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BHP e Anglo American: salta l’acquisizione e la prospettiva di un colosso mondiale del rame

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Il gigante minerario BHP Group (BHP) ha rinunciato ufficialmente al suo tentativo da 49 miliardi di dollari di acquisire la rivale Anglo American (AAL), ponendo fine a sei settimane di trattative che avrebbero potuto creare il più grande produttore di rame al mondo. La proposta di fusione, valutata quasi 39 miliardi di sterline, era vista come un punto di svolta significativo nel panorama globale delle materie prime, ma è naufragata a causa di disaccordi sul destino delle attività sudafricane di Anglo American. Il gruppo BHP era principalmente attratto dalle vaste riserve di rame di Anglo American in America Latina.

Il rame è un elemento essenziale per la produzione di veicoli elettrici, pannelli solari, turbine eoliche e altre tecnologie chiave per la transizione verso un’economia a basse emissioni di CO2. La domanda di rame dovrebbe aumentare considerevolmente nei prossimi anni: si prevede che nel 2030 l’economia mondiale avrà bisogno di 30 milioni di tonnellate del metallo rosso ogni anno, contro le 16 milioni di tonnellate all’anno che venivano prodotte nel 2010. La fusione avrebbe anche offerto l’opportunità di consolidare risorse, ottimizzare le operazioni e generare potenziali efficienze di costo. Unendo le forze, BHP e Anglo American avrebbero creato un colosso minerario con un’influenza significativa sui prezzi globali del rame e sulle catene di approvvigionamento.

Le due miniere di Anglo American in Cile fanno molta gola a BHP

L’accordo crolla sul nodo delle miniere in Sud Africa

L’accordo è stato ostacolato dalla struttura proposta da BHP, che prevedeva la cessione delle attività di platino e minerale di ferro di Anglo American in Sud Africa prima della fusione. Questo piano ha sollevato preoccupazioni tra il management di Anglo American, il governo sudafricano e alcuni azionisti: il timore comune è che lo spin-off potesse avere un impatto negativo sull’economia sudafricana, causando potenziali perdite di posti di lavoro e un calo degli investimenti nel settore minerario locale. BHP ha tentato di alleviare queste preoccupazioni offrendo garanzie di sicurezza del lavoro e condividendo i costi di un aumento della partecipazione azionaria dei dipendenti nelle attività sudafricane.

Alla fine, Anglo American ha ritenuto che queste concessioni fossero insufficienti e BHP ha deciso di abbandonare l’offerta piuttosto che modificare la sua proposta. Il fallimento della fusione ha generato diverse reazioni nel settore minerario. Le azioni Anglo American sono in calo di oltre il 3% in questa giornata di scambi, mentre le azioni BHP sono rimaste piatte. Evidentemente gli azionisti non ritengono che BHP abbia commesso un errore nel non negoziare di più con Anglo American per trovare una soluzione accettabile per le attività sudafricane. Nel frattempo, lo short squeeze sul mercato del rame continua.

BHP mantiene comunque la quota di maggioranza della miniera di rame più grande al mondo, ancora una volta in Cile

Gli analisti sottolineano le conseguenze

Particolarmente significativa l’analisi di JP Morgan, che stima un potenziale flusso di capitali di 4,3 miliardi di dollari fuori dal Sud Africa a causa del mancato accordo, con conseguenze negative per il rand sudafricano. Christopher LaFemina di Jefferies ha elogiato la disciplina di BHP nell’approccio all’acquisizione, evitando di compromettere la propria struttura aziendale per un accordo incerto. Opinione simile a quella di George Cheveley di Ninety-One, che ha sottolineato l’importanza di una struttura dell’accordo che tuteli gli interessi di tutte le parti coinvolte. Sembra dunque che Wall Street veda il Sud Africa come l’unico vero sconfitto del mancato accordo.

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