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L’UE impone dazi al 38% sugli EVs cinesi: le azioni di NIO e BYD volano in Borsa anziché affondare

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L’Unione Europea è arrivata alla fine di un iter burocratico durato oltre un anno, che ha visto la Commissione impegnata a valutare la possibile introduzione di dazi e limiti alle importazioni sui veicoli elettrici cinesi. Appena prima dell’insediamento del nuovo Parlamento, l’emiciclo attuale ha colto la palla al balzo per prendere una decisione finale: saranno imposti dei dazi del 38% sulle importazioni di veicoli elettrici prodotti in Cina. Ma per chi pensa che queste siano cattive notizie per produttori come BYD, HSI e Geely, è tempo di ricredersi: tutte le azioni dei produttori cinesi di EVs hanno chiuso la giornata in forte rialzo, perché i mercati si aspettano che i dazi non siano sufficienti a fermare l’avanzata di questi produttori.

Poche settimane fa, l’amministrazione Biden ha introdotto dei dazi del 100% sulle importazioni di veicoli elettrici cinesi negli Stati Uniti. In quell’occasione i marchi che producono in Cina hanno effettivamente chiuso la giornata in forte ribasso, perché le auto prodotte negli Stati Uniti riusciranno a tutti gli effetti a tornare a essere più convenienti per i consumatori locali. Secondo il più recente studio condotto in maniera scientifica, però, l’Europa avrebbe bisogno di alzare i dazi almeno al 55% per pensare di proteggere le case automobilistiche locali. Le vere cattive notizie riguardano i produttori europei, come Stellantis, Volkswagen e Mercedes.

La speranza è che la scelta scoraggi un aumento eccessivo dei dazi cinesi sui prodotti europei come risposta

I nuovi dazi europei: ecco come funzionano

L’UE ha deciso di differenziare il livello di dazi in base ai produttori. Già in questo momento tutte le importazioni di veicoli elettrici sono soggette a un dazio del 10%, ma questo è palesemente insufficiente e negli ultimi anni la quota di mercato degli EVs made in China è aumentata a un ritmo esponenziale. Da oggi si avranno dei dazi extra del 17,4% per BYD, del 20% per Geely -la casa proprietaria di Volvo- e del 38,1% per SAIC. Questa differenza è dovuta all’indagione che la Commissione Europea ha condotto sul sistema di finanziamento pubblico utilizzato in Cina, dalla quale è emerso che i produttori locali riescono a produrre a prezzi artificialmente bassi in virtù degli incentivi che arrivano dal governo.

Questa, quantomeno, è la versione ufficiale dell’Unione Europea. La realtà difficile da ammettere è che Bruxelles sta cercando di proteggere i suoi produttori contro una tecnologia e un’efficienza nettamente superiore da parte dei produttori cinesi. La prova di questo fatto è che l’UE abbia deciso di aumentare del 21% i dazi per tutte le case automobilistiche cinesi che sono state menzionate nella sua investigazione, ma per le quali non è stato possibile provare che ci siano degli incentivi pubblici in grado di provocare una distorsione del mercato.

Tesla produce in Cina i veicoli che importa in Europa

Analisti ottimisti sugli EVs cinesi

Il vantaggio competitivo cinese proviene da diversi fronti, a partire dal fatto che la Cina controlla oltre il 60% dei depositi di terre rare e riesce a ottenere importazioni costanti di litio a prezzi vantaggiosi dall’Australia. Le megafactory cinesi lavorano senza sosta e con un livello di automazione che ormai supera di molto quello delle case automobilistiche europee. Secondo Citi, Morningstar e molti altri analisti istituzionali, dopo la decisione di oggi lo scenario competitivo rimane essenzialmente invariato. Se non altro, il gap da colmare per i produttori europei è più basso di prima. Ciò che è certo è che esportare auto verso i mercati asiatici, come i produttori europei hanno sempre fatto, diventerà sempre più raro mano a mano che i veicoli elettrici sostituiscono quelli convenzionali.

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