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Lo stop al petrolio russo fa perdere milioni alla Polonia

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PKN, la compagnia petrolifera di proprietà statale polacca, sta subendo ingenti perdite finanziarie ogni giorno a causa dell’attuale divieto di importazione del petrolio grezzo russo. Secondo quanto dichiarato, la società fatica a trovare fornitori alternativi in grado di soddisfare il fabbisogno della sua raffineria situata nella Repubblica Ceca.

In particolare, il CEO di PKN Orlen, Daniel Obajtek, ha affermato che l’assenza di petrolio russo si traduce in una rinuncia di circa $27 milioni al giorno. Tale cifra è dovuta alla differenza di prezzo di circa $30 al barile rispetto alle alternative disponibili sul mercato.

Tuttavia, Obajtek ha precisato che questa spesa aggiuntiva non va vista come una perdita vera e propria. Piuttosto, si tratta di una scelta consapevole da parte dell’azienda di non sostenere l’economia russa. Infatti, il divieto di importazione riguarda tutte le società che non importano petrolio dalla Russia.

PKN sta avendo difficoltà a diversificare le sue fonti di approvvigionamento di petrolio.

La Russia continua a raggirare le sanzioni

La Polonia aveva annunciato l’intenzione di smettere di importare petrolio russo entro la fine del 2022, tuttavia, la compagnia petrolifera Orlen ha continuato ad importare tale risorsa fino a febbraio. Solo il mese scorso, Orlen ha annunciato di aver chiuso il suo ultimo contratto con la società russa Tatneft.

Il CEO di Orlen, Obajtek, ha riconosciuto le difficoltà che la sua azienda ha incontrato nel cercare di diversificare le fonti di approvvigionamento del petrolio. Inoltre, ha affermato che le compagnie petrolifere russe continuano a esportare “prodotti petrolchimici” e altri derivati del petrolio verso l’Europa, nonostante le sanzioni dell’UE volte a limitare la capacità della Russia di finanziare la guerra in Ucraina.

Obajtek ha elencato alcune scappatoie che consentono alle società russe di continuare a guadagnare in Europa, ma non ha fornito prove concrete di violazioni delle sanzioni.

La critica arriva in concomitanza con la valutazione da parte della Commissione Europea di nuove restrizioni sulle esportazioni di alcuni paesi dell’UE verso nazioni sospettate di re-inviare prodotti sanzionati alla Russia.

Ci sono anche dubbi riguardo all’applicazione delle sanzioni da parte di Bruxelles, con alcune persone che sostengono che le esportazioni dell’UE potrebbero raggiungere la Russia attraverso paesi come l’Armenia, il Kazakistan e il Kirghizistan.

Secondo Beata Javorcik, economista capo della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, i dati commerciali dell’anno scorso suggeriscono che le sanzioni siano state eluse attraverso il commercio indiretto.

In un’intervista separata al Financial Times, Javorcik ha fatto notare che dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, sono state create circa 200 aziende collegate alla Russia in Kazakhstan. Sebbene il volume complessivo non compensi il calo del commercio diretto, in alcuni settori il commercio indiretto è addirittura aumentato.

Si stima che ci siano almeno 200 aziende collegate alla Russia in Kazakhstan.

Su PKN Orlen

PKN Orlen è una società polacca che opera nel settore petrolifero e chimico. Fondata nel 1999, la società è stata creata dalla fusione di due società statali polacche del settore petrolifero e chimico.

Obajtek ha dichiarato che, pur essendo Orlen attualmente dominante sul mercato in Polonia e avendo anche operazioni di raffinazione in Lituania, vede il potenziale per l’azienda di espandersi a livello internazionale, in particolare in Germania.

PKN Orlen è attiva in diverse aree di business, tra cui la raffinazione del petrolio, la produzione di combustibili, la produzione di polimeri, fertilizzanti e altri prodotti chimici. Inoltre, la società gestisce una rete di stazioni di servizio in Polonia e in Europa. Nel 2020, la società ha registrato un fatturato di oltre 80 miliardi di PLN (circa 17 miliardi di euro) e un utile netto di circa 1,6 miliardi di PLN (circa 350 milioni di euro).

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