguere la crescita dovuta alle multinazionali da quella domestica, calcolando quest’ultima attraverso il cosiddetto Modified GNI (Gross National Income).

D’altra parte, infatti, si prevede che la crescita domestica dell’Irlanda subirà un rallentamento a causa dell’elevata inflazione, dell’aumento dei tassi di interesse e della debole crescita economica globale, come sta accadendo negli altri paesi europei. Inoltre, molte big tech hanno annunciato di voler operare un taglio dei costi attraverso alcuni licenziamenti.

Le critiche all’economia irlandese

Makhlouf afferma quindi che la stessa Irlanda opera tenendo conto non del Prodotto Interno Lordo, in particolare per quanto riguarda il breve termine, ma dando rilevanza all’operato domestico, in quanto perfettamente consapevoli che il risultato venga distorto dalla presenza delle multinazionali.

L’attività delle multinazionali non è però un’attività fittizia come si potrebbe tendere a credere: è concreta ed ha avuto un impatto reale nella prosperità dell’economia irlandese nel corso degli ultimi anni. Basti pensare che il tasso di occupazione del Paese è aumentato in media dell’8% negli ultimi 5 anni.

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