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Mezzo mondo ha superato il picco di uso di combustibili fossili

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Un nuovo report di Ember, un think tank internazionale con sede nel Regno Unito e dedicato alla sostenibilità climatica, rivela buone notizie per quanto riguarda l’avanzata dell’energia rinnovabile. Secondo l’analisi, che ha considerato dati provenienti da oltre 200 nazioni, più di metà delle economie mondiali hanno già messo alle spalle il loro picco nel consumo di energia prodotta a partire da combustibili fossili. Nello specifico, 107 nazioni del mondo oggi consumano meno combustibili fossili rispetto al passato e insieme rappresentano il 38% della domanda mondiale di energia. Il consumo medio di combustibili fossili in questi paesi è calato mediamente del 20%, e a guidare questa avanzata sono soprattutto le economie sviluppate.

I dati analizzati da Ember tengono conto di tutto il consumo di energia dei paesi considerati dal 2000 fino al 2022. Essendo uno degli studi più completi pubblicati nel 2023, aiuta molto a contestualizzare la situazione attuale del mercato dell’energia. E i dati sono quasi certamente destinati a migliorare ancora con i prossimi anni, visti i forti investimenti in idrogeno verde degli USA, e il nuovo sistema di incentivi europei per la produzione di energia rinnovabile. Lo scoglio, suggerisce il report, sarà quello di far passare attraverso la stessa transizione anche i mercati emergenti, dove la domanda di energia cresce a un ritmo molto rapido di anno in anno. Spesso privi delle risorse finanziarie necessarie per de-carbonizzare la propria economia, questi sono i paesi dove è più necessario intervenire per aumentare la sostenibilità globale.

78 paesi già lontani dal picco

Sono 78 le nazioni del mondo dove il picco nel consumo di energia prodotta a partire da combustibili fossili è ormai alle spalle da almeno 5 anni. Ben 45 di queste nazioni, sempre secondo il report di Ember, sono riuscite a raggiungere questo risultato malgrado il consumo complessivo di energia sia aumentato. Questo dimostra che la crescita economica può essere superata dalla crescita nella produzione di energia rinnovabile, anche se chiaramente si tratta di una sfida difficile. Tra le nazioni che hanno lasciato alle spalle il loro picco nel consumo di combustibili fossili ci sono tutte le principali economie mondiali: l’Unione Europea ha ridotto il suo consumo del 30%, il Nord America del 20% e l’Oceania del 15%. Manca ancora all’appello la Cina, ma i segnali incoraggianti non mancano.

Per quanto riguarda le nazioni dove la produzione di energia da combustibili fossili non ha ancora raggiunto il suo picco, si prevede che molte di queste ci arrivino a breve: si nota uno stallo della domanda in Africa, un appiattimento della curva del consumo in America Latina e solo in Medio Oriente e Asia sembra che l’obiettivo sia ancora distante di almeno qualche anno. In ogni caso non mancano i casi di successo anche in queste aree, come quello del Vietnam. L’emergente economia asiatica è già riuscita a tagliare del 16% il suo consumo di combustibili fossili per la produzione di energia nel corso degli ultimi tre anni. La Giordania e gli Emirati Arabi sono già oltre il picco.

Possibile un traguardo storico nel 2023

All’inizio dell’anno, Ember aveva previsto che il 2023 sarebbe stato il primo anno in cui complessivamente le emissioni inquinanti del settore energetico sarebbero calate rispetto al passato. Un obiettivo che ora Ember mette in discussione, soprattutto per via di avverse condizioni climatiche che hanno portato a una riduzione significativa nel volume di energia prodotta da fonti idroelettriche. Il report suggerisce che lo scenario più probabile sia un mantenimento dei livelli di emissioni dello scorso anno, comunque un traguardo storico.

Non ci sono comunque solo notizie positive: Ember fa notare che, per raggiungere gli obiettivi di tagli alle emissioni fissati dalla International Energy Agency, sarà necessario arrivare a produrre il 40% dell’energia totale a partire da fonti rinnovabili entro il 2030. Attualmente questo è ancora un traguardo lontano, ma necessario per non superare il target sul riscaldamento globale.

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