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Il CEO di NVIDIA annuncia l’apertura al cloud computing
Nvidia, azienda tecnologica statunitense, si sta aprendo ad un nuovo business model, cercando di espandere la propria offerta di soluzioni di elaborazione parallela e di intelligenza artificiale in particolare ai governi, per aiutarli a risolvere problemi critici e ad affrontare sfide complesse che richiedano la gestione di grandi quantità di dati, attraverso server virtuali e architetture di cloud computing.
Ampliando la propria offerta di prodotti e servizi alle grandi aziende e ai governi la società mette potenzialmente a rischio il suo rapporto con le big tech, che rappresentano i suoi clienti più importanti. La scelta deriva dal fatto che le big tech, tra cui Google e Microsoft, abbiano deciso di adoperarsi per progettare i propri AI chip, rischiando di rendere l’operato di Nvidia obsoleto nel lungo termine.
Il rapporto tra l’azienda produttrice di processori grafici (GPU) e le big tech si è incrinato principalmente dopo il successo dei prodotti di OpenAI, tra cui ChatGPT, che hanno aumentato l’interesse verso un nuovo mercato per la produzione di AI chip.
L’apertura al cloud computing
Il CEO di Nvidia, Jensen Huang, ha annunciato mercoledì che l’azienda si sta aprendo al cloud con l’introduzione di servizi di elaborazione parallela da remoto. Con l’esplosione del cloud computing e delle tecnologie di virtualizzazione, infatti, molte aziende ed organizzazioni stanno cercando di spostare le loro attività e le loro risorse di elaborazione sul cloud, per ottenere maggiore flessibilità e accessibilità.
Nvidia aveva introdotto inizialmente il proprio servizio cloud chiamato Nvidia GeForce Now, che consente agli utenti di giocare a giochi ad alta grafica su dispositivi che altrimenti non sarebbero in grado di eseguirli. Ha poi introdotto il servizio Nvidia GRID, che offre soluzioni di elaborazione basate sul cloud per aziende e organizzazioni. Questo grazie al proprio processore grafico virtualizzato (vGPU, Virtual GPU), che consente alle aziende di utilizzare la potenza di elaborazione grafica di Nvidia senza dover investire in hardware costosi e senza dover gestire infrastrutture in loco.
Il direttore esecutivo ha inoltre affermato che i nuovi servizi dell’azienda, tra cui la possibilità di accesso ai computer avanzati per allenare modelli di intelligenza artificiale nonché quella di utilizzare i suoi modelli pre-qualificati, le permetteranno di aprirsi a questo nuovo business che si aggiungerà a quello esistente basato sulla vendita di chip.
Il nuovo modello di business di Nvidia punta a realizzare in futuro accordi importanti con le organizzazioni, in quanto potrà aiutare i governi a risolvere problemi critici. Nvidia ha già collaborato con il governo del Regno Unito per sviluppare una piattaforma di intelligenza artificiale chiamata “Cambridge-1“, che consente di elaborare grandi quantità di dati per accelerare la ricerca scientifica in vari campi, tra cui la biologia, la chimica, la fisica e l’ingegneria.
Un nuovo recente accordo tra Nvidia e Microsoft
Sia Microsoft che Nvidia sono attivi nell’industria dei videogiochi e collaborano con diversi sviluppatori per offrire soluzioni avanzate di grafica e di elaborazione parallela. Tra le due è stato raggiunto un accordo della durata di 10 anni per portare Call of Duty e altri giochi di Activision sulla piattaforma gaming di Nvidia.
Tutto ciò ad una condizione: Phil Eisler, vicepresidente di Nvidia GeForce Now, ha dichiarato che Call of Duty sarà disponibile sui servizi Nvidia solo se Microsoft completerà l’acquisizione di Activision. Gli altri videogiochi di Microsoft saranno invece disponibili nell’immediato.
Eisler ha inoltre affermato che Nvidia non pagherà Microsoft per l’accesso ai suoi titoli, ma i suoi 25 milioni di clienti pagheranno Nvidia per l’accesso alla piattaforma di cloud gaming e Microsoft per i suoi videogiochi. Questo tipo di accordo era già stato firmato in passato da Nvidia con l’azienda di Epic Games, produttrice di Fortnite.
Le autorità europee si dichiarano però allarmate dalla trattativa poiché preoccupate che si possa configurare una concorrenza sleale; anche la stessa U.S. Federal Trade Commission ha richiesto l’annullamento dell’accordo.