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Oro ai massimi del mese grazie ad attese sui tassi della Fed

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Il prezzo dell’oro sale a 2.048$ per oncia, grazie alle attese sulle decisioni della Federal Reserve. Gli ultimi dati sull’inflazione negli Stati Uniti sono stati in linea con le attese, indicando che effettivamente la banca centrale statunitense potrebbe continuare a muoversi nella direzione di un taglio ai tassi. Solitamente la prospettiva di un taglio ai tassi d’interesse è positiva per i beni rifugio, dal momento che abbassano i rendimenti delle obbligazioni. Quando le obbligazioni rendono meno, il costo opportunità di detenere oro anziché bond diminuisce; più capitali fluiscono verso i metalli preziosi e il loro prezzo aumenta di conseguenza.

Inoltre pesa il fatto che la situazione geopolitica si stia facendo più complicata. Gli Houthis hanno rinnovato stamattina la loro decisione di continuare con gli attacchi alle navi cargo che attraversano il mar Rosso, e la Cina ha spostato una grande quantità di navi della sua Guardia Costiera verso Taiwan. Ma i timori principali arrivano dal fronte ucraino, dopo che il Presidente francese Emmanuel Macron ha lasciato la porta aperta a un possibile arrivo delle truppe NATO nella parte occidentale dell’Ucraina. Come sempre, un clima di tensioni e incertezze tende a spingere gli investitori più verso l’oro e i beni rifugio.

Il mercato si dimostra ancora molto sensibile a ogni aggiustamento delle previsioni sui tassi

Il rally dopo i dati sull’inflazione

Il dato più importante in arrivo dal calendario economico oggi riguardava l’indice PCE (personal consumption expenditure) negli Stati Uniti. Si tratta di un indice diverso dal classico PCI, comunemente utilizzato come riferimento per il tasso d’inflazione. Escludendo il prezzo dei generi alimentari e dei combustibili, tende ad avere un andamento più stabile e a essere meno influenzato dalla stagionalità; nel corso degli ultimi tre anni la Fed ha fatto molto affidamento a questa rilevazione per stabilire le sue decisioni di politica monetaria, anche se non mancano gli scettici. Cibo e benzina sono due delle spese più comuni, infatti, e due di quelle che hanno maggiormente contribuito al caro vita del post-pandemia.

In ogni caso, la rilevazione di oggi mostra un tasso PCE del 2,8%. Si tratta del dato più basso da marzo del 2021, indicando che effettivamente la pressione sui prezzi negli Stati Uniti ha cominciato a scendere in modo significativo. Questo aumenta la speculazione su un possibile taglio dei tassi della Federal Reserve, anche se negli ultimi giorni il mercato dei bond ha iniziato a indicare che gli investitori stanno perdendo fiducia riguardo alla possibilità che tale taglio possa arrivare già nella prima parte dell’anno. Il mercato dell’oro invece suggerisce che, dopo i dati di oggi, questa fiducia sia stata parzialmente ritrovata.

Il picco dopo la pubblicazione dei dati americani risulta piuttosto evidente

Pesa anche l’incertezza geopolitica

Le ultime 24 ore sono state piuttosto intense sul fronte geopolitico. Come sempre la geopolitica è una variabile importante per il mercato dell’oro, con l’incertezza che tende a essere un fattore bullish per i metalli preziosi. Gli Houthis, il gruppo ribelle dello Yemen che minaccia il traffico delle navi nel mar Rosso da oltre due mesi, ha promesso nuovi attacchi. Nel frattempo il mondo si ritrova a parlare delle dichiarazioni di Macron, secondo il quale non è da escludere che la NATO decida di schierare truppe di terra nella parte occidentale dell’Ucraina. Anche se il premier tedesco e quello polacco hanno immediatamente replicato che escludono questa possibilità, la recente rottura delle linee ucraine ha portato a un forte fermento in Occidente per coordinare una risposta.

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