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Olimpiadi, Parigi 2024 punta ad essere l’edizione più green di sempre

Le Olimpiadi di Parigi puntano ad essere l’evento più green di sempre. Ma sono molti i dubbi che lo possano essere davvero.

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Quanto saranno green le Olimpiadi di Parigi 2024? Grazie alle medaglie in ferro realizzate recuperando gli scarti della ristrutturazione della Torre Eiffel e ai sedili di plastica riciclata, la capitale francese ha tentato di realizzare la rassegna sportiva più ecologica di sempre.

Attraverso le Olimpiadi parigine si cerca di lanciare un messaggio ecologista ben chiaro. Il quale parte da un allarme lanciato dagli scienziati: il calore intenso provocato dalle emissioni di carbonio prodotte dall’uomo costituiscono un rischio per gli sportivi che partecipano al più importante evento sportivo del mondo.

La promessa di Parigi 2024 è quella di ridurre le emissioni di carbonio ad almeno la metà di quelle che sono state prodotte nel corso delle Olimpiadi di Londra e di  Rio de Janeiro.

Ma quali sono stati gli sforzi effettuati questa volta per riuscire a centrare gli obiettivi che si sono fissati gli organizzatori? Scopriamolo insieme.

Olimpiadi 2024, le costruzioni

Alcuni stadi che hanno caratterizzato le Olimpiadi, come l’Olympic Aquatic Centre di Rio, rimasti inutilizzati dopo la manifestazione, sono un simbolo della stravaganza dei giochi estivi. A Parigi si è cercato di ridurre al minimo le nuove costruzioni.

Nella maggior parte dei casi si è cercato di utilizzare degli spazi già esistenti o temporanei. Molte volte sono stati utilizzati come sfondo i monumenti della città. 

Secondo gli organizzatori, la sostituzione del cemento con dei materiali edili a basse emissioni di carbonio – nel quale rientra il legno proveniente da fonti sostenibili – permette di ridurre le emissioni del Villaggio Olimpico del 30% rispetto a quelle che, almeno secondo le previsioni degli stessi organizzatori, sarebbero state prodotte dai progetti convenzionali. Ma non sono stati forniti ulteriori dettagli.

Il 73% delle 467.000 tonnellate di emissioni di carbonio generati dalle Olimpiadi, nel periodo compreso tra il 2018 ed il 2023, sono state prodotte dalle infrastrutture permanenti.

Sono stati realizzati, inoltre, 11.000 posti a sedere – nelle uniche due arene costruite a Parigi – con della plastica riciclata.

I mezzi di trasporto e l’energia rinnovabile

Durante le Olimpiadi una delle maggiori fonti di emissione, oltre alle attività connesse alle costruzioni, sono i trasporti.

Gli organizzatori promettono di far uso di veicoli a basse emissioni di carbonio, che verranno impiegati per trasportare gli atleti e gli ospiti ufficiali. Tutte le sedi, inoltre, saranno accessibili in bicicletta, a piedi o con i mezzi pubblici.

Ad ogni modo Parigi 2024 non starebbe affrontando il problema delle emissioni generate dagli spettatori, che si recheranno alle Olimpiadi. Queste rappresentano il 28% dei 3,3 milioni di tonnellate di carbonio emesse dai Giochi di Londra 2012.

Nel corso delle Olimpiadi di Parigi verranno utilizzate, nelle varie sedi che ospitano le gare, delle fonti di energia rinnovabili tramite le normali infrastrututre elettriche, anziché i generatori alimentati a gasolio spesso impiegati negli impianti sportivi. Sono stati installati circa 5.000 metri quadrati di pannelli solari sul tetto del Centro Acquatico e del Villaggio Olimpico, mentre sulla Senna è stato allestito un parco solare galleggiante di 400 metri quadrati.

Nel frattempo, il Villaggio Olimpico è dotato di un sistema di raffreddamento che sfrutta l’acqua del sottosuolo anziché l’aria condizionata.

EDF ha promesso di collegare gli impianti utilizzati nel corso delle gare a sei siti di produzione eolica e due solari in Francia, in modo da garantire l’uso di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili.

Per compensare alcune delle emissioni che non vengono evitate, in particolare i viaggi aerei degli spettatori, Parigi 2024 ha acquistato 1,3 milioni di crediti di carbonio. Ogni credito rappresenta una tonnellata di emissioni ridotte o rimosse altrove e provengono da progetti di protezione delle foreste ricche di biodiversità in Kenya e Guatemala e di miglioramento dell’accesso alla cucina pulita in Kenya, Nigeria e Repubblica Democratica del Congo.

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