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NIO annuncia bond convertibili per $1 mld, il titolo crolla

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NIO si unisce a Fisker e Nikola, diventando il terzo grande produttore di veicoli elettrici a decidere di finanziarsi con una nuova emissione di obbligazioni convertibili nel corso di quest’anno. La società sta affrontando un periodo complicato, tra l’economia cinese che continua a essere in difficoltà e Tesla che taglia i prezzi per conquistare nuove quote di mercato. Le emissioni di nuove obbligazioni convertibili sono un modo per finanziarsi a basso costo, eliminando gran parte dei tassi di interesse ma accettando di diluire le quote di proprietà degli azionisti. In risposta all’annuncio, che NIO ha dato in un comunicato stampa pubblicato sul suo sito ufficiale, le azioni hanno subito accusato il colpo: nella giornata di scambi di martedì, NIO ha perso oltre il 14% del proprio valore in Borsa.

NIO intende mettere sul mercato a breve $1 miliardo di obbligazioni convertibili, finanziandosi direttamente sul mercato americano. Al momento la società è valutata $15 miliardi, per cui l’eventuale conversione dei bond in azioni comporterebbe una seria diluizione delle quote di proprietà degli attuali azionisti. Non solo, ma le banche d’investimento che decideranno di aderire all’offerta avranno la possibilità di comprare altri $150 milioni delle stesse obbligazioni entro 30 giorni dall’emissione sul mercato primario.

Per NIO, questo è il primo anno di ricavi in declino

I dettagli delle nuove obbligazioni NIO

Il produttore di veicoli elettrici di lusso ha deciso di lanciare la nuova emissione di obbligazioni con due serie di strumenti: $500 milioni in obbligazioni in scadenza nel 2029 e $500 milioni di obbligazioni in scadenza nel 2030, entrambe con la possibilità di vendere altri $75 milioni ai sottoscrittori iniziali entro un periodo di 30 giorni dall’emissione. Le obbligazioni saranno ufficialmente emesse il prossimo 15 ottobre, e potranno essere ricomprate da NIO prima della loro scadenza. La società potrà, due anni prima della scadenza, decidere di ritirare dal mercato le obbligazioni ricomprandole al loro valore nominale. Tuttavia NIO specifica che potrà ricomprare tutte ma non parte delle obbligazioni emesse, per cui sembra meno probabile che questa opzione venga esercitata davvero.

La società non ha ancora annunciato i dettagli relativi alle nuove obbligazione, soprattutto i due più attesi dai mercati: il tasso di interesse che verrà pagato ai proprietari del bond e, soprattutto, a quali condizioni potrà essere convertito in azioni. Questa è senza dubbio la domanda più interessante, considerando che nel caso degli altri produttori di EVs sono stati indicati dei prezzi molto vicini a quelli attuali delle azioni. Probabilmente è per questo motivo che le azioni hanno registrato una performance così poco convincente nella giornata di scambi immediatamente successiva all’annuncio.

Il settore sta conoscendo un consolidamento dopo il boom dei nuovi produttori e delle quotazioni in Borsa nel 2020-21

Stretta tra macroeconomia e concorrenza

NIO non sta attraversando un periodo facile. La società si ritrova stretta tra due forze che pesano molto sul suo sviluppo: da una parte la concorrenza, dall’altra l’andamento economico cinese che continua a mostrarsi zoppicante. I consumatori cinesi sono spaventati da quello che sta succedendo soprattutto sul mercato immobiliare, con Country Garden -il più grande costruttore del paese- che continua il suo valzer pericoloso con il rischio di bancarotta. C’è poca fiducia nella crescita economica, cosa che spinge i consumatori a rimandare le grandi spese come l’acquisto di una nuova auto.

L’altro grande limite allo sviluppo di NIO in questo momento è la forte pressione dei concorrenti, in primis Tesla e BYD. Due grandi realtà che continuano a investire molto e soprattutto a essere estremamente più competitive di NIO sul fronte dei prezzi. Come risultato, nel 2023 per la prima volta NIO ha smesso di crescere e si è trovata a fatturare di meno, nei primi due trimestri dell’anno, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Con perdite per oltre $1.4 miliardi negli ultimi 6 mesi, la società è costretta ad accettare la svalutazione del titolo per potersi rivolgere al mercato del credito e cercare la liquidità con cui andare avanti.

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