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Oro, tensioni in Medio Oriente fanno lievitare le quotazioni
Dopo un avvio poco entusiasmante del 2024, il prezzo dell’oro ha chiuso la giornata di contrattazioni di venerdì molto vicino al suo picco settimanale. Il bene rifugio per eccellenza ha beneficiato di due fattori positivi: l’aumento delle tensioni in Medio Oriente, con gli Houthis che continuano a causare problemi al traffico nel canale di Suez, e un dato inferiore alle attese sul tasso di inflazione percepito dai produttori negli Stati Uniti. Come sempre gli investitori tendono a comprare oro se la situazione geopolitica si intrica, ed è proprio quello che sta succedendo in questo momento: non solo per via degli attacchi Houthis, ma anche con l’intensificarsi degli attacchi israeliani nella striscia di Gaza.
Nel frattempo gli investitori continuano anche a speculare sulla possibilità che la Fed decida di tagliare i tassi di interesse già nella riunione di marzo; con il rendimento delle obbligazioni che scende giorno dopo giorno, il costo opportunità di investire sull’oro sta diminuendo. Se la possibilità di un taglio anticipato ai tassi sembrava sfumata dopo i dati sull’inflazione di ieri, riferita ai rincari percepiti dai consumatori, i dati di oggi sull’inflazione percepita dai produttori statunitensi hanno riportato in auge le previsioni di una Fed più dolce nei prossimi mesi.
Cala l’inflazione dei produttori negli Stati Uniti
Oggi è stato il giorno della pubblicazione dei dati sul PPI, il Producers Price Index. Questo dato misura l’aumento del costo dei fattori produttivi a livello industriale negli Stati Uniti, e tende ad anticipare i dati sul tasso di inflazione percepito poi dai consumatori. Gli analisti si aspettavano che dicembre avrebbe visto un aumento dello 0,1% su base mensile, mentre il dato effettivo è stato del -0,1% mensile e del 1,0% su base annua. Questo risultato dimostra che la pressione sui prezzi negli Stati Uniti sta effettivamente continuando a scendere a un ritmo significativo, anche a discapito delle rilevazioni pubblicate ieri.
Un tasso di inflazione in calo indica tassi di interesse della Fed, possibilmente, altrettanto in calo. In questo momento molti investitori preferiscono possedere bond piuttosto che oro, dal momento che il rendimento dei Treasuries rimane al 4,0% per i bond in scadenza a due anni. Ora che i mercati si aspettano un calo del rendimento delle obbligazioni, il prezzo dell’oro ne beneficia: ogni punto di rendimento in meno per i bond è un motivo in più per spostare denaro dalle obbligazioni ai metalli preziosi. Attualmente i mercati stanno prezzando una probabilità dell’80% che la Federal Reserve decida di tagliare i tassi di interesse già a marzo.
Contribuiscono le tensioni in Medio Oriente
La situazione in Medio Oriente sta continuando ad aggravarsi, altro fattore molto rilevante nello spingere i mercati verso i beni rifugio. Oggi l’Iran ha condannato i raid aerei che le nazioni Occidentali stanno conducendo in Yemen contro il gruppo di ribelli Houthis. Nel frattempo, gli stessi Houthis hanno promesso di “far pagare caro” al Regno Unito e agli Stati Uniti le loro azioni militari. Le potenze Occidentali stanno cercando di far tornare alla normalità il traffico di navi nel mar Rosso, essenziale per le spedizioni che passano attraverso il canale di Suez e per i loro equipaggi.
Nel frattempo, un gruppo armato iraniano ha sequestrato una nave petroliera diretta verso la Turchia e battente la bandiera delle Isole Marshall. I media iraniani hanno riportato che la proprietà della nave sarebbe americana, anche se in realtà è greca. La marina navale iraniana ha rivendicato la responsabilità di questo attacco, dichiarando che si tratterebbe di un “occhio per occhio” per il carico di petrolio iraniano sequestrato alcuni mesi fa dagli Stati Uniti all’Iran, accusato di violare le sanzioni sul trasporto di petrolio iraniano imposte dagli USA stessi. Ora la Casa Bianca chiede il rilascio immediato degli ostaggi e della nave, ma l’Iran non sembra voler sentire ragioni.