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ONU: crisi del riso indiano può causare guerre e ribellioni
Venerdì si è aperto il summit annuale dell’ONU, a cui stanno prendendo parte i leader di oltre 130 nazioni del mondo. Il Segretario delle Nazioni Unite, Antionio Guterres, ha aperto le danze parlando del tema che più affligge i paesi africani in questo momento: la crisi alimentare. Si tratta di un problema grave, dato dal fatto che due forze di mercato stanno agendo in questo momento. La prima è la sospensione dell’accordo russo-ucraino sul grano, con la Russia che non tutela più il passaggio delle navi commerciali verso il porto di Odessa. Con milioni di tonnellate di cereali che non vengono più esportate dall’Ucraina, i prezzi del grano e dell’orzo -soprattutto in Europa e in Africa- sono aumentati rapidamente.
Di fronte a questa situazione si guarda al riso, cereale che in parte potrebbe aiutare a compensare le mancate esportazioni di grano. Anche in questo caso, però, c’è un problema: a fine luglio, l’India ha deciso di sospendere le esportazioni di riso per stabilizzare il mercato nazionale. La decisione indiana, già criticata più volte dalle Nazioni Unite, ha ulteriormente aggravato la situazione. Il prezzo del riso a livello internazionale è aumentato al massimo degli ultimi 15 anni, mettendo a rischio di patire la fame milioni di persone intorno al mondo. L’ONU prova a dare un numero: 100 milioni. Questo sarebbe il numero di persone esposte al rischio di patire la fame, dall’effetto combinato della mancanza di export dall’Ucraina e dall’India.
Rischio di ribellioni e proteste
Alvaro Lario è alla guida del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo, un fondo che fa capo alle Nazioni Unite e che si occupa di finanziare progetti agricoli nelle nazioni emergenti. Lario ha commentato la situazione dicendo che il rischio, oltre alla fame, è quello di ribellioni e proteste. Sottolinea il fatto che le tensioni geopolitiche di questo particolare momento storico rendano particolarmente possibili problemi di questo genere, ricordando che pochi giorni fa il conflitto azero-armeno è arrivato a diventare una guerra su larga scala. Ci sono già diversi focolai di tensione in Africa, il continente che più di tutti sta soffrendo la situazione dei prezzi in aumento delle materie prime africole.
La situazione ricorda da vicino quella del 2008, quando l’India e il Vietnam decisero -più o meno in contemporanea- di sospendere l’export di riso. L’India da sola vale il 40% dell’export mondiale di questa risorsa e pesa come un macigno sui prezzi della commodity intorno al mondo. In quell’occasione, decine di milioni di persone si ritrovarono improvvisamente a non riuscire più a mettere insieme pranzo e cena per via dei gravi rincari delle materie prime. William Ruto, Presidente del Kenya, ha rimarcato questi aspetti proprio in occasione della prima giornata del nuovo summit delle nazioni unite: ha raccontato di come i prezzi in rialzo di cibo, petrolio e fertilizzanti stiano mettendo in ginocchio le nazioni meno abbienti del mondo.
Guterres si appella di nuovo all’accordo sul Mar Nero
Fin da quando il Black Sea Grain Deal è stato sospeso, il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha chiesto a gran voce il ritorno ai negoziati. Durante l’Assemblea Generale di venerdì ha dichiarato apertamente che il mondo ha un grave bisogno dei cereali e dei fertilizzanti prodotti da Russia e Ucraina, in modo da poter garantire la stabilità delle forniture di cibo anche alle nazioni povere. Sembra però che questo summit non sia destinato a cambiare granché: solo Joe Biden era presente, tra i cinque presidenti delle nazioni che fanno parte del consiglio di sicurezza dell’ONU.
Il Presidente del Malawi ha sottolineato l’assenza degli altri quattro leader dicendo che queste assenze non sono il modo con cui si costruiscono solidarietà, leadership e responsabilità. Ha additato USA, Cina e Russia come nazioni che competono per il favore delle Nazioni Unite, ma che si dimostrano molto poco attente ai reali bisogni delle nazioni emergenti. Ma gli Stati Uniti non ci stanno: Antony Blinken, Segretario di Stato, ha voluto mettere l’accento sulle responsabilità russe. Lo ha fatto in modo eclatante al consiglio di sicurezza dell’ONU, dichiarando che i profitti di Mosca sono proporzionali alla fame dei paesi poveri. Continua dunque il clima di forte tensione a livello internazionale, con una sola grande certezza: le materie prime agricole sono care, e questi rincari mettono a rischio la capacità di sopravvivenza di milioni di persone.