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Panico nel mercato del latte USA: vacche positive all’aviaria, riscontrato un caso negli umani

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Il mercato statunitense della carne e del latte è stato scosso da una notizia tanto recente quanto potenzialmente grave: in Texas è stato identificato un caso di influenza aviaria in una persona umana, che secondo il primo report delle autorità locali potrebbe essere stato trasmesso dalle vacche da latte. La persona riporta esclusivamente un sintomo, cioè una forte infiammazione agli occhi, ma ha segnato un forte campanello d’allarme per il settore. Appena una settimana fa, dei test a campione sui capi di bestiame avevano rivelato la presenza di questo virus. Ora sarà necessario effettuare degli accertamenti più approfonditi per capire quanti animali siano stati infettati e quante persone siano a rischio.

Questo è appena il secondo caso del ramo H5N1 che si sia mai constatato negli Stati Uniti. Malgrado l’influenza aviaria sia tipica del pollame, può essere trasmessa anche ad altri animali. Specialmente nel caso in cui si tratti di animali che fanno parte della supply chain alimentare, il rischio è quello che il virus possa trasmettersi attraverso l’animale-vettore fino al consumatore finale. Fortunatamente, al momento non sembra che ci siano dei riscontri di un potenziale passaggio da persona a persona: questo rimane il timore principale della comunità scientifica.

Il Texas produce oltre 1,5 miliardi di litri di latte all’anno

L’influenza aviaria torna a preoccupare gli USA

Il virus H5N1 è noto da decenni come uno dei principali veicoli di trasmissione dell’influenza aviaria, ma in rari casi può arrivare a contagiare anche altri animali. Da qui il problema diventa la trasmissione tra un capo di bestiame e l’altro; a meno che non si mangi carne cruda o non si beva latte pastorizzato, teoricamente il consumatore finale della carne dovrebbe essere al riparo da un contagio diretto dagli animali. Allo stesso tempo, i report in arrivo da Kansas e Texas evidenziano che il virus si starebbe già spargendo nella popolazione bovina dei due Stati. La persona contagiata in Texas è molto probabilmente stata contagiata non da un derivato alimentare, ma dal contatto diretto con gli animali.

Il rischio è che il contagio possa passare dagli animali alle persone che lavorano negli allevamenti; da qui potrebbero poi nascere i casi di contagio tra persona e persona, facendo nascere un focolaio di epidemia. La USDA, l’agenzia americana per il controllo delle malattie, ha fatto sapere che al momento il latte prodotto dagli allevamenti del Texas e del Kansas rimane sicuro per il consumatore finale. Al tempo stesso si rischia che per contenere il contagio con gli umani sia necessario abbattere i capi contagiati dal virus, con danni enormi per la filiera produttiva del latte e di tutti i prodotti lattiero-caseari.

Per il momento le istituzioni stanno lavorando sul tranquillizzare la popolazione

Secondo duro colpo per l’industria texana

L’industria texana dell’allevamento si ritrova in una pessima situazione dopo aver appena superato i roghi storici del mese scorso, che hanno portato alla morte di migliaia di capi di bestiame -si stimano circa 7.000 unità-. Gli esperti ritengono sempre di più che l’economia della filiera lattiero-casearia texana sia un declino, con gli Stati Uniti che hanno perso il primato di principali produttori ormai da tempo. Lo scorso anno, la produzione di carne americana è arrivata ai minimi dal 1962. Se ora dovesse ulteriormente essere necessario tagliare il numero di capi per abbattere quelli contagiati dall’influenza aviaria, anche senza considerare gli impatti sulla reputazione presso il consumatore finale, i danni potrebbero arrivare a valere miliardi di dollari lungo la filiera. Solo in Texas, le 625.000 vacche da latte distribuite sul territorio generano ogni anno un PIL vicino ai $50 miliardi; secondo i numeri disponibili fino a questo momento oltre il 90% dei capi sarebbe sano, ma è difficile dire quanto velocemente si stia espandendo il contagio.

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