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Lotta per il futuro della plastica al summit di Parigi

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Secondo quanto è stato riportato lunedì 29 maggio dall’agenzia di stampa britannica Reuters, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (United Nations Environment Programme, UNEP), un’organizzazione internazionale che opera contro i cambiamenti climatici a favore della tutela dell’ambiente e dell’uso sostenibile delle risorse naturali, sta organizzando un forum a Parigi per discutere un piano il cui obiettivo è la riduzione dei rifiuti di plastica dell’80% entro il 2040. Lo studio, pubblicato all’inizio di questo mese, ha elencato tre aree di azione importanti: riutilizzo, riciclaggio e riorientamento dell’imballaggio di plastica verso altri materiali.

Critiche contro il rapporto dell’UNEP per ridurre i rifiuti di plastica dell’80% entro il 2040

Prospettive contrastanti sul rapporto dell’UNEP

Mentre gli Stati membri delle Nazioni Unite si stanno riunendo questa settimana per lavorare su una convenzione globale sulla plastica, è già iniziata una controversia tra coloro che vogliono vietare la produzione di nuove plastiche e coloro che sostengono il riciclaggio come soluzione ai rifiuti di plastica.

Molti Paesi hanno affermato che la circolarità, ovvero mantenere gli oggetti di plastica già prodotti in circolazione il più a lungo possibile, dovrebbe essere uno degli obiettivi del convegno, che ha inizio lunedì. Il riciclaggio meccanico e chimico, per esempio, è al centro della posizione di Global Partners for Plastics Circularity, una collaborazione multinazionale di associazioni e aziende che producono, utilizzano e riciclano la plastica.

Al contrario, alcuni gruppi ambientalisti hanno criticato il rapporto per aver focalizzato l’attenzione sulla gestione dei rifiuti, che hanno visto come una concessione all’industria globale delle plastiche e dei prodotti petrolchimici. A tal proposito, Therese Karlsson, la consulente scientifica dell’International Pollutants Elimination Network, una rete globale di organizzazioni non governative dedicata all’obiettivo comune di eliminare gli inquinanti (come il piombo nelle vernici, il mercurio e il piombo nell’ambiente, gli inquinanti organici persistenti, le sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino e altre sostanze tossiche), ha affermato che le vere soluzioni alla crisi delle plastiche richiederanno controlli globali sulle sostanze chimiche nelle stesse e una riduzione significativa della produzione di plastica.

Tuttavia, Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’UNEP, ha dichiarato a Reuters che la critica al riciclaggio presente nel rapporto ignora le raccomandazioni più ampie dello studio per una riforma dell’imballaggio. Si parla di riprogettare e questo è il punto di partenza per tutto ciò che si deve fare per usare meno plastica, ha aggiunto.

Preoccupazioni per la salute pubblica

Durante il primo round di negoziati svoltosi lo scorso novembre in Uruguay, è stata stabilita un’ambiziosa scadenza per raggiungere un accordo su un trattato legalmente vincolante entro un anno. Finora, tuttavia, i delegati sono ancora impegnati nella definizione degli obiettivi chiave del trattato, tra cui la possibilità di vietare alcuni tipi di plastica e l’individuazione di soluzioni per migliorare la gestione dei rifiuti. Inoltre, rimangono ancora questioni cruciali da risolvere, quali i metodi di finanziamento delle politiche e l’attuazione delle stesse.

L’inquinamento da plastica è diventato uno dei problemi ambientali più urgenti da risolvere

In questi giorni, numerosi Paesi hanno evidenziato la preoccupazione per la salute pubblica come una delle principali priorità nella riduzione della produzione e dei rifiuti di plastica. Il rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, infatti, ha identificato ben 13.000 sostanze chimiche associate alla produzione di plastica, di cui oltre 3.000 sono considerate pericolose.

Inoltre, Greenpeace, l’organizzazione non governativa ambientalista e pacifista famosa principalmente per la sua azione diretta e non violenta per la difesa del clima, delle balene, dell’interruzione dei test nucleari e dell’ambiente in generale, ha pubblicato un rapporto che raccoglie le conclusioni di diverse ricerche scientifiche, le quali indicano che i processi di riciclaggio della plastica possono rilasciare nell’ambiente molte di queste sostanze chimiche, tra cui il benzene, un agente cancerogeno.

In vista dei colloqui di lunedì, dunque, una coalizione di 55 Paesi ha chiesto un trattato che preveda forti restrizioni su specifiche sostanze chimiche pericolose e il divieto di prodotti in plastica problematici, difficili da riciclare e che spesso finiscono in natura. Jeanne d’Arc Mujawamariya, ministra dell’Ambiente del Ruanda e co-presidente della High Ambition Coalition to End Plastic Pollution, un gruppo informale di Paesi nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UN Framework Convention on Climate Change, UNFCCC) che si impegna a sviluppare strumenti internazionali legalmente vincolanti per garantire interventi efficaci lungo l’intero ciclo di vita della plastica, ha commentato che è una responsabilità proteggere la salute umana e l’ambiente dai polimeri e dalle sostanze chimiche più dannose attraverso questo trattato.

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