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OPEC al COP 28 per evento di propaganda al petrolio

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Diventa ancora più ambigua la situazione già molto criticata del COP 28, la conferenza climatica organizzata a Dubai dalle Nazioni Unite. Dopo lo scandalo dovuto alla lettera che il Presidente dell’OPEC ha inviato ai paesi membri, chiedendo che bloccassero qualsiasi iniziativa -anche minima- legata alla riduzione dell’uso dei combustibili fossili, ora l’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio va oltre. L’OPEC ha organizzato un proprio padiglione all’evento, dove sta svolgendo delle operazioni di propaganda per spiegare ai giovani l’importanza dei combustibili fossili. Oggi in particolare si è tenuto l’evento OPEC and the youth, che ha proprio messo al centro la sedicente “attenzione” dei paesi OPEC verso la gioventù di oggi.

L’evento è stato un fiasco, con appena 12 persone che hanno partecipato. Tra questi anche degli attivisti contro l’utilizzo dei combustibili fossili, che hanno essenzialmente preso parte all’evento con l’obiettivo di sabotarlo. Il messaggio che l’OPEC ha provato a far passare è che la crescita della popolazione mondiale sta aumentando rapidamente, per cui il mondo ha bisogno di combustibili fossili per arrivare a colmare il gap tra l’energia attualmente a disposizione e quella che sarà necessario avere a disposizione nei prossimi decenni. È persino stato fatto l’esempio di un’ambulanza: ai partecipanti è stato chiesto se, nel caso di un’emergenza medica, darebbero peso al fatto che l’ambulanza sia alimentata a benzina o da una batteria elettrica.

Gli attivisti arrivano dove non è arrivata Dubai

Per cercare di convincere i giovani presenti della “bontà” dei combustibili fossili, il padiglione presentava oggetti comuni come palline da baseball e la miniatura di uno scuolabus. Gli organizzatori hanno spiegato così che il petrolio è presente in tante cose della vita quotidiana, non soltanto nella benzina o nel cherosene. L’evento è stato però interrotto bruscamente dall’intervento di un gruppo di attivisti climatici. Questi hanno iniziato a intonare dei cori dentro al padiglione, cantando a favore dell’eliminazione dei combustibili fossili.

Anche se l’evento ha avuto scarso successo, sembra paradossale che dei comuni attivisti abbiano bloccato un evento che secondo molti doveva essere bloccato direttamente dagli organizzatori. Il COP 28 doveva essere l’evento più importante dell’anno dove discutere della fine della dipendenza mondiale da petrolio e gas naturale: si sta trasformando nel contrario. Nel frattempo un altro giorno è passato senza alcun progresso sulla bozza d’impegno che i membri delle Nazioni Unite vorrebbero arrivare a firmare entro la fine dell’evento. Europa, USA e decine di altre nazioni del mondo continuano a chiedere che nell’accordo venga anche stabilito un impegno concreto per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili. I paesi OPEC, però, non vogliono nemmeno sentirne parlare.

Baku favorita per ospitare il COP 29

Molto probabilmente le critiche legate a queste conferenze delle Nazioni Unite sono appena iniziate. Dopo la scelta di Dubai, che ha fatto discutere tantissimo negli ultimi 12 mesi, ora emerge Baku come grande favorita per il COP 29. L’Azerbaijan è un altro dei principali produttori di petrolio e gas naturale al mondo, con un’economia quasi interamente basata sui combustibili fossili. Ci si prospetta che i conflitti d’interesse rimangano esattamente gli stessi che si sono verificati a Dubai, o quantomeno questa è la preoccupazione di molti gruppi a favore dell’ambiente che hanno commentato le recenti indiscrezioni.

La nazione che deve ospitare il summit viene scelta di volta in volta in base a un sistema di aree. Questo era l’anno in cui sarebbe toccato al Medio Oriente scegliere la sede, mentre il prossimo anno si dovrebbe tenere nell’Est Europa. L’Azerbaijan sembra aver già ottenuto ampio sostegno dalle altre nazioni della regione, essenzialmente ponendosi come unico candidato concreto a ospitare la conferenza del 2024. La decisione è anche forzata dal fatto che la Russia abbia imposto il veto su qualsiasi candidatura proveniente da una nazione dell’Unione Europea.

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