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Pakistan: la crisi politica aggrava quella economica
Secondo quanto è stato riportato venerdì 12 maggio dalla CNN, il noto canale di notizie multinazionale, la crisi politica che ha investito il Pakistan da quando l’ex primo ministro Imran Khan è stato arrestato all’inizio di questa settimana complicherà gli sforzi per ottenere un sostegno finanziario dal Fondo Monetario Internazionale (International Monetary Fund, IMF), un’importante agenzia finanziaria delle Nazioni Unite composta da 190 Paesi. Ciò potrebbe aggravare la crisi economica del Paese.
In dubbio l’aiuto finanziario del Fondo Monetario Internazionale
Nell’ultimo anno in Pakistan la crescita economica si è fermata e l’inflazione è salita. Con la rupia pakistana in forte deprezzamento e le riserve di valuta estera in diminuzione, il Paese del Sud-Est asiatico ha faticato ad importare prodotti essenziali come il cibo, portando a mortali resse nei centri di distribuzione. Da mesi si teme che il Pakistan possa andare in default sul suo debito.
Ora, con le proteste nazionali e gli scontri violenti che stanno attualmente invadendo il Paese a seguito dell’arresto di Khan per corruzione, la capacità del Pakistan di ottenere l’aiuto finanziario tanto necessario è stata ulteriormente messa in dubbio. Khan è stato rilasciato su cauzione venerdì, ma ha dichiarato a CNN di aspettarsi un nuovo arresto.
Secondo gli esperti, il governo può probabilmente cavarsela a breve termine, grazie alla pazienza dei creditori stranieri come la Cina, ma il rischio di default aumenterà se un accordo con il FMI non verrà raggiunto presto.
Un portavoce del Fondo Monetario Internazionale, che ha avviato colloqui con il governo pakistano per riavviare un programma di assistenza da 6,5 miliardi di dollari, ha dichiarato giovedì che i negoziatori sono fortemente impegnati con le autorità del Pakistan, che sta affrontando una situazione molto difficile.
Tuttavia, gli investitori sono scettici sulla possibilità che il Paese dell’Asia meridionale e l’FMI possano raggiungere un accordo per sbloccare i fondi tanto necessari, con l’ambiente politico volatile che aggiunge incertezza in vista delle elezioni autunnali.
La già grave crisi economica del Paese dell’Asia meridionale
In Pakistan, la crisi economica si sta aggravando con la situazione politica turbolenta, con la crescita del PIL che è rallentata e con la mancanza di valuta estera che sta ostacolando le importazioni. La scarsità di cibo sta contribuendo all’aumento dei prezzi, che ha portato l’inflazione a una percentuale del 36,4% lo scorso aprile. Le riserve di valuta estera presso la banca centrale, la State Bank of Pakistan (SBP), di circa 4,4 miliardi di dollari sono sufficienti a coprire circa un mese di importazioni.
Secondo quanto ha dichiarato il mese scorso la Banca Mondiale (World Bank), l’organizzazione finanziaria globale che fornisce prestiti e sovvenzioni ai governi dei Paesi a basso e medio reddito al fine di supportare progetti di sviluppo economico, la situazione economica critica del Pakistan potrebbe invertire i progressi contro la povertà raggiunti negli ultimi due decenni e ridurre ulteriormente i redditi delle famiglie già povere.
La nota agenzia di rating Moody’s ha declassato il rating di credito del Paese a causa delle riserve di valuta estera insufficienti per coprire le esigenze di importazione e gli obblighi di debito esterno a breve e medio termine. Le proteste potrebbero peggiorare la situazione economica già fragile e le autorità hanno bloccato i servizi internet mobili per placare il caos.
Il Paese ha bisogno di una grossa quantità di finanziamenti per affrontare la crisi economica; Moody’s stima che le esigenze di finanziamento esterne del Pakistan per l’anno fiscale 2024 siano tra i 35 e i 36 miliardi di dollari. Con una percentuale così alta della quota di entrate destinata ai pagamenti degli interessi del debito, la capacità del governo di servire il proprio debito e soddisfare le esigenze sociali della popolazione rischia di essere limitata.