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Membro Fed ritiene che l’inflazione sia diventata sistemica
Lisa Cook, uno dei membri del board dei governatori della Federal Reserve, nella giornata di venerdì ha voluto esprimersi di fronte alla stampa in merito all’inflazione. Le sue parole sono state poco incoraggianti per gli investitori, dal momento che la Cook vede l’inflazione come un fenomeno ora diventato “broad-based“. Il termine indica che la base di inflazione sia diventata più ampia, ovvero che un numero maggiore di beni e servizi stiano riscontrando lo stesso aumento dei prezzi che prima riguardava soltanto alcuni settori dell’economia. Sembra che per la Fed non sia ancora arrivato il momento di decretare la vittoria sul tasso di inflazione.
Oltre al tasso di inflazione generico dell’economia, le banche centrali tengono conto anche di come questo si stia manifestando in diverse filiere. Solitamente i due problemi peggiori da affrontare sono l’inflazione nei salari e quella nei beni di prima necessità o energetici, che tendono poi a trainare a rialzo i prezzi di tutti gli altri beni e servizi. Attualmente per l’economia americana entrambi i fenomeni sono in corso e ben evidenti, per cui Lisa Cook non ha voluto addolcire la pillola e si è rivolta con parole molto chiare ai giornalisti.
Necessari altri aumenti dei tassi
Secondo la Cook, i tassi di interesse sono destinati ad aumentare ancora prima di poter davvero avvicinare il tasso di inflazione al target del 2% desiderato dalla Federal Reserve. Con le sue parole ha voluto notare che in tutte le categorie di beni e servizi ora si nota un calo del tasso di inflazione, ma che questo sta comunque restando piuttosto alto. Secondo la sua interpretazione di questi dati, significa che l’inflazione è diventata un fenomeno sistemico nell’economia; questo si verifica quando lavoratori, imprese e consumatori tengono conto dell’inflazione nelle proprie decisioni aspettandosi che i prezzi tendano a salire.
Diventa più difficile combattere l’inflazione quando questa si manifesta in modo trasversale nell’economia e fa parte delle attese dei suoi diversi attori. Lisa Cook ha espressamente dichiarato che la strada verso il target del 2% potrebbe essere lunga e piena di dossi, facendo indirettamente riferimento alla situazione delicata in cui si sono ritrovate le banche a marzo. Con i prelievi in calo e una ritrovata fiducia verso il comparto bancario, ora la Federal Reserve deve cercare di capire se ulteriori aumenti dei tassi potrebbero diventare rischiosi per gli istituti di credito privati.
Quasi un triliardo in aiuti alle banche
Ora che la polvere si sta posando dopo tutte le vicende che hanno coinvolto il settore bancario a marzo, comincia a diventare il momento di tirare le somme. A fronte di tutto quello che l’economia ha attraversato, la FDIC ha dovuto rimborsare i correntisti delle banche fallite per evitare danni sistemici all’economia; nel frattempo la Federal Reserve ha aiutato le banche con prestiti d’emergenza, di modo che gli aumenti dei prelievi non portassero a una crisi peggiore. Complessivamente, per tutto questo è stato necessario immettere nell’economia 1 triliardo di dollari.
Un triliardo di dollari non è ovviamente una somma di poco conto e non è quello che serve all’economia quando il tema centrale è abbassare l’inflazione. Inevitabilmente questa iniezione di liquidità avrà dei riflessi sull’andamento della pressione sui prezzi, con i mercati finanziari che hanno già riscontrato uno dei tipici rally rialzisti che si verificano quando le banche ricevono liquidità dalla Fed. Ora rimane da osservare quanto grande sarà l’impatto di queste misure d’emergenza sull’inflazione e quanto tutto ciò potrebbe rallentare il raggiungimento del target del 2%.