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Morgan Stanley raddoppierà investimenti in private credit

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Morgan Stanley vede nel mercato del private credit la sua nuova grande opportunità: la banca ha annunciato, attraverso il CEO David Solomon, di voler espandere notevolmente la sua esposizione al settore. L’obiettivo sarebbe quello di raddoppiare il portfolio investito in questo tipo di strumenti, passando da $25 miliardi a $50 miliardi. In questo gennaio segnato da un’attività record nel mercato delle obbligazioni, i grandi investitori istituzionali cominciano a guardare al di fuori delle Borse per trovare opportunità che possano ancora pagare rendimenti interessanti. Dopo che i dati di oggi hanno mostrato ancora una volta un’inflazione in calo negli Stati Uniti, la finestra d’opportunità per mettere le mani su investimenti a tasso fisso con rendimenti degni di nota sembra diventare sempre più piccola.

Il mercato del credito privato riguarda le emissioni di obbligazioni e i prestiti che vengono negoziati direttamente tra un investitore e un’impresa. Questo si oppone alle due fonti classiche di finanziamento per le aziende, cioè le Borse regolamentate e le emissioni di obbligazioni tramite meccanismo ad asta tra le banche d’investimento. Società come Morgan Stanley che hanno dei rami destinati ai puri investimenti, senza offrire i classici servizi di una banca di risparmio, possono giocare un ruolo importante in questo mercato nelle condizioni attuali in cui si trova: questa, per lo meno, è la nuova previsione di Solomon.

Anche JP Morgan e Wells Fargo stanno lavorando in questa direzione

Un mercato da 2 triliardi di dollari

Secondo le stime di Morgan Stanley, complessivamente il mercato del private credit vale $2 miliardi. Fino a questo momento la società ha preso parte a questo tipo di operazioni, ma con un ramo relativamente piccolo della sua attività. Ora che si punta a raddoppiare la dimensione del portafoglio, la cosa si fa seria. Secondo Solomon, la raccolta che avverrà nel corso dei prossimi anni arriverà per due terzi da investitori istituzionali e per un terzo da individui ad alto patrimonio. Accedere al mercato del private credit, infatti, almeno per il momento rimane un’opzione riservata a investitori dalle tasche particolarmente profonde.

David Miller, che guida la divisione di private credit per Morgan Stanley in cui lavorano oltre 60 analisti, fa sapere che la banca ha già investito $300 milioni per far crescere questa divisione attraverso nuove risorse umane, nuove partnership e nuove risorse da dedicare allo studio delle opportunità. E non sembra l’unica banca ad aver preso questa strada: JP Morgan ha stanziato, secondo fonti anonime che hanno parlato con la stampa, $10 miliardi delle proprie risorse finanziarie da investire in private credit.

Nel private credit, un investitore si sostituisce al ruolo tipico delle banche

Una finestra di opportunità

Il mercato del private credit sta diventando sempre più grande, per via del fatto che le banche di risparmio -tipicamente coinvolte nell’erogazione di prestiti- hanno ora dei requisiti molto più stringenti per i loro bilanci. Li hanno avuti già dopo la crisi del 2008, ma il fallimento di Silicon Valley Bank lo scorso anno ha portato a un nuovo giro di vite sulle regolamentazioni. Questo significa che hanno in bilancio sempre meno obbligazioni e bond ad alto rischio, e che chiedono dei tassi d’interesse molto alti per accettare questo tipo d’investimento. Società come KKR e Blackrock hanno rapidamente colmato lo spazio lasciato libero dalle banche, inserendosi sempre di più come controparti dirette per le emissioni di obbligazioni e prestiti. Questo significa una maggior possibilità di finanziarsi per le imprese, ma anche nuove opportunità d’investimento per i grandi gestori di patrimoni.

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