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Nigeria, riserve Forex in calo di $578 milioni in 14 giorni
Accelera repentinamente la richiesta di valuta estera in Nigeria, con la banca centrale che vede ridursi il valore delle proprie riserve di oltre 578 milioni di dollari nell’arco di due sole settimane. Un problema che ha diverse sfaccettature, a partire dal fatto che la banca centrale rifiuta di riconoscere il mercato nero e si impegna a mantenere una scarsa quantità di naira in circolazione per evitare un boom del tasso di inflazione. Se il cambio ufficiale è 1$ per 460 naira, sul mercato nero la valuta viene scambiata a 755 naira per dollaro.
Dal 2020 in avanti, per la Nigeria è diventato sempre più difficile cercare di aumentare le proprie riserve di valuta estera. Guardando ai soli dati del 2023, la nazione ha iniziato l’anno con $37 miliardi di Forex in riserva e questa cifra è scesa a $36 miliardi alla rilevazione del 15 marzo. Per quanto la situazione non sia grave nell’imminente, al paese africano serve una strategia ben chiara per invertire la rotta e tornare a una gestione sostenibile nel lungo termine delle proprie riserve di valuta estera.
Il tentativo di demonetizzare l’economia
Uno degli esperimenti che la Nigeria sta conducendo per migliorare la propria situazione economica è la demonetizzazione. Si tratta di una strategia che prevede di rimuovere dalla circolazione le banconote con un valore nominale più alto, sostituendole con altre dal valore più basso. Questo dovrebbe teoricamente aiutare a ridurre alcuni problemi: rendere più difficile la corruzione, ostacolare il riciclaggio di denaro e destabilizzare i flussi di finanziamento ai gruppi terroristici.
Molti esperti hanno criticato questa mossa nel corso del tempo e ci sono già degli esempi di come la demonetizzazione dell’economia non abbia funzionato altrove. In India, ad esempio, il governo ritirò nel 2016 le banconote da 500 rupie e 1.000 rupie con gli stessi obiettivi. Il successo di questa operazione è stato parziale: alcune persone con patrimoni più grandi hanno iniziato a dichiararli e a depositare il proprio denaro in banca; per l’economia informale, che rappresenta una parte importante dell’economia di una nazione in via di sviluppo, fu però un problema. Milioni di persone si sono ritrovate a non sapere come affrontare le spese quotidiane.
Dal momento che le persone non riescono a utilizzare in modo efficiente le banconote stampate dalla propria banca centrale, si rivolgono alle banche private per convertire la loro valuta in dollari o in euro.
Il bello e il brutto delle rimesse
Storicamente la Nigeria ha sempre fatto molto affidamento sull’export di petrolio per ricevere riserve di valuta estera. Il petrolio rappresenta il 90% dell’export nazionale e il 9% del PIL, ma i prezzi bassi degli ultimi anni hanno spinto l’economia a fare sempre più affidamento sulle rimesse inviate dagli emigrati. Il crollo del prezzo del petrolio a cavallo tra 2015 e 2016 ha provocato un repentino calo dell’attività economica, causando un aumento repentino delle rimesse informali. Si tratta di tutte quelle rimesse che non vengono tracciate ufficialmente e che vengono convertite in valuta locale presso il mercato nero.
Il 40% circa degli adulti, in Nigeria, non ha accesso a un conto corrente o altre forme di finanza tradizionale. Per queste persone, la demonetizzazione rischia di diventare un problema importante e di spingere sempre di più all’utilizzo del dollaro come forma di gestione delle transazioni. Un utilizzo ulteriormente favorito dal fatto che le rimesse vengono inviate in valuta estera, solitamente euro o dollari, evitando totalmente il problema del cambio.